Le parole di mister Fonseca a seguito della cocente delusione di domenica sera sicuramente non aiutano a risollevare le sorti giallorosse: “Magari non abbiamo la mentalità per lottare con questo tipo di squadra. Nel primo tempo ho visto una squadra senza coraggio e senza la giusta mentalità, mentre nel secondo tempo c’è stata una partita diversa. Nel primo tempo non siamo esistiti”.                                                Ammettendo parzialmente le sue responsabilità, che sanno tanto di resa da parte del tecnico portoghese. Ma piangersi addosso senza trovare le giuste soluzioni, in questi casi non serve a nulla.

A me personalmente ha ricordato molto le dichiarazioni del ex ct della nazionale Ventura, dopo la disfatta contro la Spagna, alzando bandiera bianca e mandando la squadra allo sfracello. Sappiamo tutti poi come andò a finire!
A guardare la realtà è ormai rimasta solo l’’Europa League, impresa difficile ma non impossibile per poter portare finalmente un trofeo europeo sotto il cupolone.

L’avversario di turno è di quelli difficili l’Ajax di Erik ten Hag. Il suo 4-3-3 è un alchimia perfetta basato sul gioco di posizione: continue sovrapposizioni e movimento dei giocatori , pressing alto posizionale e contrasti aggressivi. Gestione della palla in ogni zona del campo e marcature preventive in fase di non possesso. Una squadra collaudata con uomini di qualità in ogni reparto, che tende a portare l’avversario fuori dai propri schemi se non bene organizzato.

A mio avviso, infortuni permettendo, la Roma dal punto di vista degli uomini è molto simile ai lancieri, ma il 3-4-2-1 del tecnico lusitano ne penalizza le qualità. In primis la difesa a tre priva la squadra di un uomo a centrocampo. Poche compagini del nostro campionato potrebbero permettersi una mediana ben assortita formata da Veretout, Villar e Pellegrini. Con il primo a fare da regista ed equilibratore del centrocampo, mentre i secondi due bravi sia in fase di interdizione che in costruzione, abili nel possesso e nel giro sfera con un ottimo senso d’inserimento, lasciandoli liberi di esprimersi. Alle loro spalle due terzini portatori di palla come Karsdrop e Spinazzola sulle fasce, mentre in mezzo Smalling e Mancini a proteggere Paul Lopez. In avanti a far compagnia a Dzeko in veste di centravanti puro e non falso nove che ripiegando indietro perde poi di lucidità, tempo e brillantezza sotto porta, andrebbero El Shaarawy/Pedro sulla stessa linea del bosniaco e Mkhitaryan sul lato opposto partendo da posizione più arretrata, favorendo di accentrare il suo estro al servizio dei compagni di reparto.

Questa sarebbe la Roma a mio giudizio in grado di poter giocare ad armi pari con i temibili biancorossi d’Olanda. Poi spetterà a Fonseca nel poco tempo ormai rimasto inculcare mentalità e modulo vincente per conquistare l’Europa, in una stagione già messasi per lui sui binari del addio.