Il Milan è una squadra di calcio giovane e guidata da un tecnico che mai aveva vinto alcun titolo prima della stagione appena conclusa. Negli ultimi cinque o sei anni sono arrivati tre nuovi proprietari accompagnati dalle proprie filosofie gestionali e tutti dichiaranti (con maggiore o minore chiarezza) lo scopo ultimo: riportare in alto il club rossonero.
Il primo, un semi-sconosciuto cinese, Yonghong Li, affidò al duo Fassone/Mirabelli il compito di far capire che una squadra che aspira al vertice deve pagare senza perder tempo quel che viene chiesto per i cartellini dei giocatori e, cosa più importante, far lievitare il monte-ingaggi fino al livello dei top clubs europei. Peccato che per realizzare tal geniale disegno i danari siano volati via troppo velocemente e sia stato necessario farsene prestare...
Da chi? Dal Fondo Elliott.
Scadenze non rispettate, liquidità azzerata e debito superiore al valore patrimoniale hanno spinto Elliott a esercitare senza esitazioni la garanzia posta sul pacchetto azionario e ad impossessarsi del Milan.
La famiglia Singer, titolare del Fondo suddetto, ha dato incarico a un signore sudafricano, Ivan Gazidis, di avviare l'opera di risanamento dei conti e di individuare le figure più adatte per la ricostruzione tecnico/sportiva di una squadra allo sbando. Dopo varie tribolazioni, incomprensioni e litigi, tutti originati dalla necessità di misurare ogni passo col metro tenuto in mano da Gazidis, dopo aver rispedito a Parigi Leonardo, dopo l'addio di uno sdegnato Boban e la sostituzione di uno sfortunato Gattuso con un provvisorio Stefano Pioli, sembrava evidente il fallimento delle scelte tecniche e l'urgenza di nuovi provvedimenti dettati da Ivan il Terribile: via l'ultimo superstite (che finora non avevo nominato), Paolo Maldini: dentro Ralf Ragnick da mettere a capo dell'intera struttura tecnica.
Sappiamo perchè non sia andata così. Maldini ha superato le precedenti timidezze e ha sostenuto squadra e allenatore che hanno risposto con l'orgoglio di chi difende la propria dignità e iniziato a macinare gioco e risultati riuscendo perfino a sminuire il piano di Gazidis, costringendolo (e forse convincendolo) a scendere a patti. Ogni dubbio di casualità o di anomalia dovuta alla realtà pandemica è stato fugato dal campionato successivo concluso al secondo posto e definitivamente spazzato via dalla vittoria dello Scudetto. Lavorare insieme, collaborare, si è rivelato più produttivo (e vincente) del rispetto di un oramai astratto e rigido ordine gerarchico che sovrintenda a scelte e persone.

Ma non c'è tempo per soffermarsi a indagare sulle ragioni e sui meriti della vittoria appena conseguita. Elliott è già avanti e ha deciso chi rileverà il Milan: un altro Fondo americano, Redbird. Con il volto e attraverso le parole di Gerry Cardinale viene annunciata la nuova strada (anzi le nuove strade) che il Milan percorrerà nei prossimi tempi. Il palcoscenico sportivo, la squadra e i suoi simboli, la crescita e le vittorie saranno veicolati in ogni settore mediatico e dell'intrattenimento in un rapporto interattivo con i tifosi di tutto il mondo e che intende investire su aspetti sino ad oggi trascurati o poco conosciuti: dalle magliette e sciarpe dello store (materiale o web) ci si allargherà al gaming, alle nuove valute, alle credit cards dedicate, a tutta l'iconografia e chissà che altro.
E' trascorso un lustro dalla fine dell'era berlusconiana e, a sentire Cardinale, ci troviamo all'inizio di una nuova
Nessuno di noi può sapere quante probabilità ci siano che tutto ciò si avveri e nemmeno sono sicuro che mi piacerà. Conservo ancora il poster del Milan che affrontò il suo secondo campionato di serie B e gli sono affezionato quanto e più che ad altri ricordi di Milan vincenti; forse perchè mi avverte che la mia fede rossonera deve restare ben salda nonostante gli alti e i bassi della storia. Al contempo, mi insegna anche a non porre pregiudizi sul futuro e, qualunque esso sia, attenderlo con fiducia. Non sono certo che mi piacerà ma potrebbe pure piacermi.

