È da parecchio tempo che volevo iniziare questa serie, mi affascina raccontare i trionfi che sono entrati nella storia di questo club e di quella competizione. In questi episodi non citerò squadre blasonate come il Barcellona, Manchester United, Inter... Preferisco soffermarmi su squadre piccole, che nonostante le poche possibilità, sono riuscite a realizzare i loro sogni di gloria. Squadre che non hanno mai il loro spazio, non vengono nominate e ricordate perché considerate minori, meno importanti. Queste vittorie, per squadre che non sono abituate a vincere, valgono doppio, perché inaspettate. Il bello del calcio è quando il più debole sovrasta il forte, quando la passione e la grinta si impongono su denaro e potere. Signore e signori: Aston Villa 1980/81.

GLI INIZI GLORIOSI E LA GUERRA: È una fresca giornata di primavera e corre l'anno 1900. L’Aston Villa vince la First Division (attuale Premier League). Sono i campioni di Inghilterra per la quinta volta. A Birmingham hanno la pancia piena dopo tutti questi trofei: ormai sono una potenza mondiale. Per tifosi e giocatori vincere è diventata una formalità, ci hanno fatto l'abitudine. I festeggiamenti sono sbrigativi e contenuti. Piano piano però le altre squadre crescono e l'Aston Villa, già abbastanza appagata, inizia a perdere terreno. Rimane una big del calcio inglese, ma non riesce a tornare campione. Finalmente nel 1910, conquista il tanto agognato titolo, trionfando davanti al Liverpool. Questa volta si festeggia alla grande: si rispolvera la Morris dance e nei pub scorrono fiumi di birra. In città c'è un entusiasmo contagiante. Nessuno però pensava che per rivincere il titolo ci avrebbero messo 71 anni. No, non è un errore di grafica. Avete letto benissimo. Vi starete chiedendo: "Ma come ha fatto una squadra che non lasciava neanche le briciole agli avversari, a finire nel baratro in questa maniera?". È possibile: il campionato diventa molto più competitivo e arriva la prima e poi la seconda Guerra Mondiale. Prima i giocatori correvano per superare il difensore in velocità, ora corrono per scappare dalle granate. La guerra ha la capacità di toglierti tutto e questa bestia si portò con sé numerosi membri della rosa senza alcuna pietà. Giocatori ma prima padri di famiglia, fratelli, mariti. Non si giocò a pallone per sette anni. La guerra non fa sconti.

DOPOGUERRA E RETROCESSIONI: Dopo la guerra iniziano gli alti e i bassi dell’Aston Villa. Più bassi che alti a dirla tutta. La squadra tenta di ripartire ma con scarso successo. Mancano uomini e fondi. Negli anni quaranta, il malcapitato Alex Massie, tenta di costruire una squadra di alto livello ma non ci riesce. Per parecchi anni l’Aston Villa naviga nei bassifondi della classifica. Quanto rimpiangono le vittorie in First Division, in FA cup. Nel 1957 finalmente tornano a sollevare un trofeo, la FA Cup. In finale contro un Manchester United guidato da un certo Busby, riescono a imporsi per 2 reti a 1. Vittoria inaspettata e a dir poco clamorosa.  Voi forse penserete che da questo momento questa squadra si rilanciò nel calcio inglese vincendo svariati titoli… Ed è qui che vi sbagliate. Non fa parte del dna di questa squadra. Continue montagne russe. 

LA SVOLTA: Dopo svariate retrocessioni e risalite negli anni a seguire fino al 1973, finalmente, arriva la svolta. La squadra è guidata da Ron Saunders, e in quella stagione riescono a vincere la Second Division… è Promozione. Dopo un paio di anni di assestamento, arriva il primo segnale: In bacheca si aggiunge un trofeo. Nel ’75, infatti, i Villans si impongono sul Norwich con un risultato di 1 a 0. Vittoria di una coppa importante come la coppa di lega, ma che sopratutto sancisce il ritorno del club nelle coppe europee. Bissa il successo in coppa di lega nel ’77, con una vittoria sull’Everton per 3 reti a 2. Avvio più che positivo quello del coach ex Manchester City. Il campionato 1980/81 potrebbe essere l’anno buono per riportare il titolo a Birmingham. La squadra inizia ad aumentare i giri del motore: ora se la possono giocare per il titolo. Ribadisco, non sono i favoriti ma possono essere la sorpresa del campionato.

