Con la partita al Picco di La Spezia, finisce ufficialmente l’era Fonseca ed inizierà quella Mourinho.
L’ex tecnico di Shakhtar e Braga va via in silenzio a testa bassa senza essere ricordato per nessun trofeo vinto, in due anni di Roma piuttosto travagliati con il passaggio della società dalle mani di Pallotta ai Friedkin. Il mister avrà avuto anche le sue colpe non riuscendo a creare un gruppo, una quadratura in uno schema ben collaudato da valorizzare al meglio gli uomini a disposizione. E bisognava aspettare l’annuncio del suo connazionale per fargli abbandonare l’inutile difesa a tre passando al 4-2-3-1; spianando così facendo la strada proprio allo Special One, che fa di questo modulo il suo dogma principale.

La maggior parte dei tifosi gli hanno imputato queste ultime disastrose annate il cui massimo risultato è una semifinale di Europa League, poi malamente persa con il Manchester United. Ma ottenere risultati con Santon, Fazio, Mayoral, Kalinic, Pastore e un’altra decina di giocatori cui non sto a elencare per non dilungarmi troppo, non è facile per nessuno. Forse sono gli stessi che ora rimpiangono Florenzi additato come: “core de nonna” costringendolo alla fuga o quelli che si inteneriscono al gesto da libro cuore di Bruno Peres (ribattezzato improvvisamente Brunetto) dopo averlo insultato per anni o gli stessi che vogliono la testa di Pellegrini e poi se ne pentiranno vedendolo magari in bianconero, dove sembra essere sempre più diretto. Mentre Dzeko che ogni anno vuol cambiare maglia, con prestazioni al disotto delle aspettative rimane ancora osannato.

La notizia del nuovo tecnico è stato accolto dalla piazza come l’arrivo del messia capace di imprimere quella mentalità vincente che nella capitale manca da ormai troppo tempo. Ma José non è il bel Paulo, le cose non te le manda a dire e se i risultati non arriveranno immediatamente perché questo è quello che si aspetta un ambiente ormai stanco, lo scontro con l’etere romano, che nella capitale smuove milioni di marionette a proprio piacimento facendo il bello e cattivo tempo, sarà inevitabile! 

Comunque Mourinho anch’esso come la Roma è un allenatore in cerca di rilancio, venendo da due esoneri consecutivi e quella sulla sponda del Tevere potrebbe essere la sua ultima chiamata in una piazza di certi livelli. Una bella sfida che però ha bisogno di giocatori, non dico un repulisti totale, ma un taglio netto dei rami secchi.
Il nuovo general manager Tiago Pinto anch’esso portoghese, additato come tra i più affermati manager del calcio europeo, nella sua prima esperienza fuori dal campionato Lusitano dove guidava il Benfica in un torneo dominato però dal Porto, avrà il suo bel da fare. Non solo nel dismettere parte della rosa, ma anche gestire i rientri di prestiti come Nzonzi e Under, veri e propri pesi sul bilancio e nel contempo formare una squadra competitiva che sicuramente lo Special One avrà chiesto a garanzia, altrimenti penso che neanche si siederà sulla panchina giallorossa. Sperando di capire nel contempo chi sono veramente i Friedkin che si muovono dietro le quinte nel silenzio più totale senza attirare attenzioni.