Trent Alexander-Arnold è uno dei calciatori più in forma della Premier League, con picchi di rendimento mai toccati prima di questa stagione. Forse neanche nella straordinaria 2018/19, quella del mitico “corner taken quickly” per Divock Origi contro il Barcellona ad Anfield, culminata con il trionfo in Champions League della squadra magistralmente allenata da Jurgen Klopp. Momenti di assoluta onnipotenza calcistica quelli esibiti a tratti dal classe 1998, uno strapotere tecnico da stropicciarsi gli occhi.

La centralità che il numero 66 dei Reds ha assunto nel sistema di gioco dell’attuale capolista del campionato più bello del mondo - a 3 lunghezze dall’Aston Villa, 5 dal Manchester City (in attesa del recupero della gara non disputata dai "Cityzens" per la trasferta vincente in Arabia Saudita per la Coppa del Mondo per Club), 5 dall’Arsenal e 6 dal Tottenham quando siamo giunti al giro di boa della competizione – impone una riflessione anche sulle prospettive dell’Inghilterra ai prossimi campionati europei di Euro 2024.

Partiamo da un concetto: definire Alexander-Arnold “terzino” è davvero riduttivo. Sì, in fase di non possesso Klopp schiera i suoi con il solito 4-3-3 che prevede il talento inglese nella posizione di esterno basso a destra, con una linea di centrocampo formata da Dominik Szoboszlai, Alexis Mac Allister e uno tra i vari Wataru Endo, Ryan Gravenberch, Curtis Jones e Harvey Elliott. La fase di possesso è quella in cui il tecnico tedesco ha messo maggiormente mano, già a partire dal finale della scorsa stagione, che ha visto il Liverpool fallire la qualificazione in Champions League conquistando “solo” l’accesso in Europa League. In quella fase, appunto, Alexander-Arnold accentra di molto la sua posizione in campo, andando a ricoprire il ruolo di mezzala destra con licenza di inserimento e tiro da fuori.

Proprio nelle più recenti uscite della formazione del Merseyside, quelle dopo l’ultima sosta delle Nazionali, Alexander-Arnold è salito in cattedra: - gol del pareggio nel finale all’Etihad contro il Manchester City in quello che potrebbe rivelarsi uno scontro al vertice decisivo per l’assegnazione del titolo, gol segnato proprio con un inserimento al limite dell’area culminato con un colpo da biliardo su assist di Mohamed Salah insaccatosi alle spalle di Ederson; - gol al 90’ contro il Fulham ad Anfield per il 4-3 in rimonta contro gli uomini di Marco Silva, in una partita che aveva visto i Reds sbloccare il risultato proprio grazie a un calcio di punizione magistralmente calciato dall’inglese che ha colpito la traversa da posizione proibitiva per un calciante destro prima che il pallone sbattesse sulla schiena di Bernd Leno per l’autogol del vantaggio; - assist sul campo dello Sheffield United per il vantaggio firmato da Virgil van Dijk; - doppio assist contro il West Ham nei quarti di Carabao Cup dopo l’ingresso dalla panchina all’ora di gioco; - assist per l’1-1 di Salah nell’altro scontro al vertice ad Anfield contro l’Arsenal, partita nella quale “TAA” ha anche fallito una clamorosa occasione per segnare il gol della vittoria nel secondo tempo colpendo la traversa a botta sicura solo davanti a David Raya, con un legno colpito poi anche nella prima partita del 2024 contro il Newcastle praticamente dalla linea di fondo campo, andando a pochi centimetri dall’eguagliare un gol leggendario di Roberto Carlos con il Real Madrid a Tenerife nel 1997.

Insomma, un autentico leader tecnico, al pari del capocannoniere Salah partito per la Coppa d’Africa. Un leader carismatico, che ha tratto beneficio dal nuovo ruolo cucito su misura per lui da Klopp, che ha preso spunto dalla mossa del cosiddetto “inverted fullback” messa in atto da Pep Guardiola (sulle orme del suo mentore Johan Cruyff) con i vari Fabian Delph, Joao Cancelo e Oleksandr Zinchenko, intuizioni sublimate con la madre di tutte le chiavi tattiche che ha contribuito al conseguimento dello storico treble del Manchester City: John Stones nel ruolo ibrido tra difesa e centrocampo.