1980/81 CAMMINO TRIONFALE
SITUAZIONE INIZIALE: Il tecnico si affidava a un 4-4-2 .Il gioco era spumeggiante e offensivo. Era una squadra umile, lavoravano duro in allenamento e non si montavano la testa dopo le partite. Quello che diceva il mister era considerato la Bibbia. Nonostante ciò, a quel campionato parteciparono vere e proprie corazzate, e quindi pensare al titolo, a Birmingham, era utopia. Le grandi favorite erano Ipswich Town, Arsenal e un gradino sotto il Liverpool. L’ipswich, in panchina, poteva contare su Bobby Robson. Uno che ha allenato persino la Nazionale inglese, insomma non l’ultimo arrivato. Inoltre, poteva affidarsi alla classe di Frans Thijsen, e, sul muro difensivo, Terry Butcher. Erano una macchina da guerra e avevano i favori dei pronostici dalla loro parte. L’Ipswich Town però, in Inghilterra, verrà sempre etichettato come eterno secondo: nei momenti difficili la squadra crollava, affondava, come il Titanic. Ed è proprio quello che sarebbe accaduto. Ma procediamo con ordine.

GLI UNDICI DI SAUNDERS: Tra i pali troviamo Jimmy Rimmer, portiere che infondeva sicurezza solo a guardarlo. La sua unica colpa, se vogliamo chiamarla così, era che alle sue spalle aveva un vice nel pieno della carriera, Spink, in quel momento più affidabile di lui. Egli, nel 1983, lo supera definitivamente nelle gerarchie. Il pacchetto arretrato era composto da Allan Evans e Ken McNaught. Centrali ruvidi e spesso scomposti.  I due scozzesi non andavano giù per il sottile, poco ma sicuro. Kenny Swain e Gary Williams erano i due terzini. Gordon Cowans, in cabina di regia, veniva affiancato dal capitano Dennis Mortimer, giocatore che non si fermava mai. L’inserimento era il suo piatto forte. Des Bremner, esterno destro, macinava chilometri sulla fascia; mentre Gary Shaw dava spettacolo nel ruolo di ala sinistra: giocatore talentoso, tecnica sopraffina e tanta qualità. Però era molto fragile: un infortunio al ginocchio avrebbe rovinato la sua carriera. Peccato, perché avrebbe avuto un grande futuro davanti. In avanti c’è la coppia Tony Morley-Peter White. I due si trovano a meraviglia: Morley inventa e White rifinisce. Non a caso sarà il capocannoniere del torneo con 20 reti a referto. Se mi permettete vorrei soffermarmi un attimo su di lui: Peter White. Il ragazzo di Liverpool ha sempre avuto un gran feeling per il gol, in area non perdonava nessuno. Però non era solo un bomber di razza, egli si sacrificava per i compagni, sputava sangue per loro. Questa squadra era un mix di tecnica e forza fisica. La cosa che risaltava di più in campo era la loro fame, arrivavano sempre prima su quel pallone. Questa caratteristica gli portò il titolo Inglese, ma non solo. In poco tempo Saunders aveva amalgamato una squadra impressionante. Purtroppo, però, questo Aston Villa non si vedrà mai più.

