E' tempo di bilanci in casa Milan in riferimento all'annata 2015 ed è caos totale. Profondo rosso, società allo sbando, due galli in un pollaio di cui uno servo leale del gran Presidente che non molla mai e l'altro gallo in realtà è una gallina (mi si perdoni il termine), la figlia del sempre gran Presidente. Non si sa chi prevalga sull'altro, si sa solo che in via Turati regna la confusione più totale. La società è tecnicamente fallita in rapporto al passivo in bilancio con il fatturato della stessa. Il risultato emerso dall'ultimo CdA è un totalizzarsi inesorabile di anni e anni di gestione pessima, poco oculata, andata avanti solo grazie alle vittorie che hanno mascherato ciò che sotto c'era di marcio. La Milano calcistica non esiste più, per lo meno non ai livelli cui ha abituato tutti, avversari e tifosi. Il vanto di presidenti e dirigenti di essere in alto era la facciata di ciò che avveniva dietro le quinte, con debiti accumulati al punto che ora in assemblea si chiedono le teste dell'amministratore delegato Adriano Galliani e del presidente Berlusconi. Ma andiamo a ritroso di 5 anni. - 2011 Il Milan spezza l'egemonia dei cugini interisti e vince il campionato di Serie A. E' il primo anno di Allegri che vince subito anche grazie a Zlatan Ibrahimovic, Thiago Silva e ai senatori Gattuso, Inzaghi, Zambrotta e Nesta. Se sul campo ci sono risultati soddisfacenti, il 31 dicembre 2011 si riunisce la dirigenza per fare un sunto finanziario-economico. ll bilancio consolidato di A.C. Milan S.p.A. recita che il patrimonio netto consolidato era ancora una volta negativo per 77,1 milioni. Nel 2010 era negativo per 96,7 milioni e nel 2009 per 71,9 milioni. Ai fini del Financial Fair Play il patrimonio netto negativo è un segnale di criticità. L’indebitamento finanziario netto, pari a 290,8 milioni, supera il valore della produzione. In aggiunta a tutto ciò il bilancio consolidato sottolinea il record storico raggiunto per il costo del personale, pari a 206,5 milioni di euro!!! La cifra più alta nella storia del Milan e la seconda nella storia della serie A, subito dietro i 234 milioni dell’Inter del 2010. Sarà un caso che ora le milanesi si ritrovano a lottare per un posto in Europa League dopo queste vittorie? Forse no. Nello stesso giorno, emerse che il costo del personale risultava aumentato di 13,7 milioni (+7,1%), con un’incidenza sul valore della produzione del 77,4%, dati che evidenziavano delle criticità in termini di Financial Fair Play. Per il Vice Presidente Vicario e Amministratore Delegato di A.C. Milan il problema era quello di “contenere i costi senza perdere in competitività sportiva. Se si abbassano gli stipendi senza che lo facciano i competitori si perdono posizioni”. Così recitò e così fece. Personale strapagato, stipendi alti e via così. - 2012 testa a testa Juve-Milan fino alla fine e vittoria della Juve. Rinascita completata con Agnelli alla presidenza, Nedved braccio destro, Marotta e Paratici che rivoluzionano, Conte in panchina, Del Piero e Buffon senatori di un gruppo che non mollò mai la presa e effetto Stadium decisivo. Rivoluzione nata dal 2008 con la progettazione dello stadio e gli inizi dei lavori di abbattimento dell'ex Delle Alpi. Nuovo assetto economico-finanziario e nasce la nuova Juve. Il Milan non riesce a mascherare il buco presente e rivoluzione tutto. Nessun contratto pluriennale per gli over 30 e via tutti i senatori facendo respirare le casse rossonere: via Nesta, Zambrotta, Inzaghi, Seedorf, Gattuso più i due colossi Ibrahimovic e Thiago Silva. Il Milan perde lo scudetto, perde i campioni e perde ancora di più alla fine dell'anno. Al 31/12 il bilancio consolidato recita una perdita di 14 milioni circa, di cui 6,8 inerenti alla gestione calcistica/sportiva (all'interno