La ratio del c.d. inverted fullback (letteralmente traducibile come "terzino invertito") consiste nell’aggiungere una presenza in più in mezzo al campo sfruttando la confusione arrecata al centrocampo avversario in fase di marcatura: il terzino, agendo negli spazi centrali, è chiamato a svolgere un ruolo chiave nella costruzione di gioco per poi tornare a occupare una posizione più larga in fase di riconquista del pallone. Di conseguenza, aumentando la densità nel cuore del campo, si può sfruttare una superiorità numerica nelle transizioni di gioco attraverso la formazione di triangoli di passaggio con i centrocampisti.
Ma anche in fase di non possesso i compiti del terzino invertito sono considerevoli: è proprio a lui infatti che per primo spetta il compito di rallentare e interrompere l'azione offensiva avversaria per riconquistare palla nel minor tempo possibile e trasformarla in offensiva. Per fare tutto questo è fondamentale che il giocatore in questione sia dotato di una grande qualità tecnica unita a una spiccata visione di gioco per consolidare il possesso in una zona di campo ben più affollata rispetto alla fascia laterale, oltre all’intelligenza tattica di compiere i movimenti giusti per fornire ai centrocampisti un’opzione di passaggio sicura. Tutte caratteristiche nelle corde di Alexander-Arnold che, oltre a disporre dei noti punti di forza dei passaggi illuminanti e del tiro potente, ha anche affinato aspetti del suo gioco che in passato hanno attirato su di lui le critiche dell’opinione pubblica come la fase difensiva.

Ecco perché sfruttare a pieno questa versione di Alexander-Arnold da parte del CT inglese Gareth Southgate sarà fondamentale, forse decisivo, per le sorti dell’Inghilterra a Euro 2024. Per un motivo o per un altro, Southgate non ha mai puntato su Alexander-Arnold. Adesso, però, è giunto il momento di farlo per provare a conquistare quel titolo sfuggito solo ai calci di rigore nel 2021 contro l’Italia di Roberto Mancini a Wembley. I segnali vanno nella direzione giusta: nelle ultime partite dell’Inghilterra, infatti, contro Malta e Macedonia del Nord, Alexander-Arnold è stato schierato direttamente in mezzo al campo e con tanto di maglia numero 10. Con Kyle Walker a ricoprire il ruolo di terzino destro.

Ecco, Southgate ha il dovere di trovare la formula giusta per far coesistere Alexander-Arnold e Phil Foden, in un centrocampo completato dagli inamovibili Declan Rice e Jude Bellingham: solo così l’Inghilterra potrà affrontare gli Europei forse non con i favori del pronostico (tutti sulla Francia) ma certamente con grandi possibilità di vittoria finale. Foden, si diceva. Proprio il talento del Manchester City rappresenta la figura perfetta per dialogare calcisticamente con Alexander-Arnold: stiamo parlando infatti di due dei calciatori tecnicamente più dotati della storia recente inglese. Anche il numero 47 di Guardiola, un po' come Trent mai davvero al centro del progetto di Southgate, sta dando il meglio di sé nella versione recente del sistema di gioco dei campioni d'Inghilterra, d'Europa e del Mondo, complici l’assenza prolungata di Kevin de Bruyne e la partenza di Ilkay Gundogan: schierato in una posizione più centrale, agendo da rifinitore tra le linee dell’ormai collaudato 3-2-4-1 di Guardiola in fase di possesso, Foden è sempre protagonista delle azioni pericolose del City in termini di passaggi chiave, ultimamente anche in fase realizzativa (gol nella finale contro Fluminense, gol a Goodison Park contro l’Everton, doppio assist per il 2-0 sullo Sheffield United).

Alexander-Arnold più Foden, dunque. Questo dev’essere l’asse portante della costruzione del gioco dell’Inghilterra, per un quadrilatero tutto talento con Rice e Bellingham al servizio di Harry Kane, la punta di diamante in cerca della consacrazione mai arrivata attraverso i titoli ma ampiamente meritata da perfetto numero 9 quanto numero 10. Con tutto il rispetto per i vari Jordan Henderson, Kalvin Phillips, Conor Gallagher, Mason Mount Raheem Sterling, fedelissimi di Southgate e inspiegabilmente spesso preferiti a concorrenti agguerriti del calibro di James Maddison, James Ward-Prowse e Jarrod Bowen, questi e solo questi sono i nomi in grado di far compiere all’Inghilterra l'agognato e vincente salto di qualità. Con un occhio di riguardo per Alexander-Arnold, la "chiave inglese" a Euro 2024.