Simone Padoin non farà più parte del Cagliari, ormai lo sappiamo da tempo. Per via della sua non più verde età, il 30 di giugno la società ha deciso di non rinnovargli il contratto. Attualmente dunque è un calciatore svincolato e sembra che lui, classe 1984, non abbia ancora deciso di appendere le scarpette al chiodo.
Al di là delle sue prestazioni in campo, quasi sempre almeno sufficienti, Padoin a Cagliari è stato soprattutto un importante uomo-spogliatoio. Le dichiarazioni da lui fatte subito dopo la vittoria sul Parma, quella che nello scorso febbraio ha dato l'avvio alla riscossa del Cagliari, sono emblematiche della forza psicologica che l'esperto calciatore possiede e sa trasmettere ai compagni, specialmente ai più giovani.

La partita con il Parma era stata presentata come un'ultima spiaggia, la gara da vincere e basta se Maran voleva evitare l'esonero, da vincere e basta se il Cagliari voleva evitare un altro campionato di sofferenza fino all'ultima giornata. Insomma, c'erano le condizioni perché nascesse una partita difficile da affrontare e da gestire sotto l'aspetto mentale, la classica partita che può essere compromessa da un approccio nervoso sbagliato.
Invece la squadra ha risposto subito presente, fin dai primi minuti di gioco, mostrando di sapere incanalare nel modo giusto la tensione. L'esortazione di Maran, che voleva una partita coraggiosa da parte dei suoi giocatori, è stata soddisfatta; i tifosi, che da molte settimane aspettavano di vedere un Cagliari davvero determinato a vincere, sono stati soddisfatti.
La mentalità “nuova”, diversa da quella del passato, si è vista nella grande quantità di lavoro svolta da Deiola, come nel ritorno di Barella ad un rendimento più che sufficiente; nella lucidità con cui Cigarini ha costruito il gioco e controllato anche i movimenti di Gervinho, come nella costanza con cui Padoin ha attaccato sulla fascia destra. Ma, soprattutto, si è vista nella fermezza e determinazione con cui la squadra ha camminato, compatta, verso l'obiettivo finale. Ne ha beneficiato Pavoletti, che ha potuto tirare tante volte verso la porta, come non gli accadeva da diverse giornate. Il gol parmense, arrivato sul finire della prima frazione di gioco, poteva pesare come un macigno sulla tenuta nervosa dei rossoblu, che si sono trovati in svantaggio senza meritarlo. Ma questa volta gli uomini non volevano cedere e sono tornati subito in partita, neutralizzando quel problema mentale che, secondo Maran, aveva bloccato i rossoblu nei due-tre mesi precedenti. Il pareggio di Pavoletti è stata una grande iniezione di fiducia e il raddoppio dello stesso Pavoloso, sempre e solo lui, è stato il premio strameritato per una squadra che finalmente, dopo tanto e troppo tempo, i tifosi potevano - e dovevano - applaudire convintamente.

Ed è facile riconoscere che a monte di quella prestazione caratterialmente maiuscola ci sia stato - a fianco dell'allenatore e dello staff tecnico - il lavoro psicologico “speciale” di Padoin, che nel dopo-partita ha voluto indicare ai compagni come affrontare, mentalmente, il resto del girone di ritorno. Le parole del jolly del Cagliari sono state talmente “conseguenti” alla prestazione, da apparire chiaramente come la ripetizione di un discorso già fatto con i compagni prima di scendere in campo, quasi un orgoglioso e compiaciuto “ve l'avevo detto, io...”. Infatti Padoin ha definito quella vittoria "un punto di partenza", cioè a dire: nessuno si sogni di mollare nelle prossime partite. E poi ha aggiunto: "Abbiamo messo in campo entusiasmo e voglia di vincere”, riconoscendo così implicitamente (e con tanta onestà) che i tifosi avevano ragione a lamentarsi per lo scarso impegno che la squadra aveva mostrato in precedenza. 
Padoin se la sentiva la vittoria e la delusione di chiudere il primo tempo in svantaggio, dopo avere fatto la partita e impedito al Parma di colpire in contropiede (come invece era successo all'andata), non poteva più fermare i rossoblu. Perché quella "sensazione che avevamo tutti dentro, difficile da spiegare a parole" - ha aggiunto ancora -, veniva dalla consapevolezza di avere svoltato mentalmente, di avere compreso che se non hai sufficienti mezzi tecnici o tattici per superare certi avversari, devi supplire con più testa, cuore e gambe.

Bisogna dire che lui, Padoin, è proprio l'uomo giusto per fare capire ai compagni quanto sia importante la capacità e la volontà di sacrificarsi per raggiungere gli obiettivi. A Cagliari, ricalcando il cliché di abnegazione e concretezza che ha caratterizzato tutta la sua lunga carriera, l'ex (ma ancora amatissimo) “talismano” della Juventus ha fatto tante partite da centrocampista sinistro, ma anche destro, poi ha fatto il terzino sinistro e infine pure il terzino destro.
Sempre senza un mugugno, sempre mettendo tutto quello che aveva, a volte riuscendo bene e altre volte meno bene, ma dando sempre l'idea di essere lì con convinzione, per spendere tutto, fino all'ultima stilla di energia.

Oggi forse il calciatore non ha più la tenuta atletica per spendersi in campo come ha sempre fatto, forse ha bisogno di limitare il minutaggio e adeguarsi al ruolo di subentrante; ma il motivatore non ha di certo perso smalto e sarebbe ancora in grado, nei momenti di difficoltà, di suscitare la risposta caratteriale dei compagni di squadra.
Credo che nello spogliatoio rossoblu mancherà un uomo capace di trasmettere tanta carica positiva con la parola e con l'esempio personale. E c'è da essere contenti di quello che si legge sulla stampa sportiva in questi ultimi giorni, cioè che Padoin sta suscitando l'interesse di alcune squadre di serie A.
Perché Simone merita ancora fiducia, senza ombra di dubbio.