Non è la prima volta che scopriamo di calciatori di prima fascia impelagati nel giro delle scommesse illegali; Ricky Albertosi chiese un prestito al presidente del Milan Colombo, il quale, credendo di aiutarlo a risolvere un suo debito, non si curò nemmeno di occultare il suo gesto. In realtà quel denaro serviva per scommettere su risultati del campionato e a nulla valse la presunta buona fede di Colombo: soldi suoi, reato consumato e responsabilità oggettiva: tutto ciò che bastava a considerare  come unico esito possibile la retrocessione in serie B di un club impegnato a rinforzarsi per vincere (già versato l'acconto per Bruno Giordano e opzionato l'acquisto di un certo brasiliano di nome Falçao).

Oggi le cose vengono considerate e presentate in maniera diversa e bisogna riconoscere (alla luce di quel che finora sappiamo) che le scommesse non erano legate a un meccanismo implicante l'alterazione delle partite, ma al divieto di farle per soggetti tesserati e all'utilizzo di certe piattaforme di betting.

Colpisce il fatto che i primi nomi pubblicati appartengano a giovani calciatori che, nell'immaginario di tutti gli appassionati di calcio, apparivano come privilegiati dal destino oltre che da qualità proprie. Cosa chiedere di più dalla vita quando questa ti dà tanto e subito?

E' ipotizzabile che vengan fuori altri nomi, forse tanti altri nomi. A quel punto, con una più chiara idea sulle dimensioni del fenomeno, sui comportamenti rientranti in una precisa fattispecie o su altrettanto significative differenze, sui volumi di danaro impiegati, forse trarremo gli elementi necessari a fornire un quadro esplicativo di ciò che è successo.