Strade larghe, ruggenti motori V8, grosse mascotte zoomorfe pronte ad intrattenere il pubblico nell'intervallo, il sole cocente che infiamma il terreno di gioco in un pomeriggio estivo. E tanto divertimento.
Per quanto quello appena descritto possa sembrare lo sfondo ideale di una partita di baseball (con tanto di cappellini porta-birra a completare il quadretto), un simile spettacolo è ciò che si figura ogni volta va in scena la Major League Soccer. O MLS, se preferite. Ebbene si, il nostro amato "football" (che svetta, peraltro, sui nomi di molti grandi società calcistiche) in America viene chiamato "soccer", per evitare un contrasto con uno sport che gode di una ben maggiore notorietà: l'American football (quello a cui molti europei si riferiscono erroneamente come "rugby"). Non pesano più di un quintale e non vestono grosse casacche coronate da ingombranti elmetti provvisti di visiera, ma i calciatori militanti in MLS possono dire la loro in un panorama sportivo piuttosto affollato ed animato. Gli Stati Uniti sono la terra del Basket, del pugilato, del baseball, del già citato American football ed innumerevoli sono gli altri sport in cui il paese a stelle e strisce conta file e file di grandi campioni. Il calcio, timidamente affacciatosi sul panorama statunitense nel 1996 con la prima storica edizione della Major League Soccer, si è, però,  conquistato a fatica un pubblico sempre più nutrito nei suoi venticinque anni di storia.

Due conferences (l'Eastern e la Western, per un totale, al 2021, di 27 squadre), leggende a fine carriera, giovani talenti made in USA, infrastrutture capienti, gioco propositivo e la voglia di crescere ed affiancare le realtà europee e sudamericane, ancora troppo avanti a livello calcistico. Seppur alcune partite risentano, talvolta, del tasso tecnico ancora troppo basso di alcuni interpreti, vedere fuoriclasse come Higuain, Matuidi, Carlos Vela, Ibrahimovic, Nani e (qualche anno fa) Gerrard, Robbie Keane, David Villa e Pirlo dire ancora la loro sul rettangolo verde e, spesso, distinguersi per le loro incredibili capacità e guidare squadre giovani ed in piena crescita è uno spettacolo che non ha prezzo. Vedere El Pipita decidere una partita con una conclusione delle sue e sorridere quando l'inventore della "maledetta" (che di calci piazzati ne ha messi dentro tanti) fornisce indicazioni decisive alla sua difesa sulla battuta di una punizione sono emozioni senza prezzo.

L'America è stata (ed è ancora) la terra del riscatto per molti giocatori che, per un motivo o per un altro, non hanno avuto fortuna in Europa: Josef Martinez, Sebastian Giovinco e Ali Adnan. Questi sono solo alcuni dei nomi dei calciatori che, a seguito di esperienze non indimenticabili nel vecchio continente, hanno vissuto un American dream sportivo, ritrovando condizione e, nel caso dei due attaccanti, gol con i quali trascinare le rispettive squadre. Molti sono i club in MLS che ancora fanno molto affidamento sui ragazzini provenienti dalle giovanili (spesso militanti in USL, la seconda divisione calcistica statunitense) o dai campionati sudamericani e questo sta portando l'America a diventare un enorme cantera. Sempre crescente è, infatti, il numero di promesse statunitensi che si accasano in top club europei, andando conseguentemente ad accumulare un'esperienza della quale mostrare i frutti in nazionale. McKennie (Juventus), Dest (Barcellona) e Reyna (Borussia Dortmund) sono i primi di una nuova generazione di calciatori americani che sta facendo decollare la nazionale degli USA. 

La formula dei play-off garantisce, inoltre, delle sensazioni (dovute al virtuale "viaggio" che si compie con la scalata verso la finale) che i campionati a doppio girone, per quanto divertenti e coinvolgenti possano essere, non potranno mai regalare. 
Con le società sempre più propense ad investire e degli scontri mozzafiato che si colorano dei valori legati alle tradizioni cittadine, l'MLS è tutta da scoprire ed è pronta a giocarsi la sua partita con l'Europa.
Il palcoscenico è la Coppa del Mondo per club.