"Credo nel riscatto dei piedi, il nostro è un lavoro di sinistra"
Vikash Dhorasoo

Ci sono calciatori che lasciano il segno per la loro classe e competitività tecnica in campo, altri per il loro appeal mediatico, altri ancora per la loro grinta e alcuni anche per il loro essere fuori dal coro e per le scelte che vengono fatte una volta appese le scarpe al chiodo. Altri ancora per tutte o quasi queste cose messe insieme.
Vikash Dhorasoo è stata una meteora del Milan, pur avendo vinto con la maglia del diavolo rossonero nel 2004 una supercoppa italiana e avendo comunque dato il suo contributo in campo quelle poche volte che é stato chiamato in causa poiché chiuso dalla presenza dei vari  PirloSeedorfGattusoKakà, Rui CostaAmbrosini. 
Ma procediamo con ordine andando a conoscere meglio il protagonista dell'articolo.

Vikash Dhorasoo nasce in Normandia, nella Francia settentrionale, a Harfleur il 10 ottobre 1973. E' di origine indo-mauriziane ed é figlio di operai. Cresce nelle giovanili della squadra francese del Le Havre, dove nella stagione 1993/94 esordisce in prima squadra e nei professionisti in Ligue 1. Resta con il Le Havre per cinque stagioni, nell'ultima stagione vince il premio come miglior giocatore della Ligue 1. Nel 1998/99 passa al Lione e vi resta fino al 2000/2001 vincendo una coppa di Lega francese. L'annata successiva, 2001/2002, passa al Bordeaux e anche qui vince una coppa di lega francese. Resta solo un anno dopodiché torna a giocare nel Lione, dove resta fino al 2003/2004 vincendo 2 campionati francesi e 2 supercoppe francesi. Gli scade il contratto con il Lione e così nella stagione 2004/2005 approda al Milan a parametro zero allora allenato da Carlo Ancelotti e con Silvio Berlusconi proprietario. Qui si ritrova ad essere comprimario. Gioca solo 12 volte in campionato di cui solo 5 partendo da titolare, 4 presenze in Champions League e tre in coppa Italia senza mai andare a segno. Il carattere schivo, la difficile collocazione tattica, era un centrocampista che poteva giocare centralmente ma anche come mezz'ala o trequartista all'occorrenza, era valido tecnicamente e il suo piede preferito era il destro, non gli hanno facilitato il rapporto con compagni e allenatori. Inoltre la sua corrente di pensiero politica era opposta a quella di Silvio Berlusconi, come racconta lo stesso Dhorasoo nella sua autobiografia intitolata "Comme ses pieds", in italiano "Con il piede giusto".
Nonostante questo, al Milan si trovò bene. Appena imparò l'italiano iniziò subito a comprare e leggere "La Repubblica". Gli resta un bel ricordo della sua esperienza rossonera. Buon rapporto con i compagni e anche con il mister Carlo Ancelotti, che di Dhorasoo disse che era un uomo intelligente, con senso dell'umorismo, curioso di conoscere le cose e con una certa cultura di base. Uno dei pochi amici che ha mantenuto dopo il suo ritiro dal calcio é Kakhaber Kaladze, che una volta lo difese da Gattuso, reo di essere entrato troppo duramente su di lui durante un allenamento. Resta solo un anno al Milan, e come ho scritto in precedenza, con il Milan vinse una supercoppa italiana.

Nel 2005/2006 passa al Paris Saint Germain dove resta per due anni e vince una coppa di Francia al suo primo anno con la squadra di Parigi. Viene convocato dalla Nazionale francese maggiore nel 2006 per i mondiali, annata che vide l'Italia di Marcello Lippi laurearsi campione del mondo proprio in finale contro la Francia. Il Ct di quella Francia é Domenech che lo conosce molto bene poiché lo aveva già allenato nelle nazionali minori francesi. Qui le cose non andarono per il verso giusto calcisticamente parlando perché giocò solo 16 minuti. Tuttavia andò meglio per un'altra vicenda. 
Durante il mondiale del 2006, Dhorasoo girò un docu-film all'interno dello spogliatoio della nazionale francese intitolato "The substitute", in italiano il sostituto. Un documentario dove Dhorasoo fece venire fuori tutta la sua frustrazione per un mondiale che per lui e per la Francia non andò bene. C'era anche una voglia di vendetta, un malessere per chi avrebbe voluto di più da quel mondiale e da quel Ct. I compagni di squadra e lo stesso Domenech non la presero bene perchè videro questo documentario come una violazione della loro privacy.
Al termine del mondiale pubblicò il suo reportage, per lui fu l'addio alla nazionale francese, ma gli valse la partecipazione al festival di Berlino. In totale con la Francia giocò 18 volte e fece un gol. Fu anche licenziato dal Psg. L'ambiente gli era diventato ostile dopo la pubblicazione del suo docu-film avvenuto nel 2007. Restò un anno svincolato. Nel 2007/2008 torna in Italia e firma con il Livorno, che in quell'anno era in Serie A. E' fuori forma, non gioca mai e poco prima della sosta natalizia della serie A di quell'anno, rescinde il contratto con la squadra toscana. Tenta un ultima avventura con il Grenoble, ma qui non inizia nemmeno. Rinuncia perché non vuole fare più sacrifici alimentari. Avrebbe dovuto rinunciare all'andouillette di Grenoble, un prodotto della salumeria francese, un insaccato a forma cilindrica, di lunghezza variabile composta ed elaborata con parti dell'apparato digerente del maiale, ma può essere composta anche da elementi del vitello e viene commercializzata principalmente cotta. Capì che non era più disposto a fare sacrifici per il calcio, perché come ha detto lui stesso "per giocare a calcio bisogna accettare di mangiare broccoli e pesce bollito".

