Cari Amici, questo, mio malgrado è il mio ultimo articolo per VxL. Ho avuto poco tempo per rivederlo, perdonatemi eventuali errori o sciste, soprattutto nei nomi. Ve lo mando così com'è per desidero riusciate a leggerlo prima della chiusura.
Ricorderò a lungo questa esperienza e spero di avere contatti con almeno qualcuno di noi.
Il mio ultimo articolo tratta del Toro, delle sue gioie e dei suoi dolori, delle ingiustizie e dei riscatti nonostante tutto. Questa è stata la realtà del Toro finora e credo continuerà, sperando che il destino non bussi troppe volte, come fa con le quattro noye della V di Beetowhen. ma se vorrà farlo ci troverà pronti.
Vi allego il mio ultimo articolo per V x L non senza aver salutato con calore e infiniti ringraziamenti Pippo e Jea in particolare, sempre gentilissima e sempre positiva. Faccio a loro, a voi e a me stesso l'augurio di trovare presto un altro luogo dove inviare i miei articoli, un luogo in cui conti l'essere e non l'apparire, in cui contino i valori, i ragionamenti ed il bel calcio e possibilmente, molto meno il denaro.
Ciao a tutti, in bocca al lupo.
Maroso alias Sergio

Le più rocambolesche partite del Torino.
Nel corso della sua Storia, il Torino ha saputo interpretare numerose partite con spirito indomito ed una grinta davvero ragguardevoli, conseguendo risultati sorprendenti o, talvolta, incredibili, stupendo pubblico e avversari.
I primi a farlo furono, senza dubbio, gli Invincibili, quando, con i loro famosi quarto d’ora granata, furono capaci di dare un grande e unico spettacolo ai loro tifosi al Filadelfia, unici, a quei tempi, per bellezza e agonismo. Per esempio, nel corso di una partita al Filadelfia, conto l’Alessandria, il primo tempo si chiuse con il Torino in cantaggio per 2 – 0. Si prospettava un secondo tempo dove il Torino avrebbe amministrato la partita. Invece, mentre le squadre facevano il loro ingresso in campo per il secondo tempo, la Tromba di Oreste Bolmida, emise il noto segnale, chissà perché, non ce n’era bisogno. Forse il Trombettiere del Filadelfia voleva stare a vedere cosa fosse successo a sollecitare gli Invincibili in un momento di gioco già buono. Comunque sia quello squillo di tromba fu provvidenziale. Il Capitano Valentino Mazzola si tirò su le maniche e guardò negli occhi , forse con un sorriso, i suoi compagni e nonostante le suppliche degli avversari, il Torino trasformò la partita in un finimondo; il più lungo quarto d’ora granata della storia. Risultato finale 10 a 0 per il Torino, record di reti segnate in un'unica partita che resite ancora ai nostri giorni. Dorse in quella partita il Grande Torino diede un saggio delle sue massime potenzialità.

Il primo Derdy senza Gigi Meroni
Non so se rocambolesca sia il termine più appropriato per descrivere quella partita, sicuramente si è trattato di un incontro in un’ atmosfera ed in uno stato d’animo molto particolare che ciascun giocatore del Toro giocò con una grande rabbia nell’animo di ciascun giocatore e qualsiasi fosse stata l’avversario, la partita sarebbe finita probabilmente allo stesso modo.
Nessun giocatore del Toro avrebbe voluto giocare quella partita, eppure quell’incontro incominciò la domenica prima. All’uscita degli spogliatoi, il 15/10/1967, Nestor Combin, parlando con Meroni. si lamentò di non essere riuscito a segnale il terso goal contro la Sampdoria e di non aver potuto portarsi a casa il pallone che tradizionalmente spetta all’autore di una tripletta. Gigi lo guardò, gli sorrise e gli disse “non ti preoccupare, ne segnerai tre la prossima partita… “Nessuno poteva immaginare cosa sarebbe successo di li a poco e che quelle parole si sarebbero rivelate profetiche.