GIRONE ANDATA: L’Aston Villa non sbaglia la prima: 1 a 2 in casa del Leeds. Vittoria in rimonta su un campo difficile. Meglio di così non si poteva cominciare. L’Ipswich Town non sta a guardare: secco 1 a 0 in casa del Leicester. Dopo un paio di giornate, in testa, si forma un gruppetto formato dall'Ipswich Town, Aston Villa e le due squadre di Liverpool. Alla quinta giornata, il primo scontro diretto. La squadra cade proprio in casa dell’Ipswich: 1 a 0 il risultato finale. Il morale è a terra, i giocatori sanno di avere deluso le aspettative. In campo si è vista la differenza tra le due compagini: i Tractor Boys hanno dominato la partita, vanno a un ritmo impressionante. I Villans non demordono e continuano a lavorare. Alla dodicesima giornata arriva l’aggancio, e alla quindicesima ecco che arriva il sorpasso: sono primi. Ma ve lo ricordo ancora una volta: l’Aston Villa è una squadra altalenante, riesce a battere squadre come il Barcellona o Real Madrid, ma anche a perdere la testa e non riuscendo più a vincere… ed è proprio quello che accadrà. A novembre, la squadra crolla sia dal punto di vista fisico che da quello psicologico. In sei partite guadagnano solo tre punti. Sembra finita. L’Ipswich vola verso il secondo titolo della sua storia. Però nessuno si aspetta quello che sta per accadere: mano a mano, l’Aston Villa recupera parecchi punti e si rimette carreggiata.

TESTA A TESTA: L’Ipswich e Aston Villa, nel girone di ritorno, non sbagliano un colpo fino alla 30’ giornata. È il momento clou del campionato. Il gap è notevolmente diminuito e le due squadre se la giocano a viso aperto. 47 mila spettatori paganti, l’atmosfera è da brividi. Ogni volta che l’Aston Villa avanza con la palla tra i piedi, il pubblico accompagna l’azione, come se fosse il 12esimo uomo in campo. Questo non basterà. La partita inizia, e subito una disattenzione difensiva regala il gol all’ Ipswich. Errore madornale di McNaught, ne approfitta Brazil, che da due passi non sbaglia. La reazione dei Villans non si fa attendere: subito colossale occasione per White che cestina il gol del 1-1. Non è in serata. Altre occasioni nitide, ma la dea bendata non sorride all’Aston Villa. L’Ipswich si chiude dietro e riparte in contropiede. Proprio in questo modo raddoppiano i Tractor Boys: chiusura di Butcher che innesca il contropiede, poi una serie di passaggi e conclusione vincente sotto l’incrocio dei pali da parte di McCall. Gol straordinario e partita in cassaforte. I Villans riaprono la partita con una magia di Shaw, ma ormai è troppo tardi. I tifosi rendono omaggio ai loro beniamini, anche se sono certi che il titolo è sfumato. Tuttavia vogliono ringraziarli, per avere tenuto testa a una squadra in quel momento superiore. I Blues esultano già, sono certi di avere il titolo in tasca.

TRACOLLO E FESTA GRANDE: “In che giornata è diventato campione l’Ipswich Town?” vi starete domandando. La risposta è:”In nessuna giornata”. Quello che è successo dopo il Villa Park, ha del clamoroso. A dieci giornate dalla fine, tutti aspettano solo l’ultima partita per decretare il campione d’Inghilterra: l’Ipswich Town. Ma non andò proprio così. Siamo alla 33’ giornata, l’Ipswich Town, stremato dagli impegni europei e dal coppe nazionali, affronta in casa il Leeds, gara probabilmente decisiva per il titolo. I Blues vengono asfaltati 3 a 0. L’Ipswich Town non si riprende più. Perdono con Manchester United, con l’Arsenal… sette sconfitte nelle ultime dieci: un suicidio. E lì, puntuale come un esattore delle tasse, si presenta l’Aston Villa, che ne approfitta alla grande. Battono il Leicester, il Southampton: non si fermano più. L’ultima giornata è qualcosa che resterà per sempre nei cuori dei tifosi e del club. Ben 71 anni dopo, festeggiano la vittoria del titolo. I tifosi invadono il campo, i giocatori escono velocemente, ma nel loro cuore li ringraziano per tutto il loro supporto. La partita è finita 2 a 0 in favore dell’Arsenal, ma cosa importa? La first Divison è tornata a Birmingham, che è pronta ad accoglierla a braccia aperte. Si narra che la festa continuò per tutto il mese. Conoscendo gli inglesi, non ne dubito minimamente. Nessun Villan dormì quella notte. Sognavano ad occhi aperti anche la Coppa dei Campioni.
Stagione 1981/82: altro titolo in bacheca. Vi lascio immaginare quale.