Nel 2008 si ritira dal calcio definitivamente e lo dichiara in una tv francese e intraprende la carriera di giocatore di poker semi professionista collezionando 2 piazzamenti a premi EPT, 15esimo a Deauville nel 2009 e 27esimo a Berlino nel 2010. Con il poker vanta guadagni superiori a 530.000 dollari in tornei live e ha anche aperto una società di poker online, la Winamax. Ha provato con una cordata a rilevare la squadra da dove ha cominciato la sua carriera da calciatore, il Le Havre, non riuscendoci, anche se per un breve periodo riuscirà ad essere presidente del club. Oltre al poker, è molto attivo nel sociale con le sue associazioni: una é attiva contro l'omofobia e un'altra si occupa di promuovere il gioco del calcio tra i bambini più poveri. Oltre al suo docu-film, ebbe anche altri due ruoli come attore in delle pellicole francesi dal titolo "La Trés La Trés Grande Enterprise" nel 2008 e in "La collection pique sa crise", nel 2010, precisamente in un episodio di questa serie intitolato "L'arrache".

Complessivamente Dhorasoo tra Ligue 1, Serie A, Coppe nazionali francesi, coppe nazionali d'Italia, Supercoppa Francese, Supercoppa Italiana, Champions League e Coppa Uefa ha accumulato 479 presenze in carriera da calciatore con 20 reti all'attivo.

Dopo il ritiro ha dichiarato: "Parlo di calcio, scrivo di calcio, difendo l'idea che i calciatori, considerati degli stupidi, sono invece forti, intelligenti, capaci". Nel suo libro "Comme ses pieds" a un certo punto dice: "In Francese si dice di qualcuno che è coglione come i suoi piedi, o che si hanno due piedi sinistri'. Sostiene che uno come Messi è stato esaltato perché "ha le mani al posto dei piedi".

E' stato un calciatore non convenzionale, non banale per quello che concerne i suoi interessi. È un uomo di sinistra, attivo in politica, tant'è che nel novembre del 2019 si candida alle elezioni comunali di Parigi ma non viene eletto, sostenuto dal partito di sinistra radicale francese "Le France Insoumise". L'obiettivo era diventare sindaco di Parigi.  Su Berlusconi disse: "Berlusconi rappresenta tutto ciò che combatto. Lui ha sfruttato il calcio per arricchirsi, io ho giocato a calcio per spirito collettivo. Il passaggio però simboleggia anche il mio impegno politico: mi batto per gli altri. E contrariamente a Berlusconi non mi pongo come un modello da imitare, ma sollecito i cittadini a lottare per i diritti insieme a me. La politica non deve essere l'esclusiva di pochi".

Durlante la candidatura del 2019 a sindaco di Parigi, durante la sua campagna elettorale disse: " Sono ricco, non subisco più discriminazioni perché i soldi mi hanno 'sbiancato', ma ho fatto mia la frase della scrittrice e attivista Toni Morisson che diceva 'la libertà serve a liberare qualcun altro'. Allora voglio battermi per chi sta peggio di me, per i ragazzini di origine straniera del mio quartiere che vengono marginalizzati, per i gilet gialli, per difendere il servizio pubblico che Macron vuole smantellare privatizzando tutto. Ormai per vivere a Parigi devi essere ricco. Voglio restituire Parigi a tutti i parigini."

Al Milan dove lui è stato, nel periodo in cui era di Silvio Berlusconi attraverso la Fininvest non ha mai avuto problemi per il suo orientamento politico, opposto a quello del cavaliere, e a tal proposito ha dichiarato: "Se era un problema essere di sinistra? No, Galliani (amministratore delegato di quel Milan, ndr), sapeva e mi lasciava tranquillo. Mi fecero solo capire che leggere la Repubblica davanti a tutti magari non era ben visto".

Non ha lasciato un grande segno nel calcio. Era comunque davvero un buon giocatore, come ce ne sono tanti, ma non un campione, tuttavia la sua carriera dopo l'addio al calcio é stata ricca di soddisfazioni, soprattutto tra i bluff a poker, cinema e le sue associazioni. La finale persa in Champions con il Milan e il docu-film girato durante il mondiale del 2006 sono due tra gli avvenimenti che più risaltano nella sua carriera. Vikash Dhorasoo, il calcio e il bluff.

"No, io non mi sono fatto da solo per niente. Ho beneficiato del modello sociale francese. Mio padre ha perso il lavoro molto presto (lavorava nei cantieri navali, ndr), quando ero ancora un bambino. Io vengo dal sussidio di disoccupazione, dagli aiuti dello Stato alle famiglie, dalla previdenza sociale".
Vikash Dhorasoo