Non leggo i giornali dopo una sconfitta. 
Lascio che passino i giorni fino alla prossima partita. Non saprei spiegarvi esattamente il perché. Saranno gli articoli di Padovan, il “rumore dei nemici” o è solo il motto della Juventus che contagia tanto i giocatori quanto i tifosi. “Vincere è l’unica cosa che conta”. Razionalmente non sarei nemmeno troppo d’accordo, ma si sa, l’amore per la propria squadra non ha niente di razionale.

Fra i vari resoconti degli amici sul naufragio di mercoledì, mi ha colpito l’ennesima sfuriata del capitano, Leonardo Bonucci, contro Blaise Matuidi. Ho chiesto più volte il nome del malcapitato, perché non credevo si potesse litigare con uno come lui. Mi risulta che Blaise nella classifica di gradimento dello spogliatoio sia secondo soltanto all’idolo incontrastato Pinsoglio. Eppure è successo.
Bonucci lo avrebbe richiamato perché anche i panchinari devono”fare squadra” prima di una partita importante e lui avvertiva che qualcosa non stava funzionando. Per capire cosa significhi questa frase provo ad immaginare la faccia di Matuidi durante il rimprovero e mi auguro che il suo livello d’italiano lo abbia protetto.

Lo sgabello, l’intervallo di Berlino, la parentesi Milan. Ero felice quando Bonucci ha deciso di tornare alla Juve, ma non credo che sia un buon capitano. Un leader tecnico non è per forza un buon capitano. Non credo che lo sia Messi, e per alcuni aspetti non lo è stato nemmeno Totti, tanto per fare esempi di leggende.
Bonucci è un giocatore molto istintivo, che in alcuni momenti puo’ perdere il controllo a scapito di allenatori e compagni. E parlando di Sarri, mi sembra anche che il numero 19 sia uno dei capofila dei controrivoluzionari. Soffre la difesa alta, soffre la zona, e ha rari momenti di assenza che sanno quasi di tacita contestazione.

Mi chiedo allora chi potrebbe prendere il suo posto in assenza di Chiellini. Me lo chiedo e poi mi dico che Giorgio potrebbe giocare titolare contro l’Inter. In fondo, era meglio aspettare la prossima partita.