E' una divagazione di cui mi scuso e torno a occuparmi del motivo che mi ha spinto a scrivere queste righe...
E' mai possibile che, a fronte dei cambiamenti che stanno determinando il futuro del Milan, in tanti (troppi) stiano recriminando sul mancato arrivo di Botman, sul budget che neanche conosciamo, sull'arabo che spende mentre l'americano guadagna, sulla dirigenza#out!
Ho ripercorso cinque anni di Milan non certo per spiegare la realtà di fatti che conoscete meglio di me, non certo perché io pensi che essere milanista significhi accettare ogni situazione societaria con fiducia acritica. L'ho fatto per ricordare a me stesso e agli altri che il Milan non è quel carro su cui salire o da cui scendere a seconda dei risultati raggiunti ma come il mio carro, a volte brillante e altre volte scalcinato e da cui scendere solo per aiutare a spingere. Siamo e saremo sempre parte del Milan: lo siamo sempre stati! Anche quando abbiamo schierato Blissett centravanti!
Spero proprio di evitare qualsiasi interpretazione che concluda nel delirio di una mia lezione di milanismo. Non esiste, non è nelle mie intenzioni e, sinceramente, cadrei nel ridicolo. Semplicemente mi infastidiscono i giudizi capitali basati su piccolezze e incomprensioni: perdiamo Sanches o non compriamo Dybala e la dirigenza non è capace e deve andare a casa; non vinciamo la prima contro l'Udinese e Pioli dovrà andare a casa; Cardinale non lo vogliamo se non fa il regalone di mercato: torni in America!
Piccolezze rispetto alla prospettiva di un cambiamento epocale; incomprensione riguardo un modo di procedere cui non siamo abituati.

Ma perchè non concedersi un minuto per assaporare quel che già abbiamo raggiunto?
Per molti non c'è tempo perchè l'Inter ha preso Lukaku e la Juve Di Maria e Koulibaly! Nonostante siano almeno due anni che il Milan fa un mercato indipendente, senza aste e senza farsi condizionare dall'esterno. Concentrazione massima sull'obiettivo prescelto ma altrettanta coerenza nella salvaguardia dei paletti preposti e ogni eccezione dovrà confermare la regola. Ne abbiamo già avuto esempio e non si sono prodotti disastri.
A quelli più preoccupati dalle vicende di mercato riporto qui la risposta data in radio da Ciccio Graziani a un tifoso rossonero frustrato dall'immobilismo del Milan: "Non arriva Botman? Arriverà un altro forte quanto lui o più forte ancora! Siete il Milan, siete i Campioni d'Italia, avete persone che hanno saputo trovare sconosciuti e farne signori giocatori! Non è il Milan che deve correre, sono gli altri"!
Un semplice richiamo all'ottimismo ispirato alla realtà e all'identità che, quando l'ho sentito, mi ha dato soddisfazione come se l'avesse detto una bandiera del Milan invece di un cuore granata/viola/giallorosso.
Sarò troppo tranquillo, ma non penso di dover perder tempo a preoccuparmi. Il Milan di quel poster che ho citato prima racchiudeva la formazione che disputò la Serie B ( quella dell'82/83, preceduta da un Milan salvo alla fine della sua partita ad aspettare impotente che un rilancio con le mani di Luciano Castellini consegnasse al Genoa un calcio d'angolo...); veniva dopo una delusione enorme accompagnata dalla beffa del destino. Ma allora, più di oggi, ogni nuova situazione rappresentava un nuovo inizio e niente e nessuno poteva impedirmi di godermela come una tra le tante avventure cui la storia rossonera già mi aveva, e poi ancora mi avrebbe, coinvolto.
Perchè rinunciare a godermela ancora?