Il miracolo Milan ha avuto inizio la stagione scorsa alla ripresa del campionato post pandemia, quando Pioli subentrato inizialmente come traghettatore dell’esonerato Giampaolo riuscì ad amalgamare un gruppo qualitativamente medio, collezionando 12 risultati consecutivi portando i rossoneri in Europa League.
La partenza del nuovo anno è cominciata sempre sulla falsa riga del precedente con una lunga serie d’imbattibilità, terminata con la sconfitta del 6 gennaio contro la Juve, che comunque non impedisce ai Diavoli di laurearsi Campioni d’Inverno. Anche se proprio nel primo mese del anno si cominciarono ad avvertire i primi scricchiolii di un gruppo che forse aveva bisogno di qualche ritocco fatato per quel salto di qualità tanto auspicato. Il netto 0-3 subito dall’Atalanta è stato un campanello d’allarme che nella stanza dei bottoni nessuno ha voluto sentire, crollato poi del tutto quando ormai non c’era più niente da fare nei primi giorni di Febbraio con la sconfitta a sorpresa contro Spezia e quella successiva nel derby della Madonnina.

Questo Milan non era partito per vincere, ma visti i risultati conseguiti strada facendo la società qualcosa in più poteva osare. Il vecchio proverbio “Già che siamo in ballo... balliamo”, mai fu più appropriato. A gennaio però, tranne l’ottimo Tomori, una brillante intuizione del duo Maldini/Massara, che però ora dovranno riscattarlo a 28 milioni di euro, non è stato fatto nulla se non gli arrivi del anonimo Meité e di un Mario Mandzukic completamente fuori forma fisica. Se poi si aggiungono gli infortuni di Bennacer con Tonali suo sostituto, deludente sotto ogni punto di vista e i trentanove anni del divo Ibrahimovic che si cominciano a sentire tutti, senza appunto una sua degna alternativa; il dado sembra ormai tratto. Il mister Emiliano ha tirato fuori il massimo da questo gruppo, ma qualcosina gli va imputata oltre alla scarsa esperienza per competere a certe latitudini, anche qualche soluzione tattica sbagliata come Krunic schierato spesso sulla trequarti o non aver saputo integrare alla perfezione uomini come: Diaz e Hague, che a mio parere hanno un elevato tasso tecnico da poter sfruttare in più.

Pe questo rush finale il Milan dovrà incontrare tre squadre in piena bagarre retrocessione: Benevento, Torino e Cagliari, partite difficili, ma alla portata di Ibra e compagni e due scontri diretti: con Atalanta nell'ultima giornata che fa sempre storia a sé e la Juventus. Proprio quella contro i bianconeri rappresenta lo snodo cruciale per la conquista di un posto Champions. Infatti se Napoli e gli stessi bergamaschi appaiono più in palla di tutte, con un altalenante Lazio sempre in agguato (molto dipenderà dal recupero contro i granata), gli uomini del ribelle presidente Agnellibarcollano trovandosi in una fase di stallo con vari problemi interni: Pirlo si Pirlo no ed addirittura la messa in discussione di Cristiano Ronaldo; che stanno incidendo non poco sulle ultime deludenti prestazioni. Insomma la sensazione è che alla Juve basti una spallata per buttarla definitivamente giù.

Con la testa solo al campionato, bisogna mettere alla porta le bizze di Gigio Donnaruma e del fido Raiola. Sarà anche tra i migliori portieri in circolazione ma in futuro se ne potrà tranquillamente fare a meno. Dimenticare in fretta il progetto SuperLega morto sul nascere, che avrebbe si portato denaro nelle casse di Milanelloma anche richiesto cospicui investimenti per non fare la fine di Bate Borisov e le altre piccole tanto bistrattate dai poteri forti nella nuova competizione. Bisogna ritrovare quella spensieratezza e brillantezza di gioco di chi non aveva nulla da perdere senza troppe pressioni, per poter finalmente tornare nel calcio che conta e sopratutto compete ad una delle maglie europee più gloriose di sempre. Mettendo spalle al muro il gruppo Elliot scoprendo realmente le loro intenzioni: voglia di vincere o solo business?