14 giugno!
Mancano due giorni all'inizio dell'Europeo Under 21, massima competizione per la categoria che, in modo un po' inspiegabile, non presenta i Mondiali, a differenza dell'Under 20.

Ai nastri di partenza i nostri si piazzano sul podio, potendo giocarsi la competizione con le accreditate Germania e Spagna.
Gigi Di Biagio presenta la rosa e, senza falsa modestia, dichiara che questa è la Nazionale Under 21 più forte degli ultimi 20 anni. E come dargli torto... Certo, possiamo solo parlare col senno di poi analizzando chi ha fatto o meno carriera, rispetto alle aspettative.

L'ultima grande Italia è stata nel 2004, campione d'Europa strapazzando la Serbia (e Montenegro, allora insieme) 3-0. Già dal tabellino qualcosa si intravede: Daniele De Rossi e Alberto Gilardino, due anni dopo Campioni del Mondo in Germania. E con loro anche Marco Amelia, Cristian Zaccardo e Andrea Barzagli. Sul resto, c'è chi ha fatto una discreta carriera in A, chi è finito nel dimenticatoio, chi è stato un fuoco di paglia.
Nel 2013 spiccavano talenti acerbi come Verratti, Insigne e Florenzi, più Immobile e Gabbiadini. Non dimenticandoci però di essere arrivati secondi contro una mostruosa Spagna che presentava De Gea, Carvajal, Bartra, Nacho, Koke, Isco, Thiago Alcantara e Morata.
Quest'anno la nostra Nazionale si presenta ricca di campioncini, alcuni sulla buona strada per diventare dei big, altri che sicuramente hanno davanti una carriera luminosa e, con un po' di fortuna, potrebbero spiccare il volo.

Ma l'Italia è un Paese per i giovani? Si è parlato per anni della scarsa fiducia che viene riposta nel settore giovanile, con l'inserimento delle seconde squadre che sembra essere un Everest da scalare, facendo aumentare anno dopo anno la forbice con gli altri campionati maggiori in Europa. E via con il ritornello confrontando l'Italia agli altri Paesi: "il Monaco viene dal basso e può puntare con più facilità sui giovani, non rischia di bruciarli mentre qui da noi si vuole tutto e subito".
Vero, verissimo. Ma il Monaco è più ricco di ogni squadra italiana e potrebbe anche permettersi di prendere giocatori affermati. Invece lancia i giovani. Francesi. Ed è pure arrivato in semifinale di Champions League, risultato utopistico per qualsiasi italiana di oggi che non sia la Juventus. "In Spagna è più facile lanciare un giovane perché Barcelona e Real Madrid hanno già una struttura solida e quindi l'inserimento del giovane "pesa" meno".
Vero anche questo. Ma non credo sia un caso che il Barcelona abbia formato una delle squadre più vincenti di sempre partendo da 6 undicesimi della Masìa e non è un caso che il Real sia pieno zeppo di calciatori cresciuti nella Cantera dei "blancos", mandati in prestito e ripresi da top player. I giovani, se cresciuti e allenati secondo i parametri giusti, riescono pure a far risparmiare le casse delle società, permettendo loro di acquistare 1-2 calciatori all'anno a cifre esorbitanti, quindi di comprare i top mondiali.
La forbice si è allargata con sistemi di calcio per noi marziani, ma ci sono dei passi in avanti quanto meno da parte nostra.

Quest'anno la musica sembra cambiata, per tanti fattori.
Il primo è lo scarso andamento degli ultimi anni delle due milanesi: il Milan ha dato molto più spazio a giovani che magari avrebbero faticato maggiormente a trovare spazio in Prima Squadra se i rossoneri fossero stati una squadra di alto livello. Da qui l'inserimento di Donnarumma, Calabria e Locatelli nel grande calcio e l'acquisto di Romagnoli. Un po' come successe alla Juventus post-Calciopoli, lanciando definitivamente Claudio Marchisio che, con Emerson e Vieira, magari avrebbe fatto il solito giro di prestiti perdendosi in giro per l'Italia. 

L'Inter ha affidato le chiavi del centrocampo sin da subito a Gagliardini investendo grossissime cifre, a dimostrazione che gli "affari" degli ultimi anni in mezzo al campo hanno fruttato poco: Joao Mario, Kondogbia, Brozovic e Banega, chi per un motivo, chi per un altro, non hanno reso secondo le aspettative ma hanno dissanguato le casse per almeno 90 milioni (ingaggi esclusi).

La Roma ha da sempre un grandissimo vivaio, lanciando però ben poco. A distanza di 20 anni gente come Totti, De Rossi e Florenzi hanno trovato spazio fisso nella Roma, nonostante per molti anni non sia stata una squadra di livello assoluto. Il prossimo sembra essere Pellegrini, destinato a grandi cose nella capitale dopo l'annuncio di Di Francesco che lo ha avuto a Sassuolo.

