A partire da molto tempo prima dall'ingresso in campo, Torino vs/ Napoli divenne sempre più una partita destinata ad essere riportata negli annali del Calcio: attesa, aspettative e ottimismo, misti ad un piccolo timore mascherato da spavalderia, aleggiavano nel clima festoso fra i tifosi che numerosi si recavano all'Olimpico Grande Torino.

Quell'atmosfera non fu altro che il preludio del  magnifico, indomito e leggendario spirito granata, ritrovato nel suo slancio pieno vigore, proprio nel giorno della Epifania 2024, in un rinnovamento tanto atteso, quanto sorprendente, per come si è manifestato!
Dopo anni di incomprensioni e mestizia, tutti i giocatori scesi in campo, i dirigenti, i sostenitori e tutti coloro i quali hanno a cuore il Toro, si sono come destati d’incanto ed oggi hanno dato luogo ad una partita dal gioco fluido ed efficace, ricca di goal, proprio contro il Napoli, rimediando, dopo circa un anno, alla brutta sconfitta per 4 – 0 inflitta dai partenopei.

Era trascorso molto tempo da quando l’intero stadio Olimpico Grande Torino si era colmato di entusiasmo, con l’apporto spontaneo di tifo da parte di tutti i sostenitori, senza polemiche di sorta o cori disdicevoli, causati da una contestazione serpeggiante. C’era desiderio di una vittoria prestigiosa, evidente dagli sguardi di tutti i presenti e soprattutto rappresentata sui volti dei giocatori, concentratissimi al loro ingresso in campo.
Fin dalle prime battute si è visto un Torino sovrastare gli avversari, deciso a vincere ogni contrasto in tutte le zone del campo di gioco e determinato ad andare in goal al più presto. Le telecamere dello stadio esternavano sugli schermi giganti l’immagine del Presidente Cairo in versione folkloristica da primo sostenitore della squadra mentre, con il dito indice inguantato, scandiva il ritmo dei cori della Maratona partecipando alle manifestazioni corali di quella parte di pubblico che da molto tempo lo contesta.

Ciò era il culmine di una possibile svolta, dopo una serie di deboli segnali, molto emblematici, che si sono susseguiti a partire dall’estate. 
Nel corso dell’ultima campagna acquisti, il difensore centrale Buongiorno, dopo il raggiungimento dell’intesa sulla sua cessione dal Torino all'Atalanta, dopo aver tergiversato nel dare il consenso all'operazione, si recava dal proprio Presidente di primo mattino, per chiedere di non essere ceduto.
Buongiorno, vicecapitano del Torino, l’ultimo a declamare i nomi leggendari sulla stele di Superga, giovane talento nato e cresciuto da giocatore con la magica Maglia Granata indossata come una seconda pelle per ben 17 anni, si rivelò essere colui il quale, in una notte insonne, decise il suo destino.
Il Presidente, compreso lo spirito che animava il suo giocatore, rinunciato ad un lauto affare, lo tolse immediatamente dal mercato. Buongiorno, sotto la guida di Juric, è oggi un giocatore da Toro, molto appassionato alla maglia granata, nuova inaspettata bandiera dai tempi di Capitan Cravero, ed i suoi Dirigenti, di fronte alla sua determinazione di rimanere al Torino, hanno prontamente dichiarato la volontà di costruire una squadra partendo da lui e dal suo esempio, evitando accuratamente di soffocare i suoi sentimenti, completamente impregnati di quello spirito granata di cui si è nutrito fin da ragazzo.
Alessandro è attualmente vice capitano della compagine granata, possibile erede di tanti valorosi campioni antichi e moderni, da Friedrich Bollinger, primo capitano del Torino nel 1907, al Nostro Capitano Valentino Mazzola, all’indimenticabile Giorgio Ferrini fino all’attuale  Riccardo Rodriguez.

Dopo un complicato avvio di stagione, segnato da numerosi infortuni anche gravi, si arrivò alla settimana precedente la prima partita del nuovo anno, nel corso della quale sono state formalizzati ben tre rinnovi contrattuali, in rapida successione. I giocatori interessati, Voyvoda, Linetty e Sanabria hanno potuto scendere in campo contro il Napoli, con tutta la serenità del caso, come raramente era avvenuto nell’era Cairo, mai così caparbio e risoluto nelle riconferme.