Dopo l’incidente di CorsoRe Umberto e le successive esequie di Gigi, in qualche modo la settimana passò tra il dolore e la rabbia, sentimenti che toccavano tutti, dai giocatori dal primo all’ultimo amici di Gigi, al Presidente Pianelli, all’allenatore Edmondo Fabbri, che finalmente aveva capito che giocatore era Meroni, a Cristiana, la sua compagna con cui attendeva la sospirata separazione dal marito per potersi unire in matrimonio a Gigi,, che arrivò pochi giorni dopo,  ormai inutile. Il dolore non passava finchè si giunse alla domenica di quel Derbi, che non mi fu permesso di vedere, ma che ascoltai seduto vicino alla radio, insieme a mio padre.
In uno stadio stracolmo, con un’enorme fotografia di Meroni, un Torino molto carico, che, come ricordò Lido Vieri, quel giorno avrebbe travolto chiunque. Già al dodicesimo Nestor Combin, detto la Foudre, amdò in goal con un magnifico tiro da fuori area su punizione. Il Torino era padrone del campo ovunque e presto Nestor, che quel giorno giocò con la febbre, era veramente scatenato e segnò ancora due goal, uno piu bello dell’altro, mandando in visibilio i tifosi sugli spalti. Visibilio relativo perché molti piansero anziché esultare. Il secondo da fuori area scavalcando il portiere, e l’ultimo con un’azione all’ala sul filo del palo di porta, riuscendo a gabbare sia il terzino che il portiere. L’ultimo goal fece commuovere tutti, lo segnò Carelli, che aveva preso il numero di Gigi, il mitico 7, e con la maglia di Gigi segnò il 4° goal, sicuramente ispirato da Gigi, la cui presenza fu palpabile a tutti per tutta la partita.
Il Torino dovette andare avanti, anche senza Gigi. Ma a lungo, molto a lungo, ancoraoggi, ogni tanto vedo la Farfalla Granata volare in senso metaforico sul campo: mi basta chiudere gli occhi e rivedo giocare Meroni con i suoi compagni, come quella volta, con la Sampdoria, quando in una veloce ripartenza palla al piede di Gigi, il pallone si impennò, ma Gigi la colpì di testa per domarla con i piedi, senza smettere di correre. L’ultima magia che ricordo di Gigi Meroni.
Anzi no: un giorno, in un museo, vidi la Balilla di Meroni, bella lucida. La famosa Balilla trovata da Meroni abbandonata in un pollaio,. Mi soffermai a guardarla ammirato dal genio Naif di Meroni che volle personalizzare la sua vettura facendola ristrutturare secondo il suo estro. Stavo per andarmene quando mi fecero notare la targa: CO 151067777: se leggete bene è la data della sua morte 15/10/67 con quattro 7, come il numero delle maglie con il 7 che Meroni aveva indossato: Como, Genova, Torino, Nazionale. Rimasi senza parole poi bofonchiai qualcosa ma mi fu imposto il silenzio da una guida ”Certe cose non si dicono, anche se sono vere”. In realtà volevo solo dire che quella targa era stata stampata dalla Motorizzazione all’atto della reimmatricolazione della vettura dopo il restauro e che nessuno, in quel momento poteva, conoscere quella data. Era dunque evidente che il fato, l’imponderabile, il destino aveva agito su quella targa. Un particolare misterioso e clamoroso fra i tanti, meno noti, che voi stessi potreste scoprire, che danno parte della storia di Torio.

Torino – Ajax 2 – 2 / Ajax - Torino 0 – 0 / Finale di Coppa Uefa, ritorno ad Amstersam
Andata a Torino 29/4/1992

Questo finale, nel suo insieme fu la più rocambolesca delle rocambolesche, che diede emozioni e sensazioni per il momento irripetibili, dove il Torino sfoggiò tutte le sue qualità calcistiche e umane e, purtroppo, anche quella fatalità nefasta che alle volte compare nella storia di questa società, di solito nei momenti cruciali. Cercherò di rivivere con voi quei momenti che, anche se l’epilogo non fu felice, il Torino effettuò una prova nel complesso da grande squadra qual era a quel tempo...
Incominciò a Torino con un Torino strepitoso, davanti ad un pubblico entusiasta in uno stadio sold out come si dice adesso, colmo di bandiere e di tifosi scatenati che incitava la quadra all’unisono con cori, scenografia e tutto ciò che fosse utile. Erano venuti ad assistere alla trasferta tanti Olandesi, tutti vestiti orange, come si conviene agli Olandesi.
