Sin da bambino ho sentito gli esponenti del popolino parlare male della loro controparte, i cosiddetti potenti, ovvero degli uomini al comando, fossero essi politici, industriali o quant'altro. Nella sostanza, sentivo il popolino qualificare i potenti come gente (anzi gentaglia) che vivrebbe esclusivamente per fare soldi, improntando ogni propria azione alla sola idea di arricchirsi, un po' come fanno certi tifosi napoletani, da me ribattezzati col l'appellativo di neomelodici, con quel loro "pappone" che affibbiano a De Laurentiis. Con questo suo modo ingenuo di pensare, il popolino non si rende affatto conto di proiettare il proprio ragionare al dettaglio su uomini che invece commerciano all'ingrosso.

Fuori dalla metafora mercantile, il popolino confonde quel suo miserabile pensare al proprio tornaconto con quella capacità di vedere le cose nel loro insieme, dall'alto, prerogativa esclusiva dell'uomo che detiene il potere. Se i potenti, per paradosso, agissero solo per il nudo danaro non conseguirebbero né questo né il potere stesso; apparterrebbero in realtà essi stessi al popolino; non si sarebbero dunque mossi di un sol passo da dove si volevano spostare. E non è un caso che spesso il popolino arrivi, portando ai limiti quella confusione, a qualificare come uomini potenti alcuni individui che già si dovrebbe far fatica a definire semplicemente uomini. Alludo a quegli speculatori che gironzolano tra industrie, banche e borse al solo scopo di far aumentare di volume le loro banconote, senza alcuna idea di programmazione economica, politica e sociale. Per non parlare di quel tremendo rispetto che, sempre nel popolino, viene suscitato dai boss della mafia. Nella realtà, e non nelle confuse astrattezze del popolino, per quanto ciò possa apparirgli un controsenso, ai veri potenti interessa, per una loro intrinseca natura, l'organizzazione del vivere. Eppure, per prendere coscienza di ciò, il popolino ha davanti a sé un esempio lampante che gli viene fornito dal mondo animale, a cui pure appartiene. In ogni specie di animali, infatti, si palesano dei capi a cui la natura demanda il compito di tenere uniti e organizzati i gruppi di cui fanno parte; e non si può certo dire che lo facciano per danaro, che in natura neanche esiste! Ecco dunque che se uno qualunque del popolino, tanto impegnato quotidianamente ad insultare De Laurentiis con l'appellativo di "pappone", perché a suo dire starebbe al comando del Napoli col solo scopo di lucrare, fosse stato messo a capo della Società, quest'ultima sarebbe sparita nel giro di pochi giorni, come sarebbe sparito lui per primo (all'estero) col bottino in mano. E questo proprio per quell'ingenua idea che il popolino ha del potere e del comando. E allo stesso modo, se il popolino si mettesse a comandare in ogni dove, sparirebbero le varie aziende, le banche, e, alla fine, lo Stato nella sua totalità.

Badate bene che una cosa del genere è effettivamente e drammaticamente accaduta nella storia umana lì dove una sostituzione del genere è stata sperimentata. Sarebbe opportuno, dunque, che il popolino si mettesse in testa, per quanto la cosa possa apparirgli inverosimile, che il cosiddetto potente (a meno che non si tratti di quella maldestra figura di potente che egli sogna di diventare nei suoi sonni ingenui) è un uomo che, per natura, alla stregua di alcuni animali, ha la predisposizione al comando e all'organizzazione; in sostanza al potere seriamente inteso. E questo famigerato potere non è altro che questo: una prosecuzione, nell'uomo, di una necessità organizzativa che egli ha ereditato dalla natura. E questi soggetti privilegiati sono necessari più al popolino che a se medesimi (per quanto il popolino e molti di questi soggetti privilegiati stessi pensino l'opposto) perché senza di loro neanche esisterebbe una società civile, una organizzazione di vita. Ne volete una prova semplice semplice?! Ecco, prendete Berlusconi. Quanti avranno esclamato una frase del tipo: "Chi glielo fa fare, ad 80 anni, con tutti i soldi che ha in banca, di occuparsi ancora di politica invece di godersi la vita nella sua villa in Sardegna e altrove per 12 mesi all'anno?!" Questa domanda del popolino, intrisa di stupore, e la risposta alla stessa sono entrambe racchiuse nel ragionamento fatto da me sopra. L'ingenuità del popolino lo porta a rovesciare il rapporto di causa-effetto che c'è tra potere e danaro, con il desiderio di danaro che implicherebbe il diventare potenti, mentre, in realtà è il desiderio di raggiungere il potere ad implicare l'arricchimento.

Questo stesso ingenuo rovesciamento della realtà delle cose viene proposto dal popolino anche a proposito, ad esempio, dei campioni di calcio. Si sente infatti dire che il calciatore Ronaldo è diventato ricchissimo perché avrebbe sfruttato le sue capacità umane nel gioco con l'obiettivo di guadagnare il più possibile. Non ci si rende conto che è successo proprio l'inverso: la volontà dell'uomo Ronaldo di raggiungere la gloria, di entrare nella storia, gli ha permesso, attraverso tanti sacrifici, persino nella dieta, di ottenere enormi risultati, e solo in conseguenza di ciò molto danaro. Perciò, caro popolino, per quanto possa costarti fatica (e ti capisco, perché pensare, per chi non è abituato a farlo, costa effettivamente fatica) abituati (l'abitudine è molto meno faticosa del pensare) a saper distinguere tra il tuo ingenuo modo di pensare al potere, come effetto del semplice desiderio di arricchirsi, e il potere nel senso profondo del termine, ovvero quella capacità di vedere le cose nel loro insieme, con spirito organizzativo, tipico di chi sa (perché potente lo è dentro e per davvero) cosa significhi esercitare il comando. E, tornando allo specifico del calcio, e allo specifico popolino del tifo napoletano, sappiate distinguere tra un Presidente come De Laurentiis, dotato di spirito e capacità manageriali, da un volgare speculatore che, se fosse stato al comando del Napoli, se ne sarebbe infischiato dei bilanci, della necessità di non far fallire di nuovo il club e di portare la squadra in maniera duratura ai vertici, e sarebbe già scappato via col malloppo, dopo aver, lui si, effettivamente sfruttato la passione dei napoletani per il Calcio Napoli. Ad un volgare speculatore, infatti, non può certo interessare un eventuale fallimento societario, anzi spesso trova conveniente proprio questa circostanza, come espediente giuridico per farla franca dopo essersi fottuto danaro ed anime.
Sappiatelo capire quello che vi ho detto, fatene tesoro!
 
Giuseppe Albano