E’ il 1988, l’Olanda allenata da colui che ha cambiato il modo di intendere,di capire,di guardare il calcio,costui è Rinus Michels e ha vinto l’ottava edizione degli europei in Germania,in una Germania che sarà prossima ad abbattere il muro che taglia in due Berlino e ideologicamente anche tutta la nazione teutonica.

Il successo in semifinale per i ragazzi di Michels contro i padroni di casa risuonò come una vendetta della finale mondiale del 1974. Per gli olandesi,che possedevano un pensiero soprattutto extracalcistico, completamente diverso dai tedeschi e che sono cresciuti in clima di rivoluzione perché gli stessi che governavano i Paesi Bassi sono coloro che hanno consegnato i propri connazionali ai tedeschi per deportarli in campi di concentramento, si trattava di vendetta,di rivincita personale e per i propri cari che sono scomparsi proprio per mani tedesche ma l’esito di  quella partita sorrise ai tedeschi che vinsero 2 a 1. L’unico neo nel modo che ha rivoluzionato il modo di giocare a calcio,soprannominato “calcio totale”. Torniamo all’inizio del racconto, è il 1988 e la Svezia viene preferita alla Spagna,unica altra candidata, per ospitare il campionato europeo di calcio del 1992,la nazione scandinava fu scelta anche perché in quello stesso anno la Spagna ospita sia le Olimpiadi sia l’EXPO. Gli europei iniziavano a suscitare fascino e fare un torneo con solo 8 squadre,per giunta una qualificata di diritto siccome è la nazione ospitante, pareva molto restrittivo,tant’è che Svezia ’92 fu l’ultima edizione degli europei che si disputo fra otto partecipanti. Con estrema amarezza,l’Italia non si qualificò all’europeo, la delusione per come avvenne l’eliminazione ai mondiali nostrani due anni prima fu troppo pesante da digerire,zero forze mentali e scarsa voglia di ripartire,anche se i fenomeni azzurri c’erano. Non superiamo il nostro girone di qualificazione,terminiamo secondi in un girone dove passa solo la prima classificata,che sarebbe stata l’URSS (premiata alla partecipazione degli europei sebbene non verrà mai rappresentata ufficialmente) ma il livello della nostra nazionale è altissimo,infatti due anni, e l’arrivo di Arrigo Sacchi come CT che sostituisce Azeglio Vicini, raggiungiamo la finale di USA ’94 .

Prima  dell’inizio del kermesse continentale però, un avvenimento sconvolge l’Europa:infatti dopo la morte del dittatore Jugoslavo Tito,avvenuta nel 1980, tutte le nazioni poste sotto l’egemonia jugoslava,sfruttando anche una instabilità del governo jugoslavo,dicono basta e non ne posso più di essere dominate,vogliono l’indipendenza. Il conflitto d’indipendenza di questi Paesi,che verrà rinominata la Guerra dei Balcani, inizierà nel 1991 e sancirà la fine della Jugoslavia. La nazione che non c’è più però è qualificata all’Europeo e la UEFA sceglie per la diplomatica soluzione di ripescare la nazione che è finita seconda nel suo girone di qualificazione,ovvero la Danimarca.