Ecco le premesse della partita chiave, in cui era indispensabile competere al massimo, con la testa e con i muscoli colmi del redivivo spirito granata, la cui continuità, proprio oggi, andava ribadita ed espressa al meglio.
La partita ebbe inizio con il Torino immediatamente padrone del campo contro un Napoli decisamente intimorito. Le azioni granata si susseguivano una dopo l’altra, senza però riuscire a cogliere l’attimo propizio. Il goal, sfiorato più volte, tardava a concretizzarsi. La determinazione della squadra granata aumentava tanto che, per una volta, erano proprio i giocatori a settare i cori dei tifosi che venivano adattati a quanto succedeva in campo, Il pubblico sugli spalti era disposto sotto quello splendido ed emblematico striscione in cima alla curva Maratona, scritto con parole ammonitrici; “Solo per la squadra”; questa volta però era tutto il pubblico presente all’Olimpico, Presidente compreso,  ad avere quelle parole scolpite sul Vecchio Cuore Granata.

I minuti passarono inesorabili, finché si creò una possibilità per il Toro con una punizione sulla tre quarti. Immediatamente. In quegli istanti avvertii una palpabile sensazione che non saprei definire in altro modo se non come di “chiaroveggenza”. Da molto tempo non si verificava, ma la riconobbi subito: una sensazione psico-fisica dell’imminenza; una euforica sensazione nell’animo per l’ineluttabile goal, da me avvertita pochi attimi prima che la punizione fosse battuta. L’azione fu fulminea, la palla rimbalzò impazzita come in un flipper. Duncan Zapata, in buona posizione, non riuscì a domarla, fornendo però un magnifico assist per Sanabria, il quale tagliava l’intera area eludendo la difesa avversaria, per concludere con un tocco magico e felpato effettuato in velocità con la suola della scarpetta, spiazzando il portiere; palla in goal, Torino in vantaggio e spalti impazziti dalla gioia, anche per la rara bellezza della realizzazione. Quanti mesi di digiuno da quell’incredibile emozione, che ogni volta riesce a sorprendermi, facendomi comprendere che quella azione che sta per iniziare sicuramente si concluderà con un goal. Da quel momento non ho avuto alcun dubbio che il Torino avrebbe prevalso sul Napoli.

La mia gioia si trasformò: un turbinio di enormi stormi di rondini colmarono il cielo sopra l’Olimpico!
Non era importante se erano fori stagione, non m’importava che esistessero solo nella mia fantasia.
A lungo le osservai volare ascoltando i loro richiami.
Le vidi e le ascoltai estasiato, come fossero reali, finalmente colmo del ritorno dello spirito granata.

Fatti i debiti scongiuri e adottata una prudente ed opportuna scaramanzia, guardai i miei amici, a cui non era sfuggita la mia premonizione, che il mio viso stranito aveva probabilmente palesato. Stretto ai miei amici, granata da sempre, alla mia mascotte e idealmente a chi fu capace di iniziarmi a questa passione, esultai dalla gioia da cui scaturì l’urlo per il goal  appena realizzato. Tutti, come ci confidammo poi, in quel momento abbiamo provato una forte sensazione nuova, più grande della gioia per il goal, provocata dalla visone di un fiore che stava sbocciando, come se il Torino fosse ritornando ad essere la grande squadra di sempre. Pochi attimi e la prima frazione di gioco terminò; tutti a bere un tè negli spogliatoi.

Quando la partita riprese, entrò un giovane scugnizzo del Napoli, il quale, dopo una bella azione che mise tutti in apprensione, intervenne con un bruttissimo fallo a gamba tesa su Lazaro, esterno granata. Lo scugnizzo terminò in quel momento la sua partita con un cartellino rosso sventolato dall’arbitro Mariani,  con l’aiuto del VAR che evidenziava la pericolosità dell’ intervento della mezzala napoletana sul giocatore del Torino. Pochi attimi, giusto il tempo per rimettere in piedi Lazaro e il Torino segnò il secondo goal con un tiro di Vlasic ben posizionato al limite dell’area, sfruttando il momento di sconcerto napoletano. Dopo pochi minuti Buongiorno, proprio lui, chiuse la partita sul tre a zero con un magnifico colpo di testa su corner.

Questa volta il risultato è stato sincero, senza interventi della malasorte sempre in agguato, le emozioni scaturite durante e dopo la partita tornano a mostrare l’essenza dello spirito granata, del suo entusiasmo e della bellezza di u gioco maschio, ma mai violento. Oggi è possibile constatare come questi fattori positivi siano tornati a manifestarsi dopo una lunghissima parentesi in cui la squadra ha dimostrato di essere in fase crescente, ma mai in modo costante e così convincente.

Questi concreti elementi fanno ben sperare per una importante rinascita.
Forse questa Befana 2024 ci ha portato una fiammella rinvigorita dalla speranza che illumina una nuova manifestazione di ottimismo capace di alimentare la forza e la volontà per intraprendere una nuova fase nel 2024, che ci consenta di assistere a qualche scampolo di quei splendidi quarti d’ora: i leggendari quarti d’ora granata.