Il 2017 dell'Inter si è concluso con lo 0-0 casalingo contro la Lazio, che consente alla squadra nerazzurra di chiudere il girone d'andata con la matematica certezza della zona Champions a prescindere dai risultati dei recuperi di Roma e Lazio.
Risultato provvisorio questo, che fa scattare il bonus da 3,5 milioni di euro previsto nel contratto di sponsorizzazione con Suning. Un'ultima sfida attende ora la banda Spalletti prima della sosta di gennaio, la trasferta di Firenze, fondamentale per andare ai box mantenendo questa posizione vitale. Sosta di gennaio che dovrà necessariamente essere foriera di qualche rinforzo se non si vuole rischiare di buttare all'aria i 41 punti accumulati fin qui.

Non mi aspetto niente di trascendentale, ma ora anche la sorte mette alle strette Suning: con Miranda e D'Ambrosio ai box, è tempo di dimostrare di voler fare le cose seriamente e reperire quanto meno un difensore centrale di riserva. Anche ieri, poi, è parsa evidente la voragine dietro a Icardi, zona di campo che richiederebbe l'intervento più urgente se mai il cielo volesse far recapitare in Corso Vittorio Emanuele offerte per calciatori di conclamata inutilità quali Joao Mario tali almeno da evitare minusvalenze (l'ideale sarebbe uno scambio di contropartite sulla falsariga di quello col Valencia tra Joao Cancelo, tra i più positivi di questo dicembre nerazzurro sciagurato, e Kondogbia).

Detto dei paletti UEFA che ostacolano Suning, che sono un problema reale anche se non quanto l'incompetenza di spendere bene a maggior ragione se le risorse sono limitate, va analizzata la gestione sportiva della parte italiana della società: proprio quest'ultima ha arrecato, negli anni, danni chiari ed evidenti.

Walter Sabatini, approdato alla corte di Suning solo 6 mesi fa, si è reso responsabile della per ora sciagurata operazione Dalbert, ma con la sua supervisione si è sicuramente ragionato di più in fase di costruzione rosa. Passato alla concorrenza rossonera il capo osservatore Mirabelli -che si era reso protagonista di proposte quali Borini (suo pupillo ai tempi del Sunderland), Calhanoglu e Ricardo Rodriguez poi approdati appunto al Milan- non resta che valutare l'operato di Piero Ausilio. Dal febbraio 2014, infatti, è lui il responsabile dell'area tecnica dell'Inter dopo essere stato segretario del settore giovanile fino al 2010 quando viene affiancato a Marco Branca.

2014

Costretto a fare i conti con l'austerity della gestione Thohir, Ausilio diventa il re dei "pagherò" per portare a casa Dodò, Osvaldo, Medel e M'Vila. 

2015

Il ritorno di Roberto Mancini all'Inter porta subito a interventi sul mercato di gennaio: arrivano Podolski, Shaqiri, Brozovic, Murillo (per giugno) e torna Santon.

Nel mercato estivo la rivoluzione: Mancini chiede Dybala, Salah e Perisic. Arriva solo quest'ultimo, e Ausilio decide di completare il pacchetto puntando sul riscatto di talenti incompiuti come Jovetic e Ljajic.

Mancini chiede Yaya Tourè, ma arriva Kondogbia.

Ausilio si accorda con Benatia, ma Guardiola lo blocca al Bayern e allora Mancini porta all'Inter Joao Miranda con l'intercessione di Taffarel, preparatore dei portieri del Galatasaray che aveva allenato fino all'anno prima. 

Il mercato viene completato con Montoya, pupillo di Ausilio da anni, poi Felipe Melo e Alex Telles proposti da Mancini a pochi spiccioli l'ultimo giorno di mercato

2016

Gennaio col bivio: Soriano o Eder, Mancini e Ausilio scelgono il secondo. Banega è il colpo a parametro zero, arriva anche Ansaldi visionato da Ausilio e Zanetti più volte a Marassi. Candreva è richiesta di Mancini che Ausilio asseconda. Mancini lascia, arriva De Boer ed entra in scena Suning con le scellerate oeprazioni Joao Mario e Gabigol a cui Ausilio assiste inerme.

2017

Il colpo di gennaio è Roberto Gagliardini. A giugno arriva Spalletti che preme fortemente per avere Borja Valero, viene poi pagata la clausola di Matias Vecino. Ausilio è protagonista positivo dell'operazione Skriniar con la Sampdoria, a cifre gonfiate per questioni di bilancio e compensate dalla contestuale cessione di Caprari. Arriva Dalbert, pupillo di Sabatini per cui si spendono sia Ausilio che Spalletti. Cancelo fa cambio di spogliatoio con Kondogbia e arriva Karamoh l'ultimo giorno di mercato.

 

Dunque, facendo un bilancio di quelli che oggi sono i calciatori fondamentali dello scacchiere spallettiano, gli abbagli presi da Ausilio in sede di mercato sono stati molteplici. Se poi ci aggiungiamo che fu proprio il DS nerazzurro a caldeggiare il rinnovo a cifre spropositate di Ranocchia che nel giugno 2015 stava andando a scadenza, o quello di Nagatomo, ecco lì che la frittata è completa.

La proprietà ha confermato la fiducia in Ausilio con il rinnovo fino al 2020 siglato ad aprile, ma l'operato del DS non si è mai dimostrato del tutto soddisfacente. Anche da un punto di vista mediatico. Penso a una figura come quella di Paratici nella Juventus, che si tiene lontano dai riflettori, cui Ausilio invece si presta sistematicamente nei pre-partita. Dichiarazioni come quella di aprile, "se dipendesse da me Pioli sara l'allenatore dell'Inter anche in futuro", quando era palese che la squadra non lo seguisse più, oppure "questa rosa è difficilmente migliorabile" non fanno che creare confusione e sgomento tra i tifosi.

E allora la proprietà rifletta su quelle che sono le mosse adeguate per riportare l'Inter ai vertici. Perchè se l'Inter non dovesse entrare in Champions League neanche quest'anno saranno pochi i tifosi che daranno la colpa all'allenatore, fin qui esemplare nella gestione dello spogliatoio, nell'empatia creata fin da subito con l'ambiente Inter e in termini di punti fatti nel girone d'andata.

E la dirigenza rifletta sul fatto che, se Ranocchia avesse ceduto ai problemi fisici accusati a fine primo tempo, avrebbe costretto Spalletti a giocarsi quello che di fatto è stato un primo spareggio Champions con Cancelo e Dalbert terzini (contemporanemente non li schiererebbe neanche sotto tortura) e Santon centrale.

L'Inter e i suoi tifosi, anche ieri in oltre 60.000 a sostenere la squadra, meritano risposte concrete anzichè proclami e slogan.