I granata iniziano la partita della vita, ma, guarda caso, sono sfotunatissimi nell’incassare due reti dagli Olandesi che non avevano fatto molto per ottenere un risultato del genere se on un gioco ordinato e preciso, mentre il Torino sembra patire la tensione. L’Ajax passò in vantaggio con un tiro fortunato effettuato a una distanza siderale dalla porta, ben 25 metri. Il tiro sembra parabile, ma assume un strano effetto che inganna Marchegiani per insaccarsi all’incrocio. Docciagelata per tutti su tutto lo stadio.
Per qualche stano incrocio degli astri, mise le cose a posto Casagrande il nostro attaccante Brasiliano. 1 – 1 si va al riposo.
Nell’intervallo, sostanzialmente soddisfatti di aver rimediato al sorprendente gol olandese, si sera tutti in una grande prestazione del Tempo nel secondo tempo, anche se tutti abbiamo l’impressione che quello di quella sera non fosse il miglior Torino.
Nel secondo tempo l’Ajax passa di nuovo su rigore a pochi minuti dalla fine. Il rigore è concesso agli Olandesi per un fallo nettamente iniziato da fuori area ma il rimpallo favorisce il giocatore dell’Ajax, l’arbitro dà il vantaggio, e il giocatore olandese entrato in area, viene atterrato. Rigore. Salva di fischi molto sonora ma l’attaccante tira impassibile e fa goal. Gelo totale. A pochi minuti dalla fine l’Amsterdam segnava il 2 – 1 e sembrò finita.
Invece il Toro non si dà per vinto, attacca e mette sotto l’Ajax, finalmente fuori dl torpore del resto della partita. Infatti arrivò nuovamente Casagrande che riuscendo a mantenere il controllo della palla in modo rocambolesco, segnò il pareggio. Il Toro si buttò da Toro all’arrembaggio ma non riuscì a segnare il 3 – 2 che gli avrebbe consentito di avere due risultati utili per il ritorno.
A quel punto tutti a casa consapevoli che si doveva andare ad Amsterdam per vincere partita e coppa, sicuri di riuscirci, nonostante tutto. Asesso la paura, il timore reverenziale, doveva essere passato.

Amsterdam – Ajax - Torino : 0 – 0
Il Toro è consapevole dell’occasione, sa che può farcela, ed inizia la partita con ritmo. Quella sera c’è e ci sarà solo il Toro mentre l’Ajax badò solo a tenere basso il ritmo della partita per evitare di incassare goal.
Dopo una decina di minuti cross dalla sinistra, Casagrande vola e colpisce bene di testa, tutti gonfiamo i polmoni per urlare goal, ma il pallone si stampa sul palo, colpendolo in pieno! Gelo … disagio. Qualcuno sente  le tre note della 5°di Beetowen, Ta Ta Tan! È il destino che fa il suo ingresso in campo! Da quel momento piano piano il Toro capisce chi ha come avversario, l’inesorabile fato. Ma non si da per vinto, combatte ostinato, lo prende a calci, continua indomito. Passa una ventina di minuti, Cravero si sgancia entra in area e viene atterrato. Rigore! E invece no! L’arbitro fa proseguire. A quel punto la telecamera inquadra Mondonico, che alza una sedia al cielo, spingendola piu su che può. E’ il gesto più da Toro che abbia mai visto! Quasi volesse dire: vai via destino, ti sfidiamo, stasera vinciamo noi!
Ed invece no, nel secondo tempo anche Muzzi prende ancora un palo e Mondonico scuote la testa quasi rassegnato, forse ha capito chi vincerà. Più tardi, a due minuti dalla fine, la palla perviene a Sordo, che si gira benissimo e colpisce di collo pieno, scattiamo tutti in piedi, ma ancora una volta il pallone prende in pieno la traversa a portiere battuto, il destino è ancora il campo. Sentiamo tutti un grave peso sulle spalle: se la palla di Sordo fosse entrata era fatta. Ma non fu così. La partita si chiude, l’ Ajax festeggia l’ultima coppa che mancava al suo palmares, mentre al Toro sfuma l’unica occasione mai avuta e chissà quando si ripeterà. I giocatori stremati ed in lacrime per lo stress, caddero esausti sul prato, e forse già sentirono i tifosi cantare in coro: “Torneremo, Torneremo, Torneremo ad Amsterdam!”. I tifosi volevano rincuorare i giocatori sdraiati sul tappeto erboso, stremati e affranti.
