"Io certe volte dovrei fare come Dario Hübner e non lasciarti a casa mai a consumare le unghie."
La frase è tratta dalla canzone 'Hubner', pubblicata per la prima volta nell'album 'Evergreen' del 2018 di Calcutta

Dopo il gol ci vuole una sigaretta. Questa è la storia di un bomber di altri tempi, non convenzionale. Questa è la storia di un uomo chiamato Tatanka (che significa Bisonte), nato a Trieste il 28 Aprile 1967, conosciuto come Dario Hubner, di ruolo attaccante, prima punta. Dario Hubner è l'unico giocatore insieme ad Igor Protti (Rimini, 24 Settembre 1967), anche lui prima punta, ad aver vinto la classifica dei cannonieri di Serie A, B e C1. Hubner la vinse rispettivamente con le maglie di Piacenza, Cesena e Fano, mentre Igor Protti vinse la classifica cannonieri in A con il Bari e in Serie B e C1 (per ben 2 volte) sempre con la maglia del Livorno. Protti ha vestito nella sua carriera le maglie di Rimini, Livorno, Virescit Bergamo, Messina, Bari, Lazio, Napoli, di nuovo Lazio, Reggiana e di nuovo Livorno e nella sua carriera ha vinto una Coppa Italia di Serie C con il Livorno, 1 Supercoppa Italiana con la Lazio e 1 Campionato italiano di C1 con il Livorno. Dopo questa menzione doverosa per Igor Protti, torniamo al protagonista di questa storia, ovvero Dario Hubner, l'uomo chiamato Tatanka.

Le sue origini sono tedesche, come si può intuire dal suo cognome. Suo nonno era di Francoforte e si trasferi' a vivere a Trieste successivamente. Giocava nella squadra del suo paese, la Muggesana, durante il quale all'attività di calciatore alternava quella di Fabbro. Lavorava e giocava. A 20 anni va a giocare nel campionato interregionale con il Pievigina nel 1987/88, segnando 10 reti in 25 presenze. Passa successivamente in C2 al Pergocrema. Poi Fano, Cesena, Brescia, Piacenza, Ancona, Perugia, Mantova, Chiari, Rodengo Saiano, Orsa Corte Franca, Castel Mella, Cavenago. Ha iniziato la carriera in  realtà piccole allenando il Royale Fiore e Atletico Montichiari. 
Quando era ancora Cesena fu cercato dall'Inter, ma poi la trattativa non si chiuse perché l'Inter non riuscì a cedere l'attaccante cileno Ivan Zamorano. Hubner avrebbe dovuto sostituirlo. 

Nel maggio del 2002, dopo essere stato capocannoniere all'età di 35 anni, in Serie A, nella stagione 2001/2002, con la maglia del Piacenza, a pari merito dell'attaccante David Trezeguet della Juventus, viene preso in prestito dal Milan nel maggio 2002 per una tournée estiva americana. Con il Milan gioca 3 incontri in questa tournée senza andare a segno.  Carlo Ancelotti, all'epoca tecnico rossonero, lo vorrebbe nella rosa del Milan come quarta punta, ma il Piacenza non lo cede. Resta a Piacenza, in A, e mette a segno nel 2002/2003, 14 gol, diventando così il bomber più prolifico della storia del Piacenza in A con ben 38 reti complessive. Tutto questo però non basta ad evitare la retrocessione in B  del Piacenza quell'anno.
Hubner è sempre stato un giocatore non convenzionale. Ha dichiarato che durante l'intervallo delle partite capitava spesso che si chiudeva nei bagni degli spogliatoi a fumarsi una sigaretta. Sigaretta che si faceva anche dopo le partite. Si dice anche che Hubner non disdegnava un buon sigaro. E inoltre non disdegna un bel bicchiere di grappa. Molto simpatico un aneddoto che ha raccontato Carlo Ancelotti su di lui mentre era in tournée con il Milan nel maggio del 2002. 

"Era maggio del 2002, e Dario Hubner fu preso in prestito dall'Ac Milan per la tournée in America. Ricordo un aneddoto che successe contro l'Ecuador...Fini' il primo tempo, e al rientro negli spogliatoi, mi accingo a parlare con i ragazzi (da notare che tutti i big erano con le varie nazionali, a prepararsi per il Mondiale 2002), cerco Hubner, e non lo trovo. Chiedo agli altri: che fine ha fatto Dario?...Abbiati mi fa: Mister è dietro il bagno. Aprii la porta, e vidi che stava fumando una Marlboro e vicino aveva una piccola lattina di birra, che si era portato dall'albergo. Gli dissi: ma Dario,che fai? Ti stai giocando una conferma nel Milan, e vieni a fumare e bere negli spogliatoi? Come lo giochi il secondo tempo?... Lui mi guardò ed in tutta tranquillità disse: Mister, sinceramente è una vita che faccio questo, e se non lo faccio non riesco a rendere al meglio. Per quanto riguarda il Milan, son venuto solamente per la pubblicità, in modo che posso allungare la carriera di altri 2-3 anni....A quest'ora ero al mio paese a prendere un pò di fresco. Terza cosa: la vuole una sigaretta?...A quella frase tutto lo spogliatoio cominciò a ridere, e anche io mi feci una bella risata... Era così Dario, genuino al massimo. Pensava solo a star bene con se stesso". 