Se paragoniamo la mappa del calcio ad un vivaio,possiamo dire che la Danimarca calcistica stava appena germogliando,anche se le prime tracce di bomber danesi le troviamo negli anni Venti,quando i Mondiali di calcio non esistono ancora e tale Poul Nielsen,medaglia d’argento alle olimpiadi del 1912, recordman di gol nel defunto KB e della nazionale danese,dove marca 52 volte in sole 38 presenze. Avevano debuttato ad un mondiale nel 1986, quello vinto da Maradona e qualche buon talento c’era nella squadra, su tutti Micheal Laudrup,figlio di un ex giocatore che ha varcato i confini per militare in Austria,salvo poi ritornare a giocare nel suo paese di nascita. Micheal debutta in nazionale il giorno del suo diciottesimo compleanno e segna anche al debutto (2-1 sulla Norvegia),egli è un giocatore di fantasia e talento,possedeva un tocco di palla vellutato,sublime,semplicemente straordinario, che faceva con la stessa qualità sia la fase difensiva sia quella offensiva e aveva anche una personalità importante. Nella sua gloriosa carriera vestirò la maglia della Juventus,quella del Barcellona e poi,dopo esser stato scaricato per Romario,scelse di vestire blancos e firmò col Real Madrid,per poi svernare in Giappone col Kobe e riproporsi con l’Ajax.In totale vincerà sette campionati nazionali (1 con la Juventus, 4 col Barcellona,1 col Real Madrid e l’ultimo con l’Ajax),una Champions,una coppa Intercontinentale, una supercoppa europea, una confederations cup ma non l’europeo del 1992. Ma come, la stella,il fenomeno della nazione non c’è all’Europeo svedese? No, Miki Laudrup non c’è, nei venti convocati non è presente ; aveva un rapporto difficile con il CT danese Richard Moller-Nielsen, modesto giocatore degli anni cinquanta che vestiva la maglia dell’Odense prima di ritirarsi per un brutto infortunio nel 1962. Costui aveva “osato” sostituire Miki Laudrup e anche il fratello Brian Laudrup durante una partita della nazionale e per giunta non era nemmeno tanto ben visto dai giornali danesi. Appena scopre che la sua Danimarca è la squadra designata a partecipare al posto della Jugoslavia,dirama le convocazioni che prevedono anche il Laudrup blaugrana,che però disdice tale convocazione,dichiarando che la sua nazionale è il Barcellona (in molti dicono che Michael,sfruttando anche il non ottimo rapporto col CT, la mette sullo scherzo dichiarando che le vacanze erano prenotate e disdirle sarebbe stato impossibile,mettici anche che non voleva sfigurare con la sua nazionale che sulla carta era la più debole di tutte le otto partecipanti. Anche se ottimi giocatori nella rosa danese c’erano: iniziando dal portiere,come a leggere la formazione, c’era Peter Schmeichel , tra i migliori portieri nella storia di questo sport e probabilmente fra i più vincenti di questo sport, arrivò nel Manchester United nel 1991 e ci rimase per otto anni,dove collezionò parate su parate,vittorie su vittorie,trofei su trofei elevandolo a leggenda vivente dello United e della nazionale danese( è suo il record di presenze con la maglia della nazionale dei Danska Dymanite,129 presenze in 14 anni), Henrik Larsen,centrocampista che