Come tifoso rossonero assisto con un certo distacco a quello che sta capitando adesso al Milan, la voglia di investire da parte della proprietà con il freno a mano tirato non induce certo all'ottimismo per il futuro. Ci vorrebbe un altro tipo di proprietà, ma da quello che sta capitando all'Inter i famosi magnati provenienti dall'estero al momento non sembrano l'ancora di salvezza per salvare il giocattolo Calcio in salsa italiana. In fondo non si può dar loro torto, nell'attuale situazione i costi di una società di Calcio di alto livello sono fuori controllo e in gran parte questo sfascio è dovuto alla legge Bosman che ha consegnato ai procuratori e ai loro assistiti i calciatori un potere di condizionamento che di fatto mette le società di Calcio alla loro mercé. Le società di Calcio subiscono questa situazione per un ostinato opportunismo di fondo che le vede contrapporsi in maniera sempre antagonista sul palcoscenico del Calciomercato, sono sempre pronte a partecipare ad aste per assicurarsi giocatori che per svariate ragioni volontarie o meno si trovano a fine contratto. Per strappare contratti sempre più lucrosi è invalsa l'abitudine nei procuratori di spingere i loro assistiti ad arrivare vicino alla fine dei contratti in modo da mettere le società di Calcio con le spalle al muro e rinnovare a condizioni più vantaggiose, il timore di perdere i giocatori validi a zero spinge quasi sempre le società calcistiche ad accontentare il binomio procuratori-calciatori. Questa situazione sta portando i costi della manodopera pallonara a livelli insostenibili per il sistema Calcio. La tanto vituperata Superlega non è che una reazione un tantino sgangherata di società calcistiche che non vogliono decidersi a sedersi ad un tavolo comune per darsi delle regole comuni per frenare gli stipendi dei calciatori. I casi Donnarumma e Calhanoglu e in prospettiva quelli di Kessie e Romagnoli sono figli di una situazione in cui le società calcistiche agiscono individualmente contro la casta procuratori -calciatori dovendo alla fine soccombere ai voleri di quest'ultima. In Italia tutte le squadre di vertice hanno il problema di avere giocatori in scadenza di contratto e per tutte vi è l'annosa questione di doverli rinnovare dovendo fare i conti con una concorrenza pronta ad inserirsi nel momento in cui vi è distanza tra la domanda e l'offerta. Non penso si possa andare avanti con questa situazione di disagio per le società di Calcio, volente o nolente prima o poi qualche forma di autoregolamentazione le società di Calcio dovranno darsela nell'ingaggiare i giocatori se non si vorrà che la situazione attuale, che vede alcune grandi squadre alle prese con complesse situazioni finanziarie, diventi un piano inclinato non più reversibile se non con un drastico ridimensionamento del mondo del pallone. Ritengo che adottare una forma di draft minimo, attraverso un accordo privato tra tutte le società di Calcio della serie A, che preveda che le squadre che si qualificano per la Champions non si impegnino ad ingaggiare i parametri zero fino alla definizione della griglia per la Champions successiva, un compromesso di questo genere potrebbe essere accettabile per il nostro sistema Calcio,  non sarebbe una misura definitiva  ma a scadenza temporale (facciamo tre anni), trascorsi i termini si valuteranno gli impatti sul comparto della Serie A e si deciderà se valga la pena o meno continuare con una limitazione di questo tipo. Tutte le squadre sono a rischio di perdere giocatori importanti con la fine del loro contratto, non avendo lo sbocco delle squadre qualificate per la Champions si limiterebbero di molto le occasioni per i calciatori che si vogliono liberare a parametro zero,per le leggi di mercato significherebbe strappare meno soldi e di conseguenza aver minor potere contrattuale da parte del binomio calciatori-procuratori. Bisognerebbe che qualche sistema calcistico adottasse questa misura per il proprio mercato interno e se fosse migliorativa per il comparto indigeno pallonaro estenderla in compartecipazione ad altri sistemi Calcio