Immerso nei suoi pensieri Marco avrà visto e rivisto in mente sua la fulminea triangolazione stretta propiziata all'ultimo minuto dell'extratime da Adem Ljajić per la rete di Iago Falque, il rapace, per dirla come la #Gazza. Terza sconfitta su tre, si può dire la più immeritata delle tre, per ammissione degli stessi ospiti: 

ma forse è lo scotto da pagare al doppio salto di categoria ed alla radicale rifondazione della rosa, conclusasi solo a pochi giri d'orologio dal gong di fine mercato, estenuante, estenuato, fin troppo stirato, a fine agosto. Poi le nazionali e l'accoglienza ai nuovi, quasi tutti impegnati nei vari giri delle rispettive rappresentative.

Magari al compimento del suo 54° compleanno in una data indelebile, l'11 settembre. Con nelle orecchie la voce stridula di sua maestà Janis Joplin, in coda alla sua estate più inebriante:

One of these mornings You’re going to rise, rise up singing You’re going to spread your wings Child, and take, take to the sky Lord, the sky

Una di queste mattine Ti alzerai, ti alzerai cantando Spiegherai le tue ali Bambino, e prenderai, prenderai il volo verso il cielo Signore, il cielo.

Complimenti ne arrivano come se piovesse, e lo scroscio era stato torrenziale e per buoni 10 minuti dal calcio d'inizio alle 18:06 e prima fin dallo scoccare delle 18.

Tanto che Eurosport, non telemadonnadellasalute, aveva messo in fila i tabellini e twittato della maledizione che sembra incombere sulla Strega che, teoricamente, dovrebbe essere esperta di controfatture ed invocazioni ancestrali bit.ly/2xXTH6c 

E pure lo stesso Urbano, Cairo, e Miha[jlovic] non si erano lasciati incantare dal risultato strappato persino inaspettatamente al cospetto di un Torino Club Benevento unitosi agli ospiti convenuti in visita alla città e pellegrinaggio alla memoria del Grande Torino. Eppure la circostanza non sembra convincere fino in fondo l'allenatore beneventano che, pur lusingato, a caldo aveva ripetuto due concetti semplici semplici che cito:

molto bravi i ragazzi ma poche scuse, o ci si abitua alla differenza di categoria o si soccombe alla categoria [non testualmente, questo il succo]. E testualmente: 

Dobbiamo trovare la giusta serenità per trovare le giocate importanti. Se il Benevento sta basso il gol lo prende. La squadra deve stare lontano dall'area facendo calcio [lo fa, ndr, e comincia a farlo come nella passata stagione, almeno per qualità dell'assetto sul campo]. La squadra deve capire che ci sono dei momenti della gara che devi saper gestire perché a squadre come Torino, Napoli o Juve non gli occorre creare tante occasioni per segnare. La differenza sta tutta lì. Non bisogna perdere l'entusiasmo perché sento che siamo sulla strada giusta. Per fare delle imprese nella vita bisogna avere un po' di pazzia e a tutti dico di non perdere l'entusiasmo”.

Questa seconda precisazione guarda al calendario: domani al San Paolo contro il Napoli, mercoledì in casa contro la Roma, domenica a Crotone nella prima gara spartiacque della stagione, poi l'Inter in casa il 1° ottobre e la seconda gara spartiacque a Verona dopo la sosta, il 16.

No, non si deve abbassare la guardia. In nessun caso. Il presidente e la piazza sono stretti al proprio allenatore, molto amato in città, nonostante i rumors di un possibile esonero, vagliati da Alfredo Pedullà normalmente non aduso a contar balle. Una talpa fantasiosa? Un millantatore sopravvalutato? 

Fatto sta che Marco tornerà a calcare quel campo in cui, da calciatore, fu autore del gol di testa che, il 20 aprile di 27 anni fa, su pennellata di Diego Armando Maradona, cucì il secondo ed ultimo scudetto sulle maglie del Napoli. Del Napoli alle soglie dell'epilogo dell'era di D10S. Quella affacciata sul precipizio di fallimenti e retrocessioni senza ripescaggi che ha preceduto, per lustri, l'età dell'oro del soccer by Aurelio De Laurentiis. Difficile dire se meno forte od ugualmente forte di quello, al momento meno vincente.

La foto postata rende l'idea del clima che si respira in queste ore in terra sannita che, per comodità, si potrebbe schematizzare così:

i molti tifosi del Napoli sono sottocoperta, sono tifosi dell'una e dell'altra, talora più azzurri talaltra più giallorossi, non sanno bene come reagiranno pur presagendo;

i molti già tifosi delle milanesi e dell'altra torinese un po' si fregano le mani un po' sfottono i partenosanniti.

Eppure c'è un altro legame che unisce le due terre, storicamente autonome e quasi mai riunite dallo stesso principe o confine, se non dalla proclamazione del Regno d'Italia il 17 marzo 1861, di cui la Provincia di Benevento, istituita il 25 ottobre 1860, fu tra le prime riconosciute. Un mite ragazzo di Ceppaloni che ebbe un sogno. Non si tratta dell'attuale sindaco Clemente Mastella ma di un suo nipote, nei paesi si è tutti parenti grossier, che si vedeva giocava bene al calcio ma era amato per la sua semplicità, manifestata anche durante la fulminea malattia che lo ha reciso in età troppo prematura, stroncandolo in poco più d'un semestre il 15 febbraio 2013, lo stesso giorno della Meteora di Čeljabinsk:

Carmelo Imbriani, cresciuto nelle giovanili del Napoli, quello sull'orlo del precipizio, ed approdato a Benevento per essere adottato, da calciatore prima, da allenatore delle giovanili poi, dalla famiglia Vigorito. Pareva impossibile. Carmelo ha sognato questo derby esattamente in questa categoria.