Come ho già avuto modo di raccontare, il mio recente viaggio in quel di Glasgow al seguito della Lazio, impegnata in Europa League contro il Celtic, è stato ricco di episodi, per certi versi sicuramente emozionanti, al di là del risultato. Tra questi non posso non menzionare l’incontro, presso la tribuna stampa del Celtic Park, ed il breve colloquio con il celebre giornalista di Sky Sport, Massimo Marianella.

Cronista professionale ed equilibrato, Marianella è uno dei massimi esperti nostrani di calcio internazionale, specialmente di quello all’ombra della corona britannica. In questo contesto, quindi, è nata l’ipotesi di potergli fare una piccola intervista, in vista della sfida di ritorno tra la Lazio ed il Celtic di giovedì sera, affrontando diversi argomenti e spaziando dalla Lazio ed i suoi impegni europei alla sua nota passione per l'Arsenal, da Simone Inzaghi ed il suo lavoro in quel di Roma alle differenze sostanziali tra la Premier League e la nostra Serie A.

Massimo Marianella, innanzitutto ti ringrazio di vero cuore per aver accettato di concedermi questa intervista. Vado subito al dunque: tra pochi giorni la Lazio affronterà il Celtic in una delicatissima sfida di Europa League. Come arrivano le due squadre a questa partita, anche a fronte di quanto accaduto in Scozia?
"Beh, la Lazio è più forte. Anche abbastanza nettamente. Io credo che ci sia la logica del risultato alla base di quel pizzico di delusione tornando da Glasgow, ma la Lazio ha fatto un'ottima partita. Se il tiro di Correa, finito sul palo, fosse invece terminato in rete, avremmo parlato di 'impresa Lazio'. È chiaro che questo costringe la squadra capitolina a dover recuperare e vincere, ma fondamentalmente la Lazio è più forte. E secondo me lo si è visto anche a Glasgow".

In caso di un risultato positivo da parte della formazione biancoceleste, quali possono essere le reali ambizioni della squadra guidata da Simone Inzaghi in questa competizione? Fermo restando che, ovviamente, non conosciamo ancora le squadre che retrocederanno dalla Champions League e che andranno a rivestire un ruolo certamente importante nella fase ad eliminazione diretta dell'Europa League.
"Io l'ho detto anche nel corso della telecronaca: secondo me la Lazio deve pensare di poter vincere l'Europa League. Non sappiamo chi scenderà dalla Champions League ed è chiaro quindi che non possiamo fare pronostici. Ma la Lazio è una squadra strutturata che può pensare di poter ambire a vincere il trofeo. Poi è normale, bisogna anche avere un minimo di fortuna nei sorteggi, ma secondo me si, è una squadra strutturata per ambire alla vittoria finale".

Quanto accaduto in quel di Glasgow è una nota un po' dolente che si è, purtroppo, ripetuta più volte in questo inizio di stagione della Lazio. Disattenzioni e cali di concentrazione che sono spesso risultati fatali e sui quali, comunque, Simone Inzaghi ed il suo staff stanno intervenendo. Ma è davvero solo questo il problema? E alla luce di tutto ciò, questa Lazio può davvero ambire al quarto posto in campionato?
"Assolutamente sì. Ce lo dicono anche le partite giocate fino ad ora. La Lazio è una squadra con tante soluzioni. Ha un buonissimo allenatore e giocatori di grande livello. Quindi assolutamente s', la Lazio deve provare a vincere l'Europa League e può ambire senza alcun dubbio al quarto posto. Con grande convinzione. Poi è chiaro che qualche risultato non è andato nella direzione in cui si voleva per disattenzioni o episodi. Ma questi sono problemi che hanno anche altre squadre. La Lazio ha comunque delle alternative. Certo, bisognerà vedere se questa soluzione della rotazione sia positiva o meno. Io questo non posso saperlo. Ci sono alcuni giocatori che io faticherei a mettere da parte, lo dico francamente. Ma al di là delle rotazioni, la squadra gioca un buon calcio, ha delle valide alternative. Nel corso di alcune partite che ho avuto modo di commentare, Simone Inzaghi ha anche apportato due o tre accorgimenti che si sono visti chiaramente e che, con il suo metodo, hanno portato dei risultati. E quindi non mi sembra assolutamente che si possa dire che la squadra abbia dei punti deboli tali da vanificare tutto questo. La Lazio può certamente ambire ad essere protagonista, tanto in Serie A quanto in Europa League".

