Ho letto le dichiarazioni di Gazidis sulle azioni da intraprendere per la riorganizzazione societaria del Milan e ritengo che molti tifosi e commentatori abbiano tratto troppi argomenti dal sapore entusiastico e sottovalutato l'impegno e la durezza del lavoro che sono necessari per tradurre in realtà le migliori intenzioni.

Intanto, quando si tratta di risanare e rilanciare una moderna Società di calcio, bisogna evitare la dicotomia tra la sfera sportiva (giocare, giocare bene, vincere) e quella economica (come e dove trovare i mezzi per poterlo fare). E' un equilibrio non semplice da conseguire, soprattutto quando il valore di un bene risiede più nelle emozioni che suscita che nelle fluttuazioni del Mercato.

Pur ritenendomi un tifoso appassionato che vorrebbe tornare a vivere presto le gioie delle grandi vittorie, ho trovato rassicuranti le parole del nuovo AD del Milan; ancora di più se penso a dove rischiavamo di finire solo poco tempo fa, quando avanzavamo con gli occhi bendati verso un baratro, guidati solo da voci che evocavano nuove età dell'oro da conquistare con danari e investimenti senza fine.

Preferisco la chiarezza di Gazidis. Non lavora solo per il Milan, lavora anche per un fondo finanziario/speculativo. Il suo compito è quello di creare valore economico duraturo e spendibile attraverso la creazione di una struttura capace di autosostenersi mentre fornisce spettacolo, emozioni, voglia di appartenenza. Deve perciò essere compreso da tutti i tifosi milanisti che, salvo liete sorprese (vedi lo scudetto con Zaccheroni), ci sarà tanto lavoro da fare prima di collocarci stabilmente nel posto che ci spetta tra le grandi d'Europa.
Prima di grandi acquisti, si dovrà valorizzare il patrimonio dei settori giovanili, consolidare e migliorare i conti in entrata legati alle sponsorizzazioni, attivare i canali commerciali nazionali e, soprattutto, internazionali, creare il luogo fisico che celebri l'immagine che il Milan saprà darsi.

Sarà determinante il sostegno dei milanisti verso un operazione che non può essere "lampo" ma che richiederà tempo e pazienza (doti inversamente proporzionali alla passione). Si deve evitare di perdere l'equilibrio di cui ho parlato sopra.

Questa chiave di lettura è personale e probabilmente limitata; eppure mi aiuta a comprendere meglio alcune scelte societarie recenti, a riconsiderare l'importanza e la responsabilità del ruolo di Leonardo nell'ambito di scelte tecniche così ancorate ai principi rigorosi di Gazidis. Mi pare venga richiesto, fin da ora, di muoversi all'interno di un margine di errore risicatissimo negli acquisti dei calciatori, di bandire le "scommesse" sulle grandi firme e sui nostalgici ritorni, di non concedere spazio al superfluo. Il valore del patrimonio tecnico potrà e dovrà crescere soltanto gradualmente, più per strade interne che attraverso "colpi" (alla Ronaldo per intenderci) di sicuro sensazionali e impattanti ma potenzialmente destabilizzanti sia sul piano economico che sull'organizzazione della squadra, più esposta all'improvvisazione e meno aderente al progetto.

Se, per certi versi, può sembrare che Gazidis ci svegli dal sogno di tornare subito a vincere, in realtà (realtà è la parola chiave) mi pare stia definendo il modo e le condizioni perché tutto ciò possa davvero accadere. Dobbiamo solo decidere se avere fiducia che sia la persona giusta e, nel caso, accettare che non ci stia consegnando, bello e pronto, il Milan del futuro ma preparandone la possibilità.
Futuribile per l'appunto.