nel 1992 era di proprietà del Pisa ma fu ceduto in prestito al Lyngby e da un tanto talentuoso ma dal debole carattere Lars Elstrup. Al Brondby era considerato un vero talento tanto da esser acquistato dal Feyenoord ma causa non ancora una maturità personale e nostalgia,ritorna in patria,all’Odense, dove disputa una stagione straordinaria tanto esser poi ingaggiato dal Luton Town,dove per tutti diventa “The Danish Magician”. Ritorna all’Odense ma smetterà nella stagione successiva dei europei che vi sto raccontando,affrontando dapprima una depressione che lo avvicinerà al suicidio per poi trovare la sua salvezza spiritica in una sette spirituale e cambierà perfino il suo nome in Darando, che letteralmente vuol dire “fiume che scorre”. Sembra cambiare ma qui cambia di nuovo. Viene arrestato due volte nel 1994 per atti osceni fuori una scuola e per aggressione, dopodiché si perdono le sue traccie. Si verrà a sapere che andò a vivere isolato presso Vissenbjerg,un piccolo comune danese che dal 2007 non esiste più,anzi è stato assimilato ad assieme altri quattro comuni per formare il comune di Assens, nel 2000 si dichiara guarito dai suoi demoni che lo invadevano e riprende a vivere ma nel 2016 ritorna su tutti i tabloid calcistici del mondo per aver invaso il campo durante una partita della Superliga danese privo di indumenti. Ritornando indietro, la Danimarca gioca nel girone assieme alla Svezia padrona di casa,capitanata da Jonas Thern,che dopo l’europeo vestirà la maglia del Napoli e poi quella della Roma,Kenneth Andersson, sapeva vestire bene i panni della punta abile nel gioco aereo ma allo stesso tempo faceva segnare tanto i suoi compagni,sarà il giocatore rivoluzione dei mondiali del 1994 e verrà in Italia anche,dove giocherà per il Bari,per il Bologna,per la Lazio,alla Francia di Dechamps,Cantona,Blanc e Papin,tra l’altro allentata da uno che re è diventato mostrando doti calcistiche fenomenali e tecnica quasi unica al mondo,costui era Michel Platini  e nello stesso gruppo c’è anche l’Inghilterra di un giovane Shearer, di Gary Lineker,di Nigel Clough, non la miglior Inghilterra di sempre,probabilmente nemmeno nel 1966 lo era, ma aveva giocatori di tutto rispetto. Nell’altro gruppo c’erano i Paesi Bassi, la Germania, una sorprendente Scozia che come CT aveva Andy Roxburgh,: rimpiazzò un giovane allenatore allora assistente del fantastico manager Jock Stein, e quel giovane allenatore portò sorprendentemente la Scozia al Mondiale del 1986, questo giovane manager è Alex Ferguson,divenuto poi “Sir”. Il capitano di quella rosa è una delle bandiere dei Rangers e del calcio scozzese, Richard Gough, capitano allora anche dei Rangers. Figlio di padre scozzese e madre svedese, nasce a Stoccolma ma cresce in Sud Africa, dove il padre gioca a calcio, cresce calcisticamente nel Dundee e,dopo una breve parentesi al Tottenham, passa ai Rangers dove diventa un perno fondamentale dei gers, infatti in 10 anni di militanza vince altrettanti campionati,con cinque coppa di lega e tre coppa di scozia annesse e un attaccante formidabile ma che all’europeo del 1992 non sarà il protagonista, Ally McCoist.