Infatti, in un certo senso, alcuni di noi ci tornarono, anzi ci andarono, come me, un sabato mattina. Ci trovammo un gruppo nutrito di supporter per un omaggio a Emiliano Mondonico che in quei giorni non si sentiva bene. Per lui avevamo una sorpresa, ci eravamo portati da casa una sedia che tutti insieme alzammo verso il cielo, imitando il suo gesto di Amsterdam, cantando in coro “Emiliano alzaci la sedia!”.  Qualcuno filmò la scena che dovrebbe essere ancora reperibile su  internet,  sperando che fosse qualcosa che lo facesse sorridere e lo aiutasse a guarire. Purtroppo il destino anche quella volta suonò le sue note e qualche anno dopo salutammo Emiliano per sempre.

Recentemente seppi che quel gesto della sedia compiuto da Mondonico fu per molto tempo un fatto unico per il calcio, mai nessuno fece niente di simile, finchè il 9/03/2022 si svolse al Bernabeu Real Madrid – Paris S. Germain gara di Champions League, con un sacco di stelle del calcio in campo.  il P. S. Germain rimonta tre goal e al terzo due suoi giocatori, Dalaba e Baidilao trovano una sedia e la alzano al cielo, ripetendo il gesto di Mondonico. La cosa fu notata subito, pensando ad una semplice coincidenza ma ancora una volta di udirono le 4 nore della 5° di Beetowen, il destino bussa alla porta: quella sera sarebbe stato il 75° Compleanno di Emiliano Mondonico.

Torino . Roma 3 – 0 / Roma-Torino 5-2 / finale Coppa Italia 1993
Stadio Comunale di Torino (Ora stadio Olimpico Grande Torino), scendono in Campo Toro e Roma, per disputarsi la Finale della Coppa Italia 1993. E’ il Toro di Mondonico, il mitico Toro di Mondonico, il Grande Emiliano di Rivolta d’Adda, vicino a Cassano d’Adda, paese di Valentino Mazzola. Finalmente stasera vuole relegare nei ricordi  la finale UEFA di Amsterdam con i suoi tre pali a portiere battuto, l’ultimo, una traversa colpita da Sordo a pochi secondi dalla fine, a un rigore non dato (che però forse non c’era). Ma scordiamoci di Amsterdam. Questa è un'altra storia, dobbiamo vincere.
Andata a Torino
Il Torino dà l’impressione di controllare la partita, guardingo, cercando di non incassare il goal per avere qualche chance al ritorno. Toro convinto ma attento, gioca senza timori, attacca, il portiere della Roma si supera in una mischia sventando due palle goal, ma il goal è nell’aria, ci pensa Silenzi con un bel tiro anche se deviato, la palla si infila in rete. Sugli spalti ci sembra un miracolo che il Torino sia avanti, ma è giusto così, ci siamo guadagnati il vantaggio. Con le squadre negli spogliatoi, sugli spalti della Curva Primavera, scoppiano pesanti tafferugli fra i tifosi Romani e la Polizia, costretta a caricare, si direbbe che i tifosi del Toro parteggino per la Polizia, che non si fa scrupoli. Dopo un poco tutto si calma e i supporters romanisti si risistemano per la partita in buon ordine. Dopo il riposo la Roma si presenta in gran spolvero, non ci sta a perdere ed incomincia con piglio sicuro, ma il Toro replica senza battere ciglio., sullo sviluppo di una punizione battuta splendidamente da Aguilera, Cois, nuovo entrato nel secondo tempo, pilastro della Primavera granata, entra solo in area e riceve di testa un pallone che il terzino non può fare altro che calciare dentro la porta 2 a 0 per il Toro e spalti in visibilio.. Manca ancora molto alla fine, ma il Toro regge e chiude la partita sul 3 – 0 con Fortunato al limite del campo, dove gli perviene la palla, calcia al volo da posizione molto angolata, collo dieno e palla in rete. Sugli spalti l’apoteosi.Pochi minuti e la partita finisce, il Toro vince 3 – 0 una partita che ha sempre avuto in pugno. Il risultato dovrebbe garantire la vittoria, ma non si sa mai, il ritorno è ancora da giocare e la Roma è forte.
