Ore 18:00 del 15 giugno 2017: siamo iperattivi!
Testate giornalistiche che pubblicano in prima pagina, ma pure la seconda, la terza e la quarta. 
Calciomercato.com dedica 4 articoli (sono ironico eh, non fate i permalosi in redazione) illuminandoci anche sulle reazioni dei tifosi, dei vip, dei controvip e di chi non sa nemmeno chi sia il portiere del Milan. Donnarumma non rinnova. 
Ebbene sì, il lieto fine che si aspettava da mesi non è arrivato. Poveri in Casa Milan, poveri i tifosi.
Mesi e mesi ad aspettare i cinesi col closing che veniva rinviato come se fosse una qualsiasi causa in tribunale sul divieto di sosta qui in Italia. 
Mesi ad aspettare degli esseri poco riconoscibili, dubitare sui loro soldi, sulla loro esistenza, su Berlusconi che tirava e mollava. Ed appena arrivato il benedetto closing, appena arrivati i soldi, appena arrivati pure dei calciatori buoni nel mese di giugno (cosa inconcepibile per chi c'era prima), ecco la nuova grana: il rinnovo di Donnarumma!

Da mesi le voci si sono accavallate, con Donnarumma ricercatissimo, Raiola sempre bramoso di denaro e il Milan che sperava nel rinnovo. "La Juve su Donnarumma! Sarà lui il vice Buffon", intitolavano i giornalisti precoci. Juventus-Milan 2-1, Donnarumma bacia la maglia inviperito e quindi "Donnarumma rinnova", "Donnarumma ama il Milan", "Donnarumma al Milan fino al 2089!", intitolavano gli stessi giornalisti lasciando a casa dignità professionale (per chi ne ha ancora...).

Oggi era il giorno, oggi era il closing. E con una conferenza stampa seguita da comunicati ufficiali, il Gigio rossonero ha deciso di non rinnovare il contratto. Decisione definitiva, con il portiere che probabilmente lascerà il Milan a zero nel 2018 scatenando il delirio dei tifosi rossoneri e i sogni di quelli che lo desiderano per i prossimi 20 anni tra i pali. I bianconeri odiati lo sognano come nuovo Buffon per la prossima era di portieri italiani, i nerazzurri sperano nello smacco milanese, il Napoli sogna, la Roma non può permetterselo e all'estero ci sono due big pronte a sfruttare l'occasione ghiottissima e ricoprirlo di lingotti d'oro.

Metà contro Raiola, l'altra contro Donnarumma. 
Da una parte un procuratore, il migliore al mondo, a sfruttare occasioni per fare e per far guadagnare soldi, alle società (a volte), agli assistiti e a se stesso.
Uno che porta in giro per l'Europa centinaia di milioni di euro, accaparrandosene una bella fetta per i propri interessi e la propria immagine. Non sarà un purista, non sarà nemmeno l'uomo più simpatico al mondo, soprattutto per chi tifa per una squadra a cui hanno soffiato un campione. Ma è Mino Raiola, il top dei procuratori. E dato che è il suo mestiere, lui lo fa bene.
Dall'altra parte un 18enne nato e cresciuto in casa Milan. Uno che è stato portato in prima squadra anzitempo complice infortuni e fortuna, bravura e caparbietà. Uno che è stato coccolato, viziato, portato in alto e valorizzato agli occhi di chi, fino a due anni fa, non lo conosceva per niente. Uno che, ancora minorenne, andando contro ogni legge FIFA, ha deciso di farsi rappresentare dal guru dei procuratori, famoso per convincere ogni assistito a cambiare casacca anche per 1 euro in più sul contratto.
Lì è nato il marcio della vicenda. Lì Donnarumma ha fatto capire al mondo il suo concetto di "carriera dei sogni": guadagnare, avere successo, guadagnare ancora. Sia ben chiaro, è lo scopo di ogni sportivo, di ogni calciatore. Ma se hai 18 anni, forse un po' di riconoscenza verso i tuoi colori, la tua società e i tuoi tifosi puoi anche averlo
E poteva farlo rinnovando, siglando una firma ad un contratto che lo avrebbe riempito di soldi alla sua età, quando i ragazzi non sanno nemmeno se andare all'università o consegnare curricula ai pub per un part-time.

Non si è moralisti nello sport a questi livelli, ma in questo caso doveva essere così, doveva finire tutto con una firma. 
A 18 anni hai tutto il tempo che vuoi per diventare ricco, famoso più di quanto lo sei ora, vincente e, chissà un giorno, leggenda, del Milan o di qualsiasi altra squadra. 
Sarebbe stata una firma semplice, facile e dovuta. Come quella che mette uno che si siede di fronte alla commissione per l'esame di maturità, quella che Donnarumma prenderà solo in ragioneria, non ancora nella vita. 
Firmare sarebbe stato come un dire "grazie" al Milan che non è più suo, di colui il quale ha baciato la maglia con sentimento di chi è veramente cresciuto con quei due colori addosso.
Non è Ibrahimovic, non è Shevchenko o Pogba, non è uno straniero che è arrivato in Italia professandosi innamorato della pasta, della mozzarella e del calcio nostrano.
Firmare, anche con una clausola, anche con un patto verbale, sarebbe stata la cosa più giusta per tutti. Magari andandosene via dopo 1 anno, verso lidi più splendenti all'età di soli 19 anni. Ma l'avrebbe fatto con onore e portando tanti bei soldi ad una società che si è dimostrata pronta a tutto pur di continuare a coccolarlo e a viziarlo.

Raiola non c'entra nulla in tutto ciò. Lui è un mestierante, una volpe che all'uva ci arriva sempre. Non è mai andato in casa Donnarumma a sequestrare Gigio prendendosene cura; è stato il portiere a farsi gestire da Raiola, affidandogli le chiavi della sua carriera.
E Raiola fa sempre quello che vuole il suo assistito. Il suo assistito ha deciso di andare altrove, a vincere e guadagnare prima del tempo, contro ogni tipo di legame sentimentale.
Il calcio è passione, cuore. Ma se ci sono di mezzo i soldi, si riesce anche a dimenticare quei valori che contraddistinguono i veri pilastri di una squadra: i tifosi, gli unici a gioire e piangere veramente per una passione; gli unici che fanno tutto gratis e che mai mollerebbero una maglia che va baciata e onorata, sempre.