Ah,manca l’ultima squadra di questo torneo: in seguito alla dissoluzione dell’Unione Sovietica avvenuta il giorno di Santo Stefano del 1991, una rappresentanza di giocatori che facevano parte degli Stati ex Unione Sovietica, rappresentanza intitolata CSI (Comunità degli Stati Indipendenti). C’erano ottimi giocatori,tre giocavano anche in Italia,precisamente in Puglia, uno era Sergei Aleinikov(vestiva la maglia del Lecce) gli altri erano Igor Kolyvanov e Igor Shalimov,entrambi giocavano al Foggia. Tecnicamente c’è un centravanti,anche molto dotato ma che in Italia fa tanto la figura da meteora,lui appartiene al Genoa ma che in quell’anno lo gira in prestito al Servette, costui è Igor Dobrovol’skij,dotato di un sinistro quasi brasiliano e di una tecnica di base notevole, molto abile nel calciare sia le punizioni sia i rigori,però parecchio inconstante,anche per via dei suoi tanti infortuni alle ginocchia.

Inizia la competizione e nel primo gruppo,nella prima partita della kermesse, la Svezia pareggia con la Francia con un gol a testa, la Danimarca pareggia a reti inviolate con l’Inghilterra. Stesso risultato fra i britannici e i transalpini anche nella seconda partita del girone mentre la Svezia batte la Danimarca 2 a 1 col gol decisivo di Brolin,centrocampista del Parma di Nevio Scala. I giochi sembrano fatti, il già tanto odiato Moller-Nielsen rischia di uscire e con ogni probabilità potrebbe perdere la panchina, ma la squadra sembra saper reggere la pressione e la figura da sparring partner non volevano farla,volevano passare il turno loro. Schmeichel,epicentro emotivo della squadra, carica per giorni la squadra, bisogna e si può scrivere la storia, tiene lui un bel discorso nei spogliatoi prima della gara con la Francia motivando tutti, da vero leader. La squadra magicamente sembra seguirlo e dopo 8 minuti vanno avanti con Henrik Larsen e tengono botta. Alla Francia però pasta un pareggio,che viene segnato da Papin al minuto 60 e sembra spegnere l’entusiasmo, il sogno del team danese. In panchina Moller-Nielsen sembra affranto ma ha un jolly a disposizione: il folle Lars Elstrup. Entra al ’66 e dodici minuti più tardi,su cross di Povlsen, la insacca, 2 a 1 Danimarca e la Francia è fuori. Nell’altro gruppo i campioni in carica dell’Olanda passano primi con due vittorie e un pareggio, 0-0 contro la CSI, e secondo posto nel girone guadagnato dalla Germania, che acquisisce la qualificazione grazie alla vittoria della Scozia,già eliminata, per tre reti a zero contro la Comunità degli Stati Indipendenti e di conseguenza si formano anche le semifinali: la Svezia giocherà contro il team teutonico e la Danimarca contro l’Olanda di Rinus Michels. Il pronostico sembra scontato e la finale sembra essere quella che ha concluso il mondiale del 1974, ma c’è da giocare  e le cose in diciotto anni sono cambiate. A Solna, nel Rasunda Stadium ,stadio chiuso nel 2012 con la partita di Europa League fra AIK Solna e Napoli,per la cronaca vincono i partenopei per due a uno, e una volta demolita nell’anno successivo è stata inaugurata la Friends Arena,stadio attuale della nazionale svedese e del club di Solna. Arbitra Tullio Lanese,presidente AIA nel periodo più nefasto della storia italiana,quello di Calciopoli. La Germania passa inizialmente in vantaggio Hassler, che intanto dalla Juventus passò alla Roma, raddoppia Riedle,che era di proprietà della Lazio. La Svezia sembra davvero non averne ma dopo aver guadagnato un rigore,realizzato ancora da Brolin, ce la mette tutta per riagganciare i teutonici ma non basterà, la Germania va in finale per 3 a 2.

Gli underdog danesi si ritrovano a giocarsi incredibilmente la finale contro però ci sono i campioni olandesi,come Van Basten,Bergkamp,Gullit,Rijkaard. Dopo aver fatto fuori dal torneo la Francia, la formazione della Danimarca ci crede,ci crede davvero, sa di aver fatto un impresa più grande di loro e sa che può continuare a farne altre, sa che i miracoli esistono. Il 22 giugno del 1992 a Goteborg la Danimarca sfida l’Olanda, in palio la finale contro la Germania. Dopo 5 minuti i danesi vanno avanti,cross dalla destra di Brian Laudrup, e il solito Larsen, quello del Pisa, la mette dentro. 1-0 Danimarca.

Al ’23 pareggiano i tulipani,cross dalla sinistra,sponda di Gullit e Bergkamp col destro segna,forse Schmeichel poteva far meglio ma tant’è.1-1 al minuto ’23.

Dopo però dieci minuti, in un azione di rimessa sulla sinistra,palla sul secondo palo,la rimette in mezzo Vilfort per Laudrup,che gira di testa ma impatta su Koeman,palla al limite dell’area e di nuovo Larsen (fino a sto punto 3 gol su 4 della Danimarca sono suoi) calcia benissimo dal limite e palla in buca d’angolo. La Danimarca è di nuovo avanti,2-1.

Nella ripresa,com’era facilmente preventivabile, l’Olanda parte con un assedio che porterà al gol solo dopo una mischia su calcio d’angolo al minuto 86,il marcatore è Rijkaard. Dopo i tempi supplementari, dove ormai le due squadre soffrivano la stanchezza, si va ai rigori e qui entra in gioco quello che era il vero capitano della nazionale,anche se non aveva la fascia al braccio. Prima dei rigori raccoglie tutti i suoi compagni e dice “Vi porterò io in finale, voi mettetela dentro”.

