Dopo che i mondiali sono stati interrotti per la grande guerra che condizionò gli anni '40, il primo campionato mondiale di calcio post seconda guerra mondiale fu disputato nel 1950 in Brasile. Scelta condizionata da diversi fattori, in primis il Brasile è geograficamente lontano dall'Europa, che ha appena vissuto il dramma della guerra e da una voglia di dimostrare al mondo intero cosa poteva fare la Seleçao, ma anche dalle forze politiche che, in vista delle prossime elezioni, volevano acquisire popolarità per la loro conferma a capo del paese. Inizialmente era in programma per il 1949, ma il Brasile richiese un anno di tempo ancora per realizzare lo stadio più grande del Mondo, il Maracanà.

Un mondiale decisamente curioso, infatti per il ritiro della Scozia, della Turchia e dell'India, ripescata ma si rifiutò di partecipare in quanto non favorevole a giocare un mondiale con le scarpe da calcio (loro giocavano a piedi nudi), si parte con 13 squadre.
La nostra attenzione però va sul gruppo 2 dove fanno parte la Spagna, l'Inghilterra, il Cile e gli USA. Nel 1947 riprende a giocare la nazionale a stelle e strisce dopo ben dieci anni di sosta e lo fa subendo pesanti sconfitte, ad esempio persero 5-0 col Messico e 5-2 col Cuba; disputeranno anche le Olimpiadi del 1948 ma subiranno sconfitte umilianti, infatti subisce nove reti dall'Italia e undici dalla Norvegia.
Nel settembre del 1949 però ci fu la svolta: girone nordamericano per la qualificazione al mondiale, passano le prime due nazionali e i team che partecipavano al girone erano... tre. Passa seconda superando Cuba e approdano al mondiale brasiliano senza però aver mai fatto un amichevole prima del campionato mondiale.

Quasi tutti i calciatori americani erano dei dilettanti, infatti il portiere di origine italiana (non sarà l'unico che avrà origini italiane) Frank Borghi fa l'autista dei carri funebri, poi c'era chi faceva l'insegnante, il meccanico, il mugnaio, il postino e persino chi frequentava l'università e allo stesso tempo lavorava come lavapiatti, costui è Joe Gaetjens, di nazionalità haitiana, ma giocava in nazionale perchè per gli USA non importa da dove vieni, ma se vuoi onorare la maglia della nazionale basta la sola volontà di diventare cittadino statunitense. Al seguito non ci andrà nessuno, anzi solamente un giornalista e per lo più a sue spese, tale Dent McSkimming.

Il loro mondiale inizia contro la Spagna di Zarra, secondo top scorer nella Liga superato solo da Messi, e gli USA vanno clamorosamente avanti al minuto 17 col gol di Gino Pariani: si difendono come possono ma la tecnica degli spagnoli era superiore e dal minuto 81 al 89 ne fanno tre e la Spagna si aggiudica il match per 3-1, contemporaneamente l'Inghilterra batte il Cile 2-0. 

In programma per gli USA ci sono gli inglesi di Stanley Matthews, primo pallone d'oro della storia, la sconfitta con un punteggio tennistico è annunciata. Addirittura il coach americano Jeffrey sperava di non incassare più di cinque reti, mentre il giornale britannico Daily Express scriveva che bisognava far partire gli americani con tre gol di vantaggio.

Si gioca nel nuovo impianto di Belo Horizonte, intitolato a Raimundo Sampaio, stadio messo su talmente in fretta da non essere stato completato del tutto, infatti gli spogliatoi erano talmente pessimi che gli inglesi andarono a cambiarsi in un hotel vicino allo stadio.
Inizia la partita. L'Inghilterra come si poteva immaginare attacca a testa bassa e sfiora il gol più volte già nel giro di quindici minuti, poi però la formazione di Jeffrey sembra venire fuori e al minuto 38' succede l'impensabile: cross di Bahr e l'haitiano Gaetjens colpisce non benissimo il pallone di testa ma la palla s'insacca. 1-0 USA. Il pubblico non crede a quello che sta vedendo, i maestri inglesi sono sotto contro la banda di calciatori semi-professionisti statunitense.
Il secondo tempo fu assedio britannico che rischiò di prendere anche un altro gol ma il portiere degli USA Frank Borghi parò di tutto e al fischio finale di Generoso Dattilo, arbitro italiano, un boato pazzesco celebrò la vittoria americana, con tanto di invasione di campo da parte dei brasiliani per celebrare questa impresa.

Tutti i giornali sportivi del mondo celebrarono questa pazzesca vittoria tranne, paradossalmente, nei due Stati che hanno disputato questa partita. Negli Stati Uniti si pensò ad una bufala e addirittura il New York Times non pubblicò questa notizia, tant'è che talmente fu poco diffusa la notizia che al ritorno in patria, solamente le rispettive famiglie accolsero i loro cari.

L'undici iniziale di questa partita della formazione americana fu introdotta nella National Hall of Fame nel 1976, il giocatore decisivo Gaetjens non ottenne la cittadinanza americana e, dopo diversi trascorsi in Francia, tra le altre gioco nel Troyes, ritornò ad Haiti dove fu prigioniero politico e poi assassinato.
L'Inghilterra perse contro la Spagna nell'ultima partita del girone e fu eliminata ma il ct Winterbottom rimase sulla panchina per altri tredici anni, la sua nazionale, dopo questa umiliante sconfitta, decise di non vestire mai più la maglia celeste indossata nella sconfitta di Belo Horizonte, il centrale difensivo degli USA Charlie Colombo venne soprannominato Gloves (guanti) perchè indipendentemente dalle condizioni climatiche portava sempre dei guanti mentre il capitano inglese Billy Wright si consacrò con la maglia del Wolverhampton, tanto che all'esterno del Molineux Stadium c'è una sua statua.

Questa affascinante e appassionante storia di football fu dapprima ispirazione del libro di Geoffrey Douglas "The game of their lives", pubblicato nel 1996 e successivamente venne proiettato nove anni dopo nei cinema col titolo In campo per la vittoria, prodotto dal regista David Anspaugh.

Fortunato Coppola