“Vincere lo scudetto sarebbe fantastico, non vediamo l’ora di tornare in campo”: sono queste le ultime parole rilasciate ad un portale slovacco da parte di Denis Vavro. Le affermazioni del difensore biancoceleste non lasciano spazio ad alcun equivoco, così come la sua determinazione: Vavro è pronto a riprendersi tutto, con gli interessi.

UN CURRICULUM DI TUTTO RISPETTO
Quando è arrivato a Roma non è stato certamente presentato come un oggetto misterioso: vantava un curriculum continentale di tutto rispetto, condito da diversi successi con la maglia del Copenaghen ed il ruolo di partner inamovibile, in Nazionale, di un centrale stimatissimo in Italia come Skrinjar. Un investimento importantissimo del direttore sportivo della Lazio, Igli Tare: l’investimento più costoso nella storia del reparto difensivo biacoceleste. E tutti questi fattori avevano contribuito a rafforzare l’idea che Vavro si sarebbe senz’altro imposto all’interno della squadra e nel campionato italiano, riponendo quindi, nel calciatore slovacco, aspettative davvero molto alte.

DIFFICOLTA’ DI AMBIENTAMENTO
Complici, però, le più che normali difficoltà di ambientamento tattico e i ritardi patiti in classifica nelle prime giornate, il suo utilizzo forzato è risultato estremamente sconsigliato. Non è stato, purtroppo, sufficiente l’impegno profuso per comprendere l’italiano, conoscere le prime parole e memorizzare i nomi dei suoi compagni. L’esordio nei minuti finali della prima di campionato, contro la Samp, a risultato acquisito non ha certamente lasciato traccia. Alla seconda giornata, nel derby, c’è stata una nuova esclusione. E’ sopraggiunta poi la prima sosta della stagione e il tempo del cosiddetto apprendistato sembrava ormai prossimo alla conclusione. Ma ecco che la gara di Ferrara, alla ripresa del campionato, ha riservato allo slovacco l’ingresso infelice a gara in corso, con la rimonta subìta da parte degli estensi e le prime polemiche e le prime critiche che sono iniziate a piovere, impietose, su di lui.
Vavro ha quindi compreso di dover ricominciare da capo e lavorare sodo per dimostrare il suo valore. Soprattutto in quel di Formello, durante gli allenamenti agli ordini di mister Inzaghi, per imparare il linguaggio calcistico italiano, il sistema di gioco, i movimenti dei suoi compagni. L’Europa League è quindi diventato il palcoscenico di prova per giocare nel suo ruolo, quello di difensore centrale, alternato ad Acerbi, il titolare irremovibile. E se il campo cominciava a togliere ruggine e cattivi pensieri, al buon Denis non è restato altro che pazientare e attendere l’occasione giusta.

L’OCCASIONE DI MARASSI
Un’occasione che è arrivato proprio a Marassi, nello stesso stadio dove l’avventura italiana era iniziata. Questa volta però, c’era da affrontare il Genoa mentre la Lazio, dopo aver battuto l’Inter in casa, era nel pieno di una rincorsa scudetto impensabile ad inizio campionato. Una trasferta ostica, che in passato aveva sempre riservato mille insidie e delusioni. Acerbi è assente per infortunio, e allora Vavro viene schierato titolare al centro della retroguardia biancoceleste: saranno 90 minuti di battaglia vera, con poco più di 40 minuti complessivi di campionato sulle gambe negli ultimi cinque mesi, e una vittoria importantissima conquistata in trasferta, anche grazie alle sue prestazioni. Un’occasione presa al volo, come solo un giocatore di valore e un ragazzo di personalità può cogliere.

LA RIPRESA DELLA STAGIONE
Durante lo stop forzato del campionato, però, ecco un nuovo guaio muscolare, dopo il primo, al collaterale, patito a dicembre. Un infortunio, però, che sembra essere stato smaltito completamente. Vavro da qualche giorno, infatti, è tornato a lavorare con il gruppo, a pieno regime. Ed è quindi a disposizione per questo intensissimo finale di stagione, dove l’apporto ed il supporto di tutti saranno a dir poco fondamentali, viste le sfide ravvicinate e l’introduzione delle cinque sostituzioni per ogni singola gara. La rincorsa, dunque, è già iniziata, e Vavro è pronto per le prossime necessarie rotazioni: una sfida importantissima per il difensore classe 96 per confermare, una volta per tutte, tutto quello che il mondo Lazio si aspettava da lui.