Maurizio Sarri voleva andare al palazzo a prendere il potere. Ma gli hanno aperto la porta e lo hanno fatto accomodare. “Porti pure la bomba” - gli hanno detto. “Ma il palazzo rimanga in piedi”.

Chi si aspettava il sarrismo ha capito da tempo di aver sbagliato domanda. Non dovevamo chiederci se la Juventus potesse diventare il Napoli, ma piuttosto che cosa avrebbe portato il cortocircuito fra queste due realtà. E dopo la sconfitta di ieri contro il Lione, abbiamo capito che la risposta era chiara fin dalla terza giornata. Ma si nascondeva in un dettaglio meno importante, la famosa tuta non tuta.

Il bombarolo si è trasformato poco a poco in un gestore, un mediatore che cambia tutto per non cambiare niente. E lo fa con piccoli stravolgimenti continui, che mirano a confondere gli assaltatori, che non sembrano tuttavia per niente confusi. Il tridente con Douglas Costa ha anticipato la ricerca ossessiva della mezzapunta, poi la minaccia del trio magico si è dissolta nel ritorno all’usato sicuro, con l’avanzamento di Cuadrado. Questa camera degli specchi non ha spaventato il Verona, figuriamoci i francesi di Garcia.

E’ inutile girarci intorno. La partita di ieri ci ha confermato che la difesa e l’attacco della Juventus possono competere per la Champions, il centrocampo no. Se Alex Sandro non puo’ fermarsi nemmeno per andare in bagno, Ronaldo e Dybala scappano dall’area di rigore per non passarsi il pallone o solo per non incontrarsi. Il tridente con Higuain è allora l’unica soluzione possibile per sperare in una svolta come fu quella allegriana a Firenze. Il resto della squadra ne soffrirà, ma soffre già adesso, e con più tempo avrebbe potuto imparare ad adattarsi. Certo bisognerà mettere in conto dei passi falsi, ma non è detto che siano meno di quelli a cui ormai la Juventus ci sta abituando.

E allora caro Comandante, prima che la difesa del “siamo ancora in Champions e primi in campionato” diventi carta straccia, la faccia esplodere questa benedetta bomba. Si ricordi che è il disequilibrio quello che le avevano chiesto, e se il palazzo deve crollare che almeno crolli con una fiammata di bellezza, invece che con un lento e inesorabile decadimento.