Abbiamo giustamente citato Simone Inzaghi ed il suo lavoro. Il tecnico biancoceleste però, al termine dello scorso campionato, era ormai dato in partenza dalla Lazio ed è stato più volte accostato a diversi club importanti della Serie A. Cosa pensi del tecnico piacentino? Ritieni sia pronto per una grande squadra, magari anche all'estero?
"Ma la Lazio è già una grande squadra. Simone Inzaghi allena già un club importante. Per storia, per tradizione, per organico, la Lazio è già una squadra di grosso calibro, che Simone Inzaghi sta allenando molto bene e con la quale ha già vinto dei trofei. Come ho detto poco fa, nelle partite che ho commentato si sono anche viste quelle due o tre mosse che hanno inciso notevolmente sulla squadra. Io sono un grande sostenitore di Inzaghi. Secondo me è un ottimo allenatore. Una bravissima persona ed un professionista già pronto per una grande squadra anche dal punto di vista comportamentale, capace di gestire molto bene un po' tutto: i giocatori, l’ambiente, la stampa. Quindi assolutamente si ma, ci metto una virgola: lui è già in una grande squadra. Poi un giorno potrà anche decidere di cambiare, io questo non lo so. Le dinamiche del calcio sono anche queste: un giorno stai qua, un altro giorno stai la. Ma lui è, comunque, già in una grande squadra ed in una struttura di grande livello, che secondo me merita pienamente".

Mi permetto di saltare di palo in frasca: tu sei considerato, a ragion veduta, uno dei cronisti più esperti di calcio internazionale ed in special modo di quello inglese. Un tempo la Serie A era visto come il torneo più bello del mondo, ma nel corso degli anni la differenza tra il nostro campionato e la Premier League si è acutizzata enormemente in favore di quest’ultima. Cosa è accaduto? Quali sono stati i fattori determinanti di questo sorpasso in termini di visibilità, spettacolarità e tasso tecnico?
"Purtroppo, come spesso accade, è un fattore di soldi. Questo avviene dove c'è un potere economico importante insieme alla capacità di saperlo usare con lungimiranza ed intelligenza. Gli inglesi lo hanno fatto. Hanno aggiunto alla storia e al fascino meraviglioso del calcio inglese, di cui io sono un grande appassionato, un potere economico che hanno saputo sfruttare bene. Oggi, per i nomi che le squadre hanno per richiamare l'audience nel mondo, per il numero di tifosi che hanno nel mondo, per i prodotti di merchandising venduti nel mondo, gli inglesi non hanno assolutamente rivali. E quindi anche la vendita dei diritti del calcio inglese offre alle squadre del campionato, grazie alla famosa divisione della torta, l'opportunità di comprare nuovi giocatori, di rinforzarsi e di attirare grandi allenatori. Accrescendo ulteriormente il livello di questo campionato e del prodotto 'calcio inglese'. E tutto questo lo hanno fatto con grande lungimiranza. L'Italia ha perso una grande occasione, qualche anno fa, quando la Serie A era un campionato di grande riferimento e tutti volevano venire a giocare nella massima serie nostrana. Purtroppo chi ha gestito il prodotto 'calcio italiano' non ha, come dire, allargato un pochino la possibilità a tante squadre di trarne dei benefici economici. Ecco qual è stato, in pratica, il trucchetto, il segreto, in Inghilterra: loro fanno si che anche le squadre meno blasonate abbiano dei ritorni economici tali da potersi strutturare meglio dal punto di vista qualitativo e tecnico-tattico. E questo significa avere un campionato più equilibrato, con squadre più forti globalmente. Diventando quindi il campionato più bello del mondo".

Parlavi di storia, pochi istanti fa. E allora ti chiedo, quale potrebbe essere, storicamente, la favola calcistica britannica più emblematica e particolare, secondo te? La classica vicenda che andrebbe raccontata più e più volte agli appassionati di calcio di tutto il mondo?
"Io fin da piccolo sono stato affascinato da questo mondo e da questo campionato per tanti motivi. Non per una singola storia. Perché c'è una tradizione, perché c'è una passione e perché c’è un modo di vivere l’evento che è diverso da quello che viviamo e conosciamo noi in Italia. A me piace di più quel tipo di tradizione e quel tipo di storia. Poi, ovviamente, se mi chiedi di uno stadio, io dico sempre, anche a chi non è appassionato di calcio inglese o di calcio in generale, ma a chi è semplicemente appassionato di sport, che una volta nella vita dovrebbe andare all'Anfield Road. Perché è un altro mondo, è un'altra sensazione. Ecco, una visita in quel luogo ti comunica tante cose e senti sostanzialmente la storia che ti salta sulle spalle".

