So che non bisognerebbe scrivere a caldo perché che di solito si danno solo giudizi affrettati. Ma credo che per il derby di oggi non serva aspettare che il sangue arrivi al cervello. È ormai tempo di separarsi da Pirlo e di chiedere scusa a chi è venuto prima.

In questa stagione ci si è resi conto di come gli ultimi due scudetti siano stati davvero tirati per i capelli. Anche l’ultima Juve di Allegri era una squadra che non faceva più paura a nessuno. Per non parlare della Juventus dello scorso anno, che a conti fatti sembra quasi che Sarri abbia fatto un miracolo. Di miracolo non si è trattato soltanto perché gli avversari si sono persi per strada prima di noi. La Lazio con il Covid e le milanesi che si sono svegliate troppo tardi.
Ma la squadra si stava sfaldando poco a poco e non ce ne siamo accorti fino in fondo, perché eravamo troppo preoccupati a guardare Ronaldo. Se ne sono accorti gli allenatori, buon per loro, che hanno preso quello che restava. Che poi erano due scudetti, mica briciole, quelli che ieri snobbavamo e che oggi guardiamo con un misto di sufficienza e rimpianto.

Prima del derby mi ero detto che un vero tifoso capisce il momento di difficoltà della propria squadra. Se il tempo del dominio è finito, bisogna mettersi l’elmetto e combattere ogni partita fino alla fine, rallegrarsi di ogni punto guadagnato. Vi prometto che ero pronto a soffrire umilmente. Ma poi quando li vedi giocare in quel modo, ti passano tutti i buoni propositi.
All’inizio è la solita illusione. Sembrano carichi e concentrati e persino Ronaldo, dico Ronaldo, passa due volte il pallone a Chiesa e non dice nulla quando il compagno sbaglia. Poi si alza il vento. Cominciano gli errori individuali, la foga si sgonfia e cominciano le montagne russe.
Somiglia al destino che si abbatte sulle squadre che vincono il mondiale. A quello successivo escono nella fase a gironi, e non puoi prendertela con nessuno perché sembra francamente impossibile opporsi a quel destino inspiegabile.
Con il passare dei minuti infatti, riemergono in superficie l’insostenibile leggerezza di Alvaro, i dolori del giovane Kulusevsk e uno Szczesny che in un attimo ti giri e ha la divisa dell’Arsenal. Guardi Bentancur e ti chiedi come faccia un giocatore a fare tutto bene per poi non raccogliere niente. Ti consola solo il fatto che per questa sera non dovrai pensare anche a Rabiot.

A quel punto ti abbatti. Ti risuonano nelle orecchie le parole di Conte “io Vidal in guerra me lo porto sempre”.
E tu chi ti porteresti in guerra? Per la festa a casa di McKennie qualche idea ce l’avresti, ma in guerra?
Ti porti Cristiano, certo. Ma è un Cristiano stanco dei suoi compagni che si sono stancati anche dei suoi gol.
E poi c’è lui. Il maestro che non si scompone mai. Eppure i suoi giocatori fanno di tutto per fargli perdere le staffe. Voi cosa fareste se dopo aver spiegato in uno spogliatoio le cose che non vanno, la vostra squadra prendesse gol esattamente 30 SECONDI dall’ingresso in campo? Se non succedesse soltanto una volta, ma (esageriamo), SISTEMATICAMENTE?
Un essere umano darebbe un pugno alla panchina o un calcio ad una bottiglia.
Un allenatore sostituirebbe cinque giocatori più il portiere con il ragazzo venuto dalle giovanili.
Lui niente. Incoraggia. Batte le mani.

Tudor non è isolato dallo staff, è talmente esterrefatto da essere lobotomizzato.
Alla fine la partita la Juventus la pareggia e finisci per chiederti se non abbia fatto bene lui. Se in quei momenti serve rimanere freddi e lucidi, non farsi prendere da nessuno slancio di umanità.
Ma poi lo senti parlare con i giornalisti.
E’ chiaramente un calciatore quello che sta parlando, non un allenatore. Parla di finali da giocare e di troppi punti persi per strada, ma manca la verità e l’umiltà che il suo amico Rino non è riuscito a trasmettergli.
Quella di questo campionato non sembra una storia che finirà bene per la Juventus. Sembra piuttosto quel destino di cui vi parlavo prima. Ed è per questo che di fronte al rischio concreto di non qualificarsi per la prossima Champions, io finirei la stagione con un sano pentimento.
Quando si sbaglia si sa, è meglio chiedere scusa. E bisognerebbe chiederlo a Sarri, che è ancora sotto contratto. Con lui si potrebbe riscrivere un finale meno amaro.
Prima di separarsi per davvero, potrebbero anche scapparci un quarto posto e una coppa Italia. E se pure arrivassero altre due delusioni, sarebbe comunque una sconfitta meno umiliante.