Ormai mancano solo poche ore alla finale di Wembley ed in tutta la penisola cresce l’attesa. Una trepidazione quella per la nazionale che in parte sentiamo solo in queste occasioni. Quanti in realtà si appassionano per gli azzurri durante le qualificazioni mondiali o nelle amichevoli, che spesso malediciamo perché ci fermano la nostra Serie A. Ma come sempre in questi momenti un intera nazione calciofili e no “si stringe a corte” pronta a scendere in piazza per sventolare il proprio tricolore. La voglia di festeggiare è tanta, sopratutto in questo delicato periodo per lasciarsi andare almeno un po’ dopo i brutti momenti passati e purtroppo non ancora finiti, in un tram tram quotidiano sempre più frenetico ed ora anche più stressante con la paura Covid che aleggia nella testa di molti di noi. Come sempre in queste occasioni non mancano mai i benpensanti che: “per il calcio si scende in piazza e all’aumento della benzina nessuno ci fa caso”. Questi che comunque non hanno tutti i torti; se ne dovranno far per l’ennesima volta una ragione. Perfino il sottomesso ragioniere Ugo Fantozzi si ribellò alla corazzata POTËMKIN per lo stesso match. Nell’immaginario popolare e nella realtà siamo fatti così: “non togliermi il pallone e non ti disturbo più”. Cantavano gli Art.31 alcuni anni fa.

Ma torniamo ai nostri Azzurri dopo un girone superato a mani basse contro squadre oggettivamente di caratura inferiore, dove comunque abbiamo letteralmente dominato senza se e senza ma, la prima sofferenza è arrivata contro la scorbutica Austria. Il gesto del simpaticissimo Arnautović verso i nostri connazionali presenti nel tempio di Londra, alla fine grazie al Var gli si è strozzato in gola ed abbiamo avuto la meglio su una compagine ostica, ma più debole dove una partita così c’era d’aspettarsela. La classica buccia di banana dove poter scivolare, che per fortuna non è avvenuto. A mio avviso siamo andati meglio contro il Belgio, compagine di ben altro livello che ha giocato a viso aperto, permettendoci di mostrare tutte le nostre qualità; il bel goal d’Insigne ne è la riprova, nonostante il giovane Doku incubo per 90 minuti. Con la Spagna abbiamo fatto un netto passo indietro. Le furie rosse con il loro palleggio ci hanno praticamente ipnotizzati anche se occasioni da rete non ne hanno avute tante. Ci ha premiato la lotteria dei rigori, dove nel giorno del addio alla Raffaella nazionale il Tuca Tuca ha prevalso sul Tiki Taka.

Ed ora l’ultimo scoglio l’Inghilterra. I leoni di Southgate sono una via di mezzo tra la coriacea Austria e la qualità Belga. Il suo è un 4-2-3-1 mascherato. Difesa solida con i terzini Walker e Shaw ad affondare sulle fasce, mentre nella coppia di centrali Stones e Maguire a quest’ultimo è affidata la costruzione del gioco partendo dal basso arrivando talvolta fino a centrocampo. A proteggere la difesa ci pensa Rice bravo sia in fase di rottura che in costruzione, con il primo tocco a far ripartire la manovra. Al suo fianco agisce Kalvin Philips duttile mediano con una buona precisione nel tiro che lo rende pericoloso sotto porta. Da ago della bilancia tra centrocampo ed attacco c’è Mount mobile trequartista del Chelsea pronto a servire le spine nel fianco Sterling e Saka che tendono ad accentrarsi per il bomber di sua maestà Kane.

Un avversario forte, ma poco organizzato e collegato nei reparti, che ha in Sterling l’uomo più in forma, perfetto partner di Kane, che dopo una partenza in sordina ha ritrovato la sua vena realizzativa. Una squadra non impossibile dove il collaudato gruppo azzurro può avere la meglio, ma bisogna accendersi in qualità. Ad Insigne e Immobile tralasciando super Chiesa l’arduo compito, le cui caratteristiche si sposano a pieno contro squadre difensivamente legnose e poter spegnere così le polemiche venutesi a creare su di loro in patria. Il fattore più preoccupante che fa pendere l’ago della bilancia verso i sudditi della Regina è però quello di giocare fuori casa, contro una nazionale ricca di storia e tradizione che non ha mai vinto niente e si trova di fronte alla più grande occasione per rompere questa sorta di maledizione. Sostenuta dai suoi oltre 50000 tifosi, i famosi Hooligans poco amichevoli in queste circostanze. 

Rispetto agli inglesi abbiamo il fatto di essere latini amanti e passionali alla precisione rispondiamo con spensieratezza e sregolatezza. Al sobrio tè delle 17.00 preferiamo il vino rosso e una briscola senza regole.
Scendiamo in campo così come siamo fatti!