Liverpool, Chelsea, Tottenham e Arsenal: dopo il dominio incontrastato delle squadre inglesi nelle competizioni europee l'anno scorso, è lecito aspettarsi la medesima situazione anche al termine di questa stagione? O le altre squadre, nello specifico le spagnole o le italiane, potrebbero tornare ad inserirsi per ambire alla vittoria di uno dei due trofei messi in palio dalla UEFA?
"Non lo so. Non credo che le squadre inglesi l'anno scorso abbiano dimostrato di essere improvvisamente più forti, così come non erano più deboli qualche anno fa, quando non arrivavano neanche ai quarti di finale. Le coppe europee sono meravigliosamente strane, nel senso che se tu hai una squadra fortissima che arriva a marzo e in quelle due settimane, che devi giocarti le sfide ad eliminazione diretta, ti vengono a mancare due calciatori, rischi di non passare il turno. La realtà delle coppe europee non la prenderei in considerazione come indicazione globale. Cioè, se quest’anno hanno vinto le inglesi non significa necessariamente che siano le più forti. Così come non significa che fossero più deboli nelle stagioni precedenti. Io credo che quest'anno ci siano delle squadre italiane che possono fare molto bene nelle varie coppe. Ti dicevo della Lazio, che penso possa fare bene in Europa League. Così come la Juventus in Champions League. Non sappiamo ad esempio se l'Inter passerà il turno o scenderà in Europa League, diventando quindi una delle favorite per questa competizione. Io credo che quest'anno il calcio italiano proponga delle squadre, così come la Roma o il Napoli, che sono tendenzialmente abili e arruolabili per essere delle protagoniste. Poi se lo saranno fino in fondo o se riusciranno a sollevare il trofeo non lo so. Ma saranno certamente delle protagoniste. E lo stanno dimostrando anche i risultati che stanno ottenendo".

Come hai sottolineato giustamente tu, l’atmosfera degli stadi britannici è molto particolare. Ad esempio quella del Celtic Park era a dir poco elettrizzante, se non addirittura mozzafiato. Quando sono entrato al suo interno mi tremavano, letteralmente, le gambe. E non c'era ancora nessuno. Quando poi si è riempito, con gli oltre 60.000 spettatori presenti, è diventato una vera e propria bolgia a sostegno, ovviamente, della squadra di casa. Quanto può aver influito questo aspetto nel risultato finale e nell'approccio alla sfida delle due squadre in occasione della trasferta della Lazio in quel di Glasgow?
"Potrebbe aver influito nel senso che l'impatto di uno stadio del genere fa sempre un certo effetto, a chiunque. Ma è anche vero che questi calciatori sono abituati a giocare in grandi palcoscenici, con grande pubblico. Quindi, in un certo senso potrebbe aver influito, ma non troppo. Diciamo che un effetto del genere aiuta a creare un grande evento e a poter godere, tutti noi, di questo grande evento. Ma non è necessariamente, come dire, intimidatorio. Ci sono tanti giocatori, ad esempio, anche della stessa Lazio, che hanno detto chiaramente che venivano esaltati da un ambiente così. Che a volte, quindi, ti aiuta e non ti impaurisce necessariamente".

Parlando di tifo però, non posso non domandarti a questo punto, come nasce la tua più che risaputa passione per l’Arsenal e qual è stata la prima partita dei Gunners alla quale hai assistito dal vivo?
"Ti dico la verità, io sono sempre meno tifoso e sempre più appassionato. Nel senso che il tifo mi appartiene molto meno, e un po' mi dispiace, perché sento quasi di aver perso qualcosa, ma sono appassionato, perché mi piace vedere grandi partite di diverse squadre. Nei prossimi giorni, ad esempio, sarò presente a Dortmund per la partita tra il Borussia e l'Inter, e sono certo che mi coinvolgerà. Perché questi sono grandi scenari. Che io da piccolo abbia avuto i Gunners nel cuore non è di certo un segreto. La prima partita che ho visto è stata un Arsenal-Tottenham, ma avevo poco più di dodici anni. E diciamo che ho cominciato bene"

Allora direi che potremmo chiudere con tre velocissimi pronostici: chi vince la Serie A, chi vince la Premier League e come finirà giovedì sera, allo Stadio Olimpico?
"Io non sono uno scommettitore, perché i pronostici li sbaglio sempre tutti. Quindi mi stai mettendo un po' in difficoltà. All'inizio della stagione avevo detto che il campionato in Italia avrebbe potuto vincerlo l'Inter. Credo che la Premier la vincerà il Liverpool. E sono abbastanza sicuro che la Lazio batterà il Celtic".

Perfetto, Massimo. Io ti ringrazio ancora tantissimo per il tempo che hai inteso concedermi. Per me è stato veramente un immenso piacere poter parlare con te.
"Grazie a te. Un grande abbraccio"