Ieri all’Olimpico, ennesime scene disarmanti. Il dito medio di De Rossi su tutte, con la fascia di capitano addosso, a fine partita mostrato alla curva Nord che ovviamente rimarrà impunito. A seguito poi di una gara ad altissima pericolosità, con più di 3000 tra agenti, steward e DIGOS impegnati ad evitare contatti tra teste di cazzo. Per non parlare delle ennesime patetiche magliettine indossate dal capitano vero, quel quasi 40enne che fa tenerezza quando chiede ai fotografi di allontanarsi perché così le foto vengono mejo. Dovevano vincere il campionato, poi dovevano lottare in Champions League, poi dovevano lottare in Europa League, poi dovevano lottare in Coppa Italia. Hanno fallito tutto e non contenti non è che vanno sotto la propria curva a godersi l’abbraccio della propria gente e a festeggiare comunque l’obiettivo minimo raggiunto. No. Loro vanno a sbrodolarsi addosso della loro più grande vittoria: la sconfitta della Lazio. Ecco, è proprio questo che vorrei che capissero i miei colleghi tifosi viola. Domando, ma non vi ha fatto pena quell’esultanza? Non vi hanno imbarazzato quelle magliette, non erano PATETICHE? Ecco, noi siamo patetici allo stesso modo quando ci auguriamo le sconfitte degli altri. Gufare è come una droga. Anche per me, ci mancherebbe altro. Ma è una droga che prendono quelli eternamente insoddisfatti, gli sconfitti cronici. Quelli che non riescono mai a godere delle proprie vittorie. Del resto al cuore non si comanda, sarà sempre bellissimo sperare nei disastri sportivi soprattutto delle strisciate. E’ sempre bello vedere il Milan decimo o la Juve fuori dal girone Champions. Ma iniziamo a vincere qualcosina noi. Iniziamo a tifare per quello. Con la stessa convinzione con la quale gufiamo gli altri. Io non voglio somigliare a Totti e a De Rossi.