Di lui il compianto Gino Corioni, suo presidente nel Brescia disse: "Se Hubner avesse fatto una vita da atleta, senza grappa e sigarette, sarebbe stato il calciatore italiano più forte di tutti i tempi". 
Addirittura, un volta fu visto fumare una sigaretta mentre era seduto in panchina, durante il suo periodo al Brescia. Oggi, un simile comportamento sarebbe considerato scandaloso, ma quello era Dario Hubner, un personaggio autentico, genuino, a cui non importava cosa pensassero di lui e per questo controverso. Tutto questo contava meno di zero anche perché, una volta entrato in campo, Hubner dava tutto senza risparmiarsi.

Invece intervistato da "Il Fatto quotidiano" ha smentito diverse dicerie su di lui inerenti al grappino. A tal proposito disse al giornalista che lo ha intervistato: "Guarda questa è una str***ata che hanno scritto in tanti e mi sono trovato a dover querelare diverse testate. Eravamo in Serie A, figuriamoci se ci si poteva bere una grappa negli spogliatoi. Io al massimo, quando il mister aveva finito di darci le indicazioni tattiche nell’intervallo, andavo in bagno con la mia sigarettina e mi facevo due tiri. La grappa me la potevo bere in settimana, magari dopo una bella cena con gli amici, non certo fra la fine del primo e l’inizio del secondo tempo. Io ero un popazzo, non certo un co***one. Ma ho capito che nel mondo oggi più la spari grande e più la gente ci crede".

Prima di diventare calciatore ha fatto il fabbro, montava gli infissi in alluminio. Con il calcio non ci campava all'inizio. Ha cominciato a sentirsi davvero un calciatore quando ha iniziato a giocare con il Cesena.
Nel Brescia ha giocato con Andrea Pirlo e su di lui disse: "
Aveva 16 anni ma si vedeva che aveva qualcosa in più degli altri. Riusciva sempre a lanciare il pallone un metro avanti a te per darti la possibilità di giocare in profondità. Devo dire che era un ragazzo stupendo. Io le partitelle le volevo sempre vincere e i giovani li ho sempre massacrati. Andrea l’ho sgridato, ma per il suo bene, e lui lo ha capito. Aveva un carattere di ferro, si vedeva che voleva arrivare".​​​​​

Sempre nel Brescia è stato compagno di Roberto Baggio e a tal proposito ha dichiarato: "Ho avuto la fortuna di giocare con lui, ma la sfortuna di farlo quando avevamo 35 anni. Lui aveva ancora un piede da extraterrestre, non era più quello che faceva serpentine fra due o tre avversari. Per noi era un idolo, sembrava un sogno averlo accanto. Lui invece si è messo a disposizione degli altri fin dal primo giorno. Lo trattavamo come uno qualunque e lui si era adattato, faceva gli scherzi. Insomma, si è messo subito in condizione di volergli bene. Io lo dico sempre: se fai baruffa con Roberto vuol dire che non ti funziona il cervello".

Hubner si è sempre dichiarato soddisfatto della sua carriera. È felice di essere arrivato in Serie A anche se a soli 30 anni. Ha dichiarato che piuttosto che non arrivarci mai in Serie A, meglio piuttosto. L'unico rimpianto che ha è quello di non essere riuscito a fare nemmeno un minuto con la maglia della nazionale italiana. Mai una convocazione con la nazionale italiana e mai una presenza. Lo avrebbe meritato. 

Ma oggi, Hubner, dopo essersi ritirato dal calcio giocato e dopo aver segnato in tutta la sua carriera più di 300 gol, di cui 38 su rigore, cosa fa? Oggi Hubner è un allenatore di calcio. Oltre a coltivare pomodori e non solo nelle sue terre, vive con la sua famiglia in una cascina ristrutturata a Passarera, a pochi Km da Crema. Qui, insieme alla moglie e ai suoceri gestisce un bar.

E questo è, è stato e sarà Dario Hubner, un uomo chiamato Tatanka. 
Semplicemente Dario Hubner.
"Non ho il rimpianto di non aver giocato in una grande squadra, perché non è detto che se avessi giocato in una big avrei avuto lo stesso rendimento nelle cosiddette provinciali.“   
Dario Hübner