“Una precisa e benvenuta assunzione di responsabilità” è la richiesta formulata all’interno della lettera inviata da Amnesty International e da UsigRai (il sindacato dei giornalisti dell’informazione pubblica) ai presidenti di Lazio e Juventus. Motivo del contendere è la scelta di giocare la finale della Supercoppa Italiana in Arabia Saudita.

Secondo gli autori della missiva, infatti, bisognerebbe dare “il segnale che lo sport, il calcio in particolare, possono essere un veicolo straordinario di valori e un esempio virtuoso di grande importanza per il pubblico e per i tifosi più sensibili, i giovani”. Amnesty International e UsigRai non sono di certo nuovi a tali posizioni, per altro espresse e ribadite più volte, anche nel recente passato: “Già in occasione dell’ultima edizione della Supercoppa tra Juventus e Milan, disputata nel gennaio di quest’anno, le nostre organizzazioni avevano espresso profondo disaccordo per una scelta che avrebbe rafforzato il cosiddetto sportwashing, la strategia adottata da molte nazioni del Golfo, prima tra tutte l’Arabia Saudita, di utilizzare lo sport, ospitando eventi di rilevanza internazionale, per distogliere l’attenzione dalla situazione dei diritti umani”.

Un concetto rimarcato ulteriormente nella lettera fatta pervenire a Claudio Lotito e ad Andrea Agnelli: “Nonostante la grande campagna di comunicazione messa in campo dal governo saudita per accreditare un paese impegnato nelle riforme, la situazione dei diritti umani rimane estremamente preoccupante. Se è stato abolito il divieto di guida per le donne ed è stato riformato l’istituto del ‘guardiano maschile’ da cui dipendeva ogni scelta riguardo alla vita personale e pubblica delle donne, le attiviste che avevano promosso le campagne su quei temi languono in carcere”.

Il testo poi prosegue con l’elenco e i riferimenti a tutta una serie di questioni legate alla repressione indiscriminata dell’intera comunità dei diritti umani, ridotta ormai al silenzio attraverso le feroci sentenze emesse al termine di processi sostanzialmente irregolari, e in relazione alle centinaia di condanne a morte effettuate negli ultimi anni, che hanno reso l’Arabia Saudita il terzo stato al mondo per numero di esecuzioni.

L’accordo stipulato tra la Lega Serie A ed il governo dell’Arabia Saudita prevede lo svolgimento, sul loro territorio, di tre finali della Supercoppa Italiana in cinque anni. In occasione della viglia della scorsa gara, quella tra la Juventus ed il Milan, lo stesso Gaetano Micicchè, in qualità di presidente della Lega Calcio di Serie A, ha avuto modo di affermare che se avesse potuto, anche alla luce di alcuni, gravi, avvenimenti che erano stati portati alla sua attenzione, non avrebbe più sottoscritto tale contratto. Mentre il neo amministratore delle Lega, Luigi De Siervo, ha inteso sottolineare, nel corso di una recente intervista rilasciata a luglio di quest’anno, che la Lazio e la Juventus avrebbero potuto evitare di giocare in terra saudita, solo adducendo “legittimi argomenti per non rispettare il contratto”.

In tutti i casi, anche decidere di non giocare in Arabia quest’anno non potrebbe essere considerata, di fatto, una violazione dell’accordo previsto. E proprio su questo punto le due organizzazioni firmatarie del documento inviato a Lazio e Juventus, e, successivamente, diramato sui social e a mezzo stampa, concludono le loro argomentazioni, sottolineando che scegliere di non far disputare la finale di quest’anno in quei territori, servirebbe unicamente a “subordinare un ritorno in Arabia Saudita solo a fronte di effettive, concrete e misurabili riforme nel campo dei diritti umani, prime tra tutte, la scarcerazione delle decine di uomini e donne in prigione solo a causa delle loro idee e l’introduzione della libertà di stampa”.

Ora la palla torna quindi in mano alle due società che si dovranno affrontare per conquistare il trofeo, ma i giochi sembrerebbero comunque già fatti e quindi, a scanso di eventuali colpi di scena, le due squadre dovrebbero scendere in campo, in Arabia Saudita, all’inizio del prossimo anno, per contendersi la Supercoppa Italiana 2019, nonostante l’accorato e più che legittimo appello appena evidenziato.