E’ bello udire il tifo del pubblico granata, festoso, incitare senza sosta i granata che con l’usuale grinta da leoni hanno rotto sistematicamente le trame della Roma. Ora bisognerà stare tranquilli, dimenticare la vittoria e mettere nelle gambe tutta la proverbiale grinta del Toro.
RITORNO A ROMA
La settimana passa veloce ed eccoli entrare all’Olimpico festoso con una marea di bandiere della Roma e, in un settore a parte, tantissime bandiere e tifosi del Toro, che per tutta la partita fanno un chiasso indemoniato che in certi momenti copre anche quello della Roma. Si affrontano due squadre maschie, ma presto al 12 la Roma passa. Rigore dubbio, ma come dice Boskov in panchiana: “Rigore è quando arbitro fischia” Ha fischiato e così la Roma passò in vantaggio. Ma Silenzi è in agguato, sempre pronto a tirare in rete. Ha sostituito Casagrande ma quella domenica Silenzi era a mille. Infatti segnò il primo strepitoso goal alla Roma. Proprio lui che è romano, va a prendere gli applausi cavanti alla curva granata.
Poi la partita prese una piega veramente inaccettabile. Ogni volta che un giocatore della Roma entrava in area del Toro si buttava a terra e l’ arbiro fischiava il rigore e fu così che la Roma si portò 4 – 1. Tre i ridori per la Roma come tre i pali di Amsterdam, qualcuno incomincia a impostare riti ntimalocchio. Quando nuovamente Silenzi accorciò le distanze e con un gran goal di testa ci portò sul 4 a 2, facendo letteralmente esplodere di gioia la curva occupata dai nostri tifosi. Ma non era finita, il Grande Mihailovic, con una delle sue fantastiche punizioni, portò la Roma sul 5 a 2. A quel punto la Coppa sarebbe andata al Toro in virtù delle tre reti segnate all’andata. Noi tifosi incominciammo a fare calcoli e non riuscivamo a capire se la Roma con un gol in piu avrebbe vinto oppure no. Ma i giocatori del Torino tolsero ogni dubbio, perché riuscirono a neutalizzare almeno tre occasioni alla Roma e quando finalmente l’arbitro fischiò, potemmo alzare al cielo la Coppa Italia, la nostra quarta coppa Italia, e non una sedia.
Credo che il destino quella volta non ci fu avverso. Infatti volle punire chi aveva deciso a tavolino quale dovesse essere il vincitore quel pomeriggio. L’arbitro fu veramente scandaloso e ancora più scandaloso il fatto che fosse alla sua ultima partita della carriera, quindi non piu suscettibile di punizioni per eventuali errori. Sembrava tutto ben calcolato. Gli uomini avevano deciso che vincesse la Roma, ma gli Dei dispettosi non lo permisero e fecero in modo, quella volta, che vincesse il Torino. Alzò la Coppa il Presidente Goveani, notaio di Torino, il primo di una lunga serie  di  Presidenti che non voglio nemmeno nominare, finchè riuscirono  a far fallire il Torino, recuperato “per i capelli” dai Lodisti che riuscirono a salvare il titolo sportivo consegnando il Torino a Cairo. E da allora non si vinse più nulla. Ma le quattro note le sentimmo eccome.

TORINO – JUVENTUS 3 – 2
Penso che  questo sia stato il più bel derby in assoluto per noi granata, purtroppo non ho potuto assistervi, relegato a casa per costruire quello che stava diventando il mio primo Camper. Naturalmente avevo la radiolina accesa e seguivo molto bene Enrico  Ameri che svolse la radiocronaca facendomi letteralmente “vedere” con gli occhi della fantasia ogni azione. 