Ma parlando di vivai e giovani da lanciare, come non parlare dell'Atalanta. Da sempre sforna calciatori destinati poi a grandi piazze italiane, sin dai tempi di Scirea e Cabrini fino ai giorni nostri. Ma mai come quest'anno ha messo in mostra una vetrina preziosa di gemme nostrane. La stagione grandiosa di Gasperini & Co. ha lanciato Gagliardini, Caldara, Conti, Spinazzola e Petagna, tutti presenti all'Europeo tranne l'esterno sinistro che è entrato nel giro della Nazionale maggiore di Ventura.
Tutti in sintonia verso l'inserimento dei giovani italiani, vista le varie difficoltà che ciascuna società ha (o ha avuto) nel fare mercato o nel mantenere un certo livello di prestazioni. 

E la Juventus? Da sempre "italianizzata", sta perdendo un po' di presenza nostrana in rosa, un po' per la scarsa presenza di talenti italiani, un po' per una scarsa fiducia da parte della dirigenza o dello staff.
Rugani è uno dei migliori prospetti mondiali nel suo ruolo ma il suo processo di crescita è stato fino ad ora rallentato da un reparto che ha sempre portato grandi successi, nonostante l'età avanzi. A 23 anni è leader della Nazionale Under 21 ma nella Juve gioca poco.
Spinazzola è l'emblema del calciatore cresciuto a Vinovo che ha iniziato un lungo percorso di prestiti fino ad arrivare alla consacrazione proprio a Bergamo; rientrerà a Torino quando avrà già 25 anni, nel pieno della carriera.
Orsolini è l'astro nascente messosi in mostra nell'Under 20 e la Juve ha creduto in lui prendendolo dall'Ascoli. 6 milioni e le sue prestazioni però difficilmente convinceranno Allegri a inserirlo in rosa e quindi inizierà da un prestito da qualche parte.
Stessa cosa per Cassata, in prestito ad Ascoli, ricercato anche dal Liverpool, che farà esperienza in A prima di indossare (se mai sarà) il bianconero della Juventus.

Tutto sommato, l'andamento sembra volgere per il giusto verso, eccetto rari casi. E in Polonia vedremo i frutti di questi ultimi anni.
La scuola portieri italiana, dopo una flessione successiva ai ritiri dei vari Peruzzi, Pagliuca, Toldo, tenuta in vita dal più grande (probabilmente) di tutti i tempi, si conferma la migliore in assoluto (solo i tedeschi potrebbero dire la loro).
Donnarumma, Cragno e Scuffet, non considerando il convalescente Alex Meret: un quartetto di baby che farebbe invidia a qualsiasi Nazionale maggiore, con il portiere del Milan già di diritto nella Top20 dei portieri più forti al mondo. 
Conti, Caldara, Rugani e Barreca formano un ottimo pacchetto arretrato che sarebbe stato al top con Romagnoli, out per infortunio. Ma almeno hanno alle spalle parecchie presenze stagionali ad alti livelli. Pellegrini, Benassi, Locatelli, Gagliardini, Grassi e Cataldi danno sostanza, tecnica e corsa ad un centrocampo promettente che nel giro di qualche anno si trasferirà a Coverciano, magari per puntare agli Europei 2020 (e certamente qualcuno di loro già sarà parte della spedizione mondiale del 2018). 
Berardi e Bernardeschi sono i funamboli non del tutto esplosi, ma che potrebbero diventare i veri pilastri dell'Italia del futuro, insieme a Federico Chiesa, figlio d'arte che ha stupito tutti al primo anno nei professionisti.

Un'Italia forte, giovane ma matura, poiché pochissimi sono a tutti gli effetti degli "under 21". Tutti con uno o più campionati di Serie A da titolari alle spalle. 
Sembrano finiti gli anni in cui la Nazionale minore doveva attingere da calciatori di Serie B o da riserve delle riserve delle migliori squadre del campionato.

Questa è una Under 21 che potrebbe darci soddisfazioni per quanto il nostro calcio, a livello giovanile soprattutto ma non solo, sia molto indietro rispetto a modelli come Spagna, Germania, sia come squadra nazionale, sia come squadre di club.
Il nostro sistema è indietro anche rispetto alla Francia, che magari non presenterà delle squadre di club più forti della nostra migliore italiana, ma a livello di giovani, campioni affermati e altri in rampa di lancio, farebbe sfigurare chiunque.
E meno male che i francesi non sono presenti alla competizione europea, altrimenti avremmo dovuto anche affrontare gente del calibro di Mendy, Laporte, Rabiot, Bakayoko, Coman, Lemar, ma soprattutto Dembelé e Mbappé. Altro livello, altre categorie. 

Noi arranchiamo, ma meno di prima. Sperando che Gigi Di Biagio e la sua banda riescano a dare quella spinta in alto in più che serve all'Italia, al calcio italiano e ai giovani italiani.

In bocca al lupo, azzurrini.