della società A.C.Milan S.p.A. vi sono tante piccole aziende). Il patrimonio netto consolidato è ancora una volta negativo per 55 milioni e l'indebitamento di 250 milioni. - 2013 la stagione del nuovo Milan segue le aspettative, i senatori non ci sono più e mancano i due fuoriclasse dell'anno precedente. C'è Mario Balotelli e c'è El Shaarawy che prende in mano la squadra nella prima parte del campionato. Alla fine sarà terzo posto e preliminari di Champions guadagnati ai danni della Fiorentina. Al 31/12 perdita di 22 milioni di euro dell'intero pacchetto societario (14 l'anno precedente), di cui 15,7 inerenti all'A.C.Milan (il doppio del 2012). Il patrimonio netto consolidato è ancora una volta negativo per 66,9 milioni di euro. Indebitamento di 256 milioni. - 2014 senza giri di parole, annus horribilis. Alla fine del campionato il Milan, che nel frattempo a gennaio ha cacciato Allegri e preso Clarence Seedorf, arriva ottavo e fuori da tutte le Coppe. In estate si procede con il mercato ma l'esclusione dall'Europa pesa e non poco, in aggiunta al costo del personale che resta altissimo. Passivo di 91,3 milioni di euro! Galliani spiega che il debito in più sono tutti riferiti e il Milan restituisce a Fininvest (socio di maggioranza) tutto il 2013 in quanto la stessa società ha ritenuto che il Milan non fosse consolidato. Quindi dal 2013 il Milan viaggia con le sue gambe, senza la possibilità di recuperare le perdite. La mancata qualificazione in Champions segna una svolta decisiva sul passivo della società. - 2015 i risultati seguono la scia della stagione precedente, Milan fuori da tutto alla fine della stagione calcistica e rivoluzione in estate. Il Milan si libera di ingaggi pesanti come quello di Seedorf, nel frattempo esonerato per far posto a Inzaghi, esonerato per far posto a Mihajlovic. Se ne va Bonera che percepiva un ingaggio lordo di 2,5 (!), Pazzini (5 lordi così come Muntari ed Essien) e Robinho (4,2). Ma il costo del personale aumenta con gli arrivi di Bacca, Luiz Adriano, Romagnoli, Bertolacci e compagnia per un totale di 90 milioni spesi. Da sottolineare che è presente sul libro paga l'ingaggio di 8 milioni di euro lordi di Fernando Torres, che nel frattempo gioca e segna in Champions League con i suoi Colchoneros. Il bilancio del 2015 raggiunge i minimi storici. A marzo 2016, nel CdA preliminare emergono dati sconfortanti e viene convocata un'assemblea per far ripianare i debiti a Silvio Berlusconi. Il passivo è di 89,3 milioni, in linea con l'anno precedente, con l'aggravante della diminuizione dei ricavi da 220 a 200 milioni di euro e la presenza sproporzionata di addetti ai lavori (il Milan oggi conta 64 calciatori e 108 tecnici in libro paga). La società, come detto, è tecnicamente fallita e si cercano nuovi investitori che possano risollevare le sorti di questo club che vanta storia gloriosa ma presente e futuro bui. Gli azionisti chiedono la testa di Galliani e di Berlusconi, incapaci di gestire la situazione e artefici del crollo della società con gestioni poco oculate. Il fallimento vero e proprio oggigiorno non è un'ipotesi concreta ma non è nemmeno da escludere del tutto se non arrivano accordi con i cinesi. Il Parma, in situazione comunque diversa, fallì per un debito di 60 milioni, vale a dire un terzo in meno del totale dei rossoneri. Il quadro economico piange, in campo altrettanto e non esistono certezze per la prossima stagione, dal calciomercato al piano tecnico-tattico con Brocchi che ha preso il posto di Mihajlovic ma rischia di restare un traghettatore. Molti si tirano indietro per non incappare in un buco nero come successo a Inzaghi e Seedorf. Il grande Milan è andato da un bel pezzo. Il buon Milan è andato da qualche anno. Almeno salvate il Milan, la maglia e i tifosi.