La Juve era nettamente favorita, perché  schierava parecchi Nazionali e Campioni come Zoff, Scirea, Paolo Rossi e Platyni. Il Torino invece era una compagine molto giovane che poteva contare come esperti sul solo Zaccarelli e Salvadori, con un giovane talentuoso Dossena.
La partita cominciò diretta da Rosario Lobello, figlio del noto Concetto Lobello. Dopo pochi minuti la Juve andò in goal Vam Derkorput, libero granata olandese che esegui un imprudente passaggio indietro intercettato e messo in rete da Paolo Rossi. La partita si stava incanalando secondo le previsioni, ma il Toro con i suoi giocatori “da Derby” opponeva una accanita resistenza alla Juve, la quale sbagliò diversi goal. Si andò al riposo con la Juve in vantaggio di un goal, ma un Toro che, per bocca di Dossena, si dichiarava ben intenzionato a vincere la partita.
Al ritorno delle squadre in campo, invece, sembrava che la musica non fosse cambiata, tantè che Platiny  segno su rigore, già dimostrando poca concentrazione.
Nessuno sa cosa successe in campo nei secondi e minuti successivi e nella testa dei giocatori del Torino. Sicuramente la Juve pensò di aver già vinto e di averlo fatto molto facilmente contro quattro giovani granata e metaforicamente, assaporavano già l’acqua tiepida della doccia. Boniperti, pago, se ne andò sicuro della vittoria a seguireola partita dalla radio della sua auto, più o meno come me. Ad un tratto la trasmissione si bloccò. Era Ameri, molto entusiasta, che annunciava che il Toro aveva accorciato le distanze con Dossena. Qualche brivido mi corse per la schiena pensando che se il Toro aveva segnato un goal ….
Passò letteralmente un minuto ed Ameri mi fece sognare, perché il Toro aveva pareggiato. Vidi poi alla televisone che in quel momento i giocatori del Toro,  sentivano la partita in pugno, e, spronati da Bersellini,  andarono a vincerla. Esultai come fossi allo stadio ed a quel punto incominciai a credere anche io in una vittoria. E non mi sbagliai, infatti poco dopo Ameri annunciava che Torrisi aveva portato in vantaggio il Torino trafiggendo Zoff con una potente mezza rovesciata. Incredibile! Favoloso! In un lasso di tempo di 3 minuti e dieci secondi circa il Toro aveva travolto la Juve e ribaltato il risultato. Chissà cosa stava succedendo allo stadio!
La Juve si mise ad attaccare a testa bassa, ma era tardi, troppo tardi. Il Torino non sbagliò nulla, tenne testa alla Madama e al fischio finale potemmo gioire con i giocatori di quella magnifica impresa.
Quell’episodio fu ricordato per sempre da tutti i protagonisti di entrambe le squadre, ovviamente con sentimenti contrastanti, come quello di Zoff che dichiarò molto tempo dopo che quella partita era una vera spina nel fianco che pungeva ancora a distanza di anni. Invece zaccarelli, raccontando, ridacchiava allegramente. Con  il Torino nei derby non si poteva mai sapere come andava a finire. Non aveva importanza la formazione che metteva in campo il Toro.
A distanza di tanti anni, mi viene il dubbio che qualche Juventino, al loro secondo goal, si sia lasciato scappare qualche parola di troppo, oppure il Toro sentiva il derby in modo diverso, molto diverso da mettercela tutta fino all’ultimo minuto, e solo allora potevano andare tutti a fare la doccia….

TORINO – JUVENTUS 3 – 3, IL DERBY DI MASPERO
Credo proprio che questo derby sia stato semplicemente sensazionale, più sorprendente e più sensazionale di tutti. Quando ci penso divento subito allegro e mi vengono in mente i cugini ….. per una volta cornuti e mazziati.
