Domenica prossima alla Sardegna Arena ritorna l'Inter.
Barella giocherà per la prima volta contro il suo Cagliari, Nainggolan giocherà contro la squadra che lo ha messo da parte con l'arrivo di Conte. I due gladiatori potrebbero dare vita ad una sfida avvincente tra le due trequarti, ma oggi i tifosi rossoblu hanno una diversa e seria preoccupazione. Sono passati quasi sei mesi dall'ultima partita con i nerazzurri e dalla bella vittoria cagliaritana, ma le attuali condizioni psicologiche del Cagliari sono molto diverse. Sei mesi fa la squadra stava risalendo in classifica, era in fiducia e potè scaricare in campo tutta quella carica positiva. Oggi ha cominciato nel peggiore dei modi il nuovo campionato e le tossine umorali potrebbero inceppare il motore rossoblu. Al contrario, l'Inter ha cominciato il torneo con una squillante vittoria e può giovarsi dell'euforia portata nell'ambiente dall'arrivo del nuovo tecnico.

Per battere l'Inter è sempre necessario spendere grandi risorse psico-fisiche, anche se sei la Juventus. Se poi sei il Cagliari, devi spendere ancora di più. Poi devi anche sperare che certe soluzioni tattiche di ripiego, che hanno lo scopo di sopperire a determinate carenze, funzionino alla perfezione. Nella partita del primo marzo, ad esempio, Joao Pedro, di professione trequartista, giocò per almeno tutto il primo tempo da punta vera, permettendo a Maran e alla squadra di ovviare nel migliore dei modi alla scarsa forma degli attaccanti allora disponibili. Grazie all'impegno eccezionale del brasiliano, Pavoletti non fu solo là davanti.

Le due punte furono sospinte da un Barella che era tornato finalmente, proprio contro l'Inter, ai livelli di rendimento che lo avevano portato a diventare il signore del centrocampo azzurro. E furono sospinte anche da Ionita, così poco brillante in diverse gare precedenti, e da un inesauribile Faragò. Sì, è vero, Faragò nel primo tempo sbegliò qualcosa che non è possibile sbagliare, un gol praticamente già fatto, ma mise in campo tutto quello che i suoi mezzi atletici e tecnici gli consentono di esprimere. Cigarini si trovò un po' in difficoltà nel faccia a faccia con Nainggolan, al quale comunque rese la vita difficile, ma fu sempre pronto e preciso nel riavviare l'azione offensiva del Cagliari. Insomma, il centrocampo del Cagliari disputò un primo tempo da applausi, muovendosi molto e bene, con intelligenza, senza dare troppo spazio di manovra agli avversari e allo stesso tempo senza correre a vuoto, risparmiando così energie che si sarebbero mostrate preziose nel secondo tempo, quando i rossoblu dovettero fronteggiare il ritorno dell'Inter.

Il gol del vantaggio, che a tutti era sembrato di Ceppitelli prima che fosse refertato come autogol di Perisic, arrivò in conseguenza dell'evidente dominio cagliaritano sulla partita. Il momentaneo pareggio dell'Inter arrivò invece come un lampo a ciel sereno, perché Nainggolan, Perisic e Lautaro Martinez sono giocatori in grado di fare la differenza appena capita loro un'occasione, anche se quell'occasione fu in realtà frutto dell'unico sprazzo di vera luce prodotto dai nerazzurri nel primo tempo. A quel punto in molti pensammo che il Cagliari si sarebbe impaurito e tirato indietro. Niente affatto... L'Inter provò ancora a ruggire, a mettere paura, a proseguire nell'attacco per ribaltare il risultato, ma il Cagliari seppe tenere botta e riprendere a macinare il suo gioco, a ristabilire il suo dominio sulla partita.

Finché arrivò un altro ruggito, ben più fragoroso. Qualcuno era arrivato a definirlo quasi un mezzo bidone, perché sembrava che sapesse segnare solo di testa. In realtà aveva già dimostrato di sapere segnare anche di piede, ma lui, il Pavoloso, per togliere ogni dubbio agli scettici più irriducibili, quella sera colpì al volo un pallone servitogli da Srna, trasformandolo in un fulmine che lasciò Handanovic fisso come in una fotografia.

A quel punto si attendeva il Cagliari alla prova del secondo tempo. Diverse volte, come nella precedente gara di Genova contro la Samp, i rossoblu si erano “dimenticati” di scendere in campo nella ripresa. Anche contro l'Inter il secondo tempo non fu giocato con lo stesso furore del primo e i nerazzurri avanzarono pericolosamente. Però il Cagliari non crollò, riuscì comunque a conservare la lucidità e la determinazione per restare sempre presente di fronte al tentativo di rimonta degli avversari. La buona sorte prima lo aiutò ad esorcizzare una preghiera velenosa di Martinez, poi si riprese quel che gli aveva appena donato, perché Barella avrebbe potuto chiudere i conti in anticipo con il calcio di rigore conquistato da Despodov, ma il ragazzo prodigioso sbagliò il tiro. Capita, ai campioni.

