"Give me Liberty, or give me death".
La voce di Patrick Henry, a duecentoquarantasei anni dalla Second Virginia Convention del 1775 (palcoscenico della celeberrima citazione dell'avvocato statunitense), risuona ancora con decisione nei cuori e nelle menti di chi quella libertà tanto agognata in passato non è ancora disposto a perderla.  
Sì, perché, se da un lato la nostra amata "moderna" società, forte dei suoi nuovi ed avanzati standard, sta ponendo fine a conflitti di natura ideologica che perdurano da millenni (basti pensare ai pregiudizi razziali o a quelli legati alle tendenze sessuali), dall'altro sta letteralmente trasformando le menti di giovani ed anziani, deformandone il modo di percepire la realtà. 
Oggi libertà significa avere diecimila followers su Instagram  centomila click su TikTok, essere popolari tra i propri coetanei non per valori quali lealtà e rispetto (o, perché no, simpatia), ma per la notorietà acquisita sui social. Bambini di otto anni seduti attorno a un tavolo ad un ritrovo familiare, le piccole labbra serrate a coronare espressioni concentrate, le teste chine sugli smartphone dei genitori. Questo è uno dei quadri più strazianti e nauseanti che il 21° secolo ha da offrire. 
Questa, oggi, è libertà.
Poco importa se (magari) un genitore bigotto vuole esercitare sui figli il retrogrado potere paternalistico tipico del pater familias; poco importa se una zia zitella fa saettare uno sguardo contrariato  all'indirizzo della nipote con un tatuaggio fresco di realizzazione sul polso; poco importa se tanti poveri animali vengono strumentalizzati per accaparrarsi qualche follower in più sui social; poco importa se in strada il mendicante viene deriso dal ragazzetto dal sorriso provocatorio. 
L'importante è che nessuno mi porti via il mio smartphone. La mia connessione. Questa è libertà.
No, no e ancora no. 
Lo smartphone è una catena, se utilizzato con poca accortezza. Le nostre menti, cristallizzate e bloccate sull'ormai accettata concezione di un mondo avviato verso la totale virtualizzazione (e non digitalizzazione), non vedono e non vogliono più vedere quanto, in realtà, un uso improprio e sconsiderato dei "moderni mezzi" stia chiudendo intorno alle nostre caviglie delle catene invisibili, impedendoci di pensare e dandoci in pasto dei modelli obbligatori da seguire ciecamente. E' questa la libertà? No.
Libertà è correre al fianco dei propri amici gustandosi l'odore d'erba sintetica di un campo di calcetto.
Libertà è sentirsi fortunati davanti ad una pizza ed una birra nel più economico locale della città.
Libertà è guidare facendosi una risata con il proprio vecchio padre mentre si ascoltano le notizie sportive alla radio.
Libertà è sentir sciogliere il cuore nel guardare, con occhi carichi d'amore, il sorriso della propria dolce metà.
Libertà è abbracciare è il proprio cuginetto ad una festa.

Non lasciamo che gli sforzi di chi ha combattuto per darci questo vengano vanificati dal nostro essere accecati dall'attaccamento a degli smartphone. Non meritano più tempo di una vecchia lavastoviglie.
Libertà!