Proprio in queste ore dovrebbe concludersi uno dei tormentoni di mercato più intricati degli ultimi anni: il caso Schick. Tormentone che ha intrecciato i destini di due squadre rivali come Inter e Juventus con quelli di uno dei prospetti più interessanti emersi nell'ultimo campionato. La vicenda è arcinota: il giocatore era stato acquistato prima dalla Juventus, sfruttando i buoni auspici del compatriota Nedved e la prospettiva della vetrina Champions, poi al maturare di problemi di natura cardiaca era stato scaricato. Sabatini come un falco si è catapultato sull'affare, che a quanto pare starebbe per andare in porto. Sul comportamento della Juventus sono stati scritti fiumi di inchiostro e consumate tastiere: la tesi più accreditata è che dopo aver concluso Bernardeschi a 40 milioni più bonus, spenderne altri 30 per un giocatore forse "fallato" sia sembrato eccessivo. E forse non hanno avuto torto dal loro punto di vista.

Mi permetto solo di osservare due cose sul compartamento di Marotta & co.

1) Sono andati a prelevare Schick nella pausa tra due partite dell'Europeo. Visite mediche mediatiche, con telecamere ovunque. Per il giovane attaccante occasione di grande stress e perdita di concentrazione. Immagino che la Federazione Ceca avesse autorizzato il tutto, ma il danno successivo per la squadra è stato evidente. Immaginiamo le polemiche se fosse successa la stessa cosa per Bernardeschi mentre era impegnato nella stessa competizione.

2) Una complicazione cardiaca (aritmia) come quella di Schick era evidente fin da subito. Possibile che nessuno lo abbia comunicato alla squadra ceca? Non si è messa a rischio l'incolumità del ragazzo?

Tuttavia in questo articolo non intendo valutare il comportamento juventino, bensì valutare la possibile convivenza si Schick con il perno dell'attacco nerazzurro: Mauro Icardi. In questi anni il giovane Maurito ha segnato oltre 70 goal, è diventato capitano e leader (sulla cui autorevolezza è ancora presente più di un dubbio). Ha dimostrato grande professionalità e impegno, e anche nelle fasi più negative i suoi goal è riuscito a farli. L'altra faccia della medaglia ci dice però che è un giocatore che ha spesso accentrato su se stesso l'intero attacco, fagocitando altri compagni di reparto. Ricordiamo il caso Osvaldo, ma lo stesso Palacio è stato molto limitato, per non parlare di Shaqiri, Jovetic, Eder. Tutti attaccanti che potevano fare molto di più ma si sono trovati a pestare i piedi al "puntero" e sono stati limitati o sacrificati.

L'abile Spalletti non ha avuto dubbi nel cucire alla sua Inter l'abito del 4-2-3-1, dove l'uno finale ha un nome e un cognome ben preciso. Pertanto il povero Patick Shick potrebbe apparire come un futuro candidato a una lunga serie di panchine e a sprazzi di gioco per far riposare Icardi. In realtà questo tipo di utilizzo era quello che gli destinava l'ottimo Giampaolo alla Sampdoria, e l'attaccante ceco ha saputo far tesoro degli spazi che gli sono stati lasciati. Non si possono tuttavia spendere oltre 30 milioni per un panchinaro di lusso. E nella testa di Spalletti si sta già facendo largo l'idea di schierarlo dietro la prima punta. Più rifinitore che trequartista. All'occorenza, quando le partite saranno da raddrizzare, potrà giocare seconda punta, in linea con Icardi. Le soluzioni che lo vedono esterno di fascia non sono invece praticabili, in quanto Spalletti predilige giocatori con ben altre caratteristiche che sappiano fare tutta la fascia. Da ottobre, quando avrà perfettamente recuperato sul piano fisico, difficilmente Schick vedrà la panchina.