Nel secondo tempo, di fronte all'avanzare dell'Inter, il Cagliari dovette spesso mettersi sulla difensiva, ma lo fece ordinatamente e senza abbandonare Pavoletti in mezzo ai difensori avversari, a cercare di prendere lanci lunghi dalla difesa o direttamente da Cragno. Lo fece, ma anche riproponendosi in attacco coralmente tutte le volte che fu possibile.

Il Cagliari vinse con merito, perché giocò una partita di grande spessore mentale e anche tattico, atletico e anche con buoni spunti tecnici, da vera squadra di serie A. I rossoblu furono superiori all'Inter, anche se Spalletti - non brillando particolarmente per sportività - diede un'interpretazione diversa. Secondo lui l'Inter era stato troppo "timido" nel primo tempo e questo aveva permesso al Cagliari di metterlo alle corde. Ma nella ripresa i nerazzurri avevano messo da parte la timidezza e allora il Cagliari si era "chiuso" per conservare la vittoria. Punti di vista.

Nel dopo partita, Luca Ceppitelli raccontò che il gruppo aveva passato la settimana a ripetersi che, tenendo fin dal primo minuto un atteggiamento fortemente determinato, il risultato sperato sarebbe arrivato. Lottare su ogni pallone, senza mollare mai, tenere alta la concentrazione per ridurre al minimo il numero degli errori, aggredire l'Inter per limitarne l'azione e, recuperato il possesso, costruire gioco senza buttare via il pallone. Questo nel primo tempo fu fatto egregiamente, pur con alcuni passaggi a vuoto, ma in campo non c'era una squadra qualunque. Contro squadre così forti, che possono ribaltare il risultato in pochi minuti, è necessario non sbagliare nulla e mettere la parola fine appena possibile: “Forse avremmo potuto chiuderla prima, dobbiamo migliorare sotto questo aspetto perché non è possibile finire ogni partita col cuore in gola”.

Anche per Barella la squadra era scesa in campo con l’atteggiamento giusto, che è quello che porta ad esprimere “personalità”. Da troppo tempo i rossoblu avevano smarrito l'“atteggiamento giusto” e Barella esortava i suoi compagni a non mollarlo più: “Oggi abbiamo preso tre punti fondamentali ma non dobbiamo abbassare la tensione che ci ha permesso di ottenere questo grande risultato”.

E Maran? Facendo l'analisi tecnica della partita ripetè ai cronisti le raccomandazioni che aveva dato ai giocatori nel pre-partita: “Dovevamo mantenere un pressing alto, se fossimo rimasti passivamente ad aspettare sarebbe stato difficile arginare le giocate dell’Inter, che ha una grande capacità di affondare sugli esterni e creare superiorità numerica. Abbiamo costruito tante occasioni, mettendo in campo quello che avevamo provato durante la settimana, con personalità, in tutte le zone del terreno di gioco, con cuore e sacrificio.
Negli ultimi minuti l’Inter ha messo dentro giocatori di grande stazza fisica, saltando il centrocampo con lanci lunghi per sfruttare la loro abilità in acrobazia. Non ci siamo disuniti nemmeno in quel momento, abbiamo tenuto la testa sul pezzo. I tre davanti hanno fatto un lavoro incredibile, andando su tutti i palloni a sporcare le traiettorie”. Poi, ricordando le difficoltà derivanti dalle numerose assenze, Maran si era preparato il terreno per rivendicare con orgoglio che la “giusta mentalità” era il frutto del lavoro duro e costante fatto quotidianamente.

Che cosa resta oggi di quella forza psicologica, di quella incrollabile determinazione, di quel coraggio? Ben poco, si direbbe, se consideriamo la prestazione sbiadita messa in mostra dai rossoblu contro il Brescia. Eppure proprio da lì occorre ripartire, è quella forza mentale che il Cagliari deve recuperare, oggi che i rinforzi estivi sembrano ancora lontani dall'essere capaci di trascinare la squadra. Considerando l'assenza di Cragno, considerando che forse anche Pavoletti non scenderà in campo per l'infortunio subito domenica scorsa, aggiungendo che manca ancora un secondo attaccante in grado di lavorare proficuamente - con Pavoletti a fianco e pure senza Pavoletti in campo -, allora appare ancora più evidente l'obbligo, per i rossoblu, di ritrovare nel carattere, nella “ giusta mentalità” l'arma migliore.

In caso contrario, sarebbe molto concreto il rischio che i nerazzurri, questa volta, vengano a Cagliari per fare una tranquilla passeggiata.