attigui. Tagliamo la testa al toro, non sarebbe, dal mio punto di vista, malaccio l'idea che l'Uefa e l'ECA si siedano attorno ad un tavolo e raggiungono un accordo in base al quale chi partecipa ai gironi di Champions senza passare per le prequalifiche non ingaggi parametri zero fino alla composizione della griglia successiva dei partecipanti alla massima competizione europea per club. Adottare qualche forma di draft nella movimentazione dei calciatori è l'unica maniera per uscire dalla palude finanziaria in cui si è impantanato il Calcio nel Vecchio Continente, agire sul fronte economico del pallone è sostanzialmente una perdita di tempo come ha dimostrato il fair play finanziario, ma anche adottando misure di salary cup si avrebbe lo stesso risultato, sono troppe le scappatoie che consente il denaro per pensare di poterlo imbrigliare. Il parametro zero qualche anno fa rappresentava lo scarto del Calciomercato, giocatori mediocri o a fine carriera ne erano i maggiori rappresentanti, con il crescere dell'importanza di alcuni procuratori il parametro zero ha finito invece per essere usato da quest'ultimi come mezzo di pressione per imporre il proprio interesse a scapito di quello delle società di Calcio e se non vi si pone rimedio la situazione non potrà che peggiorare. Un accordo volontario tra le società di Calcio nel darsi un limite nell'ingaggiare i parametri zero potrebbe porre fine alla stortura di usare il fine contratto per strappare ingaggi sempre più lucrosi. Chi si qualifica per la Champions incassa più soldi, in base a questa situazione più favorevole potrebbe concedere a chi non può contare su queste entrate economiche supplementari di avere un accesso privilegiato verso i giocatori a fine contratto, non sempre perseguire il proprio interesse a testa bassa poi è funzionale nel sistema in cui si opera, il Calcio professionistico ne è un esempio lampante,decenni nel farsi le scarpe per ingaggiare i migliori calciatori non ha fatto che arricchire quest'ultimi indebitando le società di Calcio oltre misura. Limitare lo sbocco dei parametri zero limiterebbe molto l'azione dei procuratori, paradossalmente il calciatore con un draft che limita la movimentazione dei giocatori avrebbe più interesse ad accordarsi con la società di appartenenza per il rinnovo a prezzi più contenuti per attrarre società più ricche interessate a lui. La situazione attuale sembra favorire le società calcistiche più ricche, ma le spinge a continuare ad alzare il tetto per gli ingaggi, la situazione cambierebbe se esistesse un draft per la limitazione della circolazione dei parametri zero, il PSG ha ingaggiato Donnarumma pagando la commissione al suo procuratore e assicurandogli un ingaggio spropositato per un portiere ancora alla ricerca della sua vera dimensione, la squadra parigina a sua volta però deve fare i conti con Mbappè che vuole cambiare aria e per trattenerlo non difficile immaginare che bisognerà proporgli un rinnovo da capogiro. Con un draft volontario accettato da tutte le squadre le squadre europee che escluda l'ingaggio di parametri zero da parte di chi partecipa alla Champions in prima battuta Donnarumma avrebbe rinnovato con il Milan con un ingaggio contenuto se poi avesse voluto essere venduto più facilmente ad una squadra messa meglio finanziariamente del Vecchio Diavolo e guadagnare di più, analogamente Mbappè rimarrebbe al PSG senza fare troppi capricci per la semplice ragione che chi può pagargli lo stipendio che ora gli passa lo sceicco di solito si qualifica per la Champions.
Con l'introduzione di un draft minimo che limiti la circolazione dei parametri zero al di fuori di chi si qualifichi alla Champions in prima battuta restituisce alla società calcistiche il coltello dalla parte del manico, i calciatori bravi se vorranno arrivare nelle squadre che vanno per la maggiore dovranno accordarsi con le società di appartenenza se non vorranno ritrovarsi a fine contratto a dover scegliere destinazioni di minor caratura con tutti i rischi che comporta andare ad esibirsi in palcoscenici periferici al grande Calcio.