Così fu, Schmeichel para il rigore ad un fenomeno che viene soprannominato “il cigno d’Utrecht” , i suoi compagni non sbagliano e Danimarca clamorosamente in finale.

Ed ora arriva la Germania.

Loro hanno giocato un giorno prima e per soli novanta minuti, ma non hanno la stessa voglia, la stessa grinta, la stessa fame e le stesse emozioni dei giocatori della Danimarca.

Uno in particolare aveva un motivo in più per vincere, costui era Kim Vilfort. A parte una breve esperienza al Lille, trascorrerà tutta la sua carriera calcistica in patria,diventando una leggenda del Brondby. Buoni numeri da attaccante correlato anche ad una tecnica più che discreta, ha vinto in carriera 7 campionati danesi,tutti col Brondby. La sua partita è un’altra: infatti nei giorni attorno alla semifinale con l’Olanda, alla sua piccola figlia viene diagnosticata la leucemia e anche dopo la semini finale corre a casa per stare vicino alla famiglia e prima di partire lascia una promessa: “Tornerò a casa con la Coppa”.

La finale è alle porte, è il 26 giugno del 1992 (quattro anni dopo è nato colui che vi scrive questo articolo) e a Goteborg si gioca la finale di Euro ’92 fra Danimarca e Germania.

In porta per i danesi c’era, e chi sennò, Schmeichel; in difesa i tre centrali erano Piechnik,Nielse, e il capitano Lars Olsen,attuale ct delle Far Oer; i fluidificanti erano Christofte,convocato all’ultimo,mancava in nazionale dal 1985, e Sivebaek, che giocava per il Pescara,egli sarà l’unico sostituito a gara in corso dalla Danimarca; John Jensen , Kim Vilfort e Henrik Larsen,che tendenzialmente giocava pochi metri più su,da trequartista diciamo; le punte Laudrup e Povlsen.

I tedeschi rispondono con Illgner tra i pali; come libero c’era Buchwald,i centrali Kohler,attento difensore della Juventus e Helmer,ai lati Brehme dell’Inter e Reuter,che vestiva Juventus ma solo per quella stagione; in mezzo al campo Sammer, pallone d’oro nel 1996 e che per poco tempo vestì la casacca dell’Inter , Effenberg, centrocampista ricordato con affetto a Firenze e dalla Curva Fiesole e Hassler; davanti Jurgen Klinsmann e Riedle.

La gara ha inizio e i ritmi sono decisamente quelli di una finale, non si temono ma si affrontano faccia a faccia.

Su un recupero palla danese,chissà quanto corretto a dirla tutta, Povlsen la mette per Jensen che fa partire un destro terrificante che quasi sfiora il palo e la palla entra. 1-0 Danimarca.

I tedeschi sono scioccati e lo saranno per tutta la partita, non ci sarà una degna reazione, la Danimarca tiene e al ’78 minuto, lo stesso del gol del passaggio del turno contro la Francia, raddoppia e segna lui, Kim Vilfort. Raccoglie la palla al limite e calcia con un angolazione molto stretta e il portiere è battuto. La Danimarca da squadra “underdog” ,da sottovalutata diventa la regina d’Europa e si inserisce sulla mappa mondiale del calcio, realizzando così un’impresa pazzesca.

Nel 1995 la Danimarca vincerà anche la Confederations Cup grazie all’ausilio di Miki Laudrup,adesso non è più il Barça la sua nazione e la nazionale manterrà comunque un buon livello fino ai nostri giorni. Anni dopo uscì al cinema il film Sommeren ’92 che ripercorrerà il successo danese nel campionato europeo e con questo si conclude uno dei capitoli più entusiasmanti del calcio europeo e certamente del football danese.

 

Fortunato Coppola