Ma andiamo per ordine: alla fine del primo tempo, il Torino era sotto di tre goal! Fu un vero disastro. Probabilmente negli spogliatoi i ragazzi si parlarono e Tonino Asta, grintoso capitano granata, credo abbia fatto tremare i muri. Infatti nel secondo tempo sembrò che fosse entrata in campo un’altra squadra del Torino. Ovviamente non era così, ma tutti i giocatori granata, improvvisamente, si misero a giocare un derby da Toro, ed i risultati non si fecero attendere; uno dopo l’altro il Torino segnò tre reti andando alla pari con la Juve. I tifosi estasiati incitavano i granata per un gol della vittoria assaporando il pareggio, quando alla Juve venne assegnato il solito penalty riparatore per un fallo dubbio. Sarebbe stata una vera ingiustizia la Juve avesse vinto e quel penalty fu una vera doccia fredda per tutti. Quando gli animi si calmarono Salas?------------------- si sistemò la palla sul dischetto, prese la rincorsa, tiro ……. E la palla fini altissima sugli spalti. Mezzo stadio esultò, mentre l’altra metà era gelida. La partita di chiuse, andammo tutti a casa, noi granata contenti tutto sommato.
Ma il bello doveva ancora venire.
Il giorno dopo, Striscia la notizia annunciò un importante scoop. Mostrarono un filmato proprio delle fasi preparatorie del penalty, che era apparso a tutti del tutto nomale. Invece il Grande Maspero, con non chalance, mentre gli altri discutevano con l’arbitro, si avvicinò al dischetto e piano piano con i tacchetti della punta e del tacco, scavò una piccola buca nel gesso del dischetto del rigore. Quando capi che le polemiche erano finite, se ne andò tranquillamente a vedere che cosa darebbe capitato.
Salas depose con cura il pallone sulla buca, senza avvedersi del buco. Sicono che la pose proprio sopra. Qualche passo indietro mentre tutti i granata gufavano. Il rigorista era bravo, nessuno degli juventini aveva dubbi, avrebbe segnato, infatti la bordata di fischi granata fu assordante. Prese la rincorsa, tiro, e palla in curva! Salas restò di sale assieme ai compagni ed ai tifosi! La buca di Maspero aveva funzionato e nessuno si accorse di niente, tranne Striscia la Notizia co una telecamera indipendente.
Maspero divenne l’eroe del giorno, osannato e festeggiato calorosamente. Appena vidi la scena tentai di parlare con un mio amico del Toro, ma non credo di essere stato l’unico a farlo perché i telefoni si bloccarono per tornare finzionate un quarto d’ora dopo.
Non vi dico le risate! Beh, per una volta il destino aveva lasciato fare, si vede che coleva divertieìrsi anche lui! E Cravero, allenatore del Torino, potè mettere un bel ricordo fra lui ed Amsterdam!

Desidero terminare confidandovi la emozione più forte che mi ha regalato il Torino: Ultima giornata Campionato 1975 - 76 . Stadio Comunale (Ora Olimpico Grande Torino)
In uno stadio stracolmo e granata quel giorno c'ero anch'io, in curva Filadeldia, scatenato come tutti, in trepida attesa. Finalmente un lungo lancio a raggiungere Graziani che, inaspettatamente, sbaglia uno stop vicino alla bandierina del corner sulla sinistra. Ciccio non si scompone, aggiusta la palla e crossa una palla impossibile, con effetto, tesa e bassa molto forte, a poco piu di un palmo da terra verso Pulici. Pupi si tuffa, colpisce in pieno ij pallone di testa ad occhi aperti. La palla prende velocità verso la porta e fortissimo si infila in rete. Improvvisamente il mondo mi esplose attorno, fui coperto da corisandoli ed esplose anche la mia gioia con un urlo dal cuore, piu di liberazione che di gioia. Mio zio davanti a me, lui che mi porto a vedere la prima partit allo stadio, si gira, mi guarda e mi sorride, poi mi dà un buffetto affettuoso. Lui desiderava tanto vedere ancora una volta il Toro campione prim che tutto fosse fnito. Ed in quel momento fu felice, anche per me, che finalmente vedevo anche io il Toro vincere lo scudetto.
Scusatemi ancora una cosa: mi commosse anche molto Capitan Belotti quando lesse, solo, per tutti, i nomi degli Invincibili sulla Stele di Supergs. Un tono chiaro, limpido, con voce che veniva dal cuore.
Ora se n'è andato, chissà cosa è successo, perché cosi? Ma non importa, un Capitano del Torino rimane tale, per sempre.
Maroso alias Sergio.