Nonostante il miracolo Mancini, ottenuto solo pochi mesi fa e dimenticato all'istante dai tifosi, già da qualche anno si nota un declino da parte della qualità del calcio italiano che poi puntualmente si riflette sugli Azzurri.
Sia chiaro: in Italia non può esistere passione per il calcio senza la Nazionale! Senza di essa, nel giro di due/tre decenni, finirebbe tutto il movimento calcistico. In questo siamo simili ai brasiliani ed i club se lo devono mettere per bene in testa. 

Questo crollo nefasto ha tante motivazioni: dalla scarsa propensione al sacrificio dei giovani che preferiscono giocare virtualmente che realmente, agli osservatori che non hanno "occhio fino", ma sono semplicemente ex calciatori, dagli allenatori delle giovanili che, pur di vincere, puntano sulla massa muscolare dei ragazzini danneggiandone struttura e prospettive, fino alla conseguenza terminale del ritiro dei talenti e degli infortunati. Per non parlare del fatto che, secondo un mio punto di vista opinabilissimo, da quando la Juventus è stata spedita in B (2006), si è ridotto il numero dei (veri) campioni stranieri che hanno scelto la Serie A (ed i campioni insegnano calcio e professionalità anche solo ad allenarcisi insieme)!
Un doppio binario di intervento su cui continuo a insistere, che non è in contrasto con la sentenza Bosman e che non penalizzerebbe le capacità imprenditoriali dei club è sintetizzabile in questi due punti:

1) Investire per creare in ogni paesino e/o periferia almeno un campetto in erba (anche molto spartano, due porte, un po' di terreno giocabile e pianeggiante). Non è possibile che per dare due calci al pallone si debbano pagare dei soldi per ritrovarsi su un campo sintetico. L'Italia solo in questo modo tornerebbe ad avere tra i suoi "figli" un contenuto maggiore di fantasia. Le scuole calcio sono utilissime per i fondamentali ma, se restiamo fossilizzati su quelle, avremo solo montagne di "impiegati" del calcio e nessun genio.

2) Esclusivamente per il campionato (non per le coppe internazionali o nazionali), ogni squadra, nei primi 60 minuti di gioco, deve avere in campo almeno 5 italiani, pena la sconfitta per 3 a 0 a tavolino. Scoccato il 60° questo limite cessa, ed il "quarto uomo", che almeno ottiene una funzione(...), comunica agli allenatori che possono fare entrare chi vogliono.

La scelta del 60° sta nel fatto che è una fase della partita in cui i Mister fanno le sostituzioni. Inoltre se si scegliesse un minuto troppo a ridosso della fine del rientro dagli spogliatoi si genererebbe nel tifoso l'idea che il primo tempo è meno importante del secondo (e le società sarebbero anche meno propense a cambiare paradigma), mentre scegliendo una tempistica più tardiva si rischierebbe di spezzare il ritmo della contesa nelle fasi più concitate.
A voi i commenti!

Arturo