Nella mia personale classifica dei giocatori deludenti Federico Bernardeschi incalza ormai Sebastian Giovinco (Dybala entrava e usciva da questa classifica ma quest’anno ne è uscito definitivamente). Avesse dimostrato maggiori sprazzi di talento lo avrei volentieri spostato nel gruppo degli incostanti : il gruppo di Vucinic, tanto per intenderci. Ma di serate gloriose, come quella del ritorno contro l’Atletico Madrid il buon Federico non ne ha vissute molte. E oggi basta un piccolo errore per spazientire i tifosi.

La temuta domanda riecheggia ormai da diverse settimane. E’ un giocatore da Juventus? Puo’ giocare in una squadra dove ogni pallone conta, una squadra che non è la Fiorentina, con tutto il solito ipocrita rispetto? La risposta ad oggi non puo’ che essere negativa. Le occasioni di dimostrare il suo valore ci sono state, soprattutto con Sarri, e hanno portato soltanto a sonore stroncature.

Le mie pagelle reciterebbero più o meno cosi’:

“Soffre la responsabilità e tende a sfiduciarsi”.

“Il problema non sono le giocate sbagliate quanto piuttosto quelle buone che portano quasi sempre ad un nulla di fatto. Né un buon tiro né un passaggio decisivo“.

“Anche gli arbitri sembrano non amarlo, quasi che agli avversari sia concesso di esagerare un po’ con lui, tanto poi la perderebbe lo stesso.”

Eppure sono fermamente convinto che Bernardeschi sia un giocatore da Juventus. Diro’ di più: potrebbe diventare il nuovo Marchisio. Discreto e taciturno, umile e disponibile ma deciso e talentuoso. Prima di chiederci se Torino sia la giusta dimensione per il “nuovo principino”, dovremmo capire quale sia davvero il suo ruolo in campo.

Certo non è una mezzapunta, ma nemmeno una vera punta esterna, anche se Mancini sembra pensarla diversamente. Non segna abbastanza, non crossa quasi mai e non è una garanzia di emicrania per i terzini avversari, come lo sarebbe Douglas Costa se il fisico lo supportasse.

Bernardeschi è piuttosto un giocatore da terra di mezzo, quel campo di battaglia in cui la classe non prevale senza il sacrificio. Dove la ribalta se la prendono spesso quelli davanti, ma anche i riflettori che sono sempre puntati su di loro. Onore e onere. Lo vedrei bene da mezz’ala sinistra, come sentinella di Cristiano con cui sembrava avere un’ottima intesa nella scorsa stagione, oppure addirittura da ala pura, in un centrocampo con due sentinelle e Cuadrado nell’altro versante. Sarri le ha provate tutte, tanto vale provare anche questa.

Servirebbe tuttavia una qualità che all’allenatore toscano sembra difettare: la pazienza. Quella che avrebbe forse permesso con il tempo a Emre Can di diventare il nuovo Bonucci. “Servirebbe troppo tempo” ha risposto ad un giornalista che glielo aveva proposto. Come se il suo tempo alla Juve fosse contato.

Non mi stupirei di ritrovare Bernardeschi nella formazione titolare contro l’inter. In fondo all’andata ha marcato benissimo Brozovic annullando di fatto l’unica fonte di gioco dell’Inter. Ma sarebbe da mezzapunta. E sarebbe un altro 6 stiracchiato:
“Si sacrifica. Ma niente di più”.