La modernizzazione del calcio è ormai evidente e chiara da più di qualche anno. La chiave di volta di questo importante cambiamento è stato il passaggio, per farla semplice, da un'impostazione di gioco statica e definita a varianti più dinamiche ma soprattutto spendibili quando ci si deve adattare a determinati avversari o a certi momenti della stagione.

Se con quest'ultima menzione vi è passato per la testa il nome di Massimiliano Allegri non è un caso, dal momento che il tecnico livornese negli ultimi anni si è dimostrato uno dei tecnici più abili a plasmare il dinamismo della squadra sulle caratteristiche dei singoli giocatori ogni anno a sua disposizione, ottenendo risultati eccellenti e soprattutto un'identità di squadra indipendente da moduli fissi o giocate standardizzate. Con la partenza di un centravanti mobile ma comunque spesso rifermiento centrale come Higuain e l'arrivo a Torino di un Cristiano Ronaldo più bisognoso di svariare e trovare spazi per il fronte offensivo, Allegri sta cercando soluzioni giuste per far esprimere la sua nuova Juve proponendo per il momento (nelle prime 4-5 uscite ufficiali della stagione) delle formazioni che potremmo definire asimmetriche, e vediamo il motivo.

Che venga proposta inizialmente come 4-3-3 o 4-4-2 poco importa, perchè in nessuna delle due varianti l'interpretazione del modulo è pura e fedele ai numeri. Nel primo caso, per esempio, se nei tre di centrocampo troviamo Matuidi, Pjanic e Khedira con davanti a loro davanti Cristiano, Mandzukic e Bernardeschi è evidente come un centrocampista (Matuidi) abbia l'attitutine di allargarsi spesso e come un attaccante (in questa situazione Bernardeschi) abbia più predisposizione al sacrificio e alla copertura rispetto a Ronaldo, che agisce dall'altra parte. In questo modo il passaggio da un ipotetico 4-3-3 al 4-4-2 in fase di ripiegamento è più che mai semplice e scontata nei meccanismi bianconeri, che hanno così la possibilità di "lasciare" liberi da particolari compiti difensivi Ronaldo e Mandzukic, due a cui piace svariare e talvolta scambiarsi la posizione. Scontato il discorso inverso, quando da un 4-4-2 più piazzato a protezione della propria metà campo la Juve passa in possesso di palla e per il discorso dell'assimetria precedentemente citato è portata per caratteristiche a disporsi con un 4-3-3, seppur Cristiano e Mandzukic restino liberi di giostrare tra i ruoli di esterno e prima punta. 

A testimonianza di questo fatto, capiamo sia l'importanza dei fedelissimi di Allegri che la difficoltà riscontrata da giocatori più indisciplinati tatticamente: nella prima categoria rientrano idealmente Matuidi, Mandzukic e al momento Bernardeschi, interpreti in grado di ricoprire più posizioni e garantire più dinamismo al tecnico toscano; dall'altra parte troviamo principalmente due nomi (Paulo Dybala e Douglas Costa), evidentemente fenomeni acclarati palla piede e balisticamente indiscutibili, ma sui quali Allegri fa più fatica ad impostare l'assetto iniziale della squadra, dove l'equilibrio è importante e l'adattarsi alla situazione tattica di gioco e all'avversario risulta fondamentale. Da qui l'idea sempre più abituale di proporre l'argentino il brasiliano prevalentemente a gara in corso nel secondo tempo, momento in cui qualche equilibrio tattico salta, la stanchezza sopravviene e l'abbinamento della tecnica alla velocità dei due talenti bianconeri può rivelarsi fattore decisivo.

Coerente con il discorso di asimmetria e dinamismo tattico c'è anche il cambiamento del Napoli di Ancellotti, il quale sta impostando la squadra su un innovativo 4-4-2, nel quale due giocatori-chiave come Zielinski e Callejon svolgono nella posizioni di esterno due compiti differenti creando appunto asimmetria in certe situazioni: il polacco è per caratteristiche tecniche più portato ad agire in mezzo al campo quando il Napoli è in possesso palla ed ad allargarsi sulla linea quattro quando è "costretto" a coprire più campo; in questo modo Ancelotti vuole da Zielinski un sostegno per i due centrali (spesso Hamsik e Allan) quando Callejon è impegnato nelle sue consuete e più costanti sortite offensive sulla destra. Nonostante ciò il 4-4-2 che sta impostanto Carletto sembra orientato ad essere più puro e simile ad un 4-2-3-1 con la posizione da trequartista di Insigne, rispetto a quello disegnato da Allegri che va sostanzialmente a smascherare il 4-3-3.

Ancor più soggetto all'asimetria per caratteristiche, se così vogliamo chiamarla, era il Real Madrid di Zinedine Zidane vincitore di tre Champions League consecutive. In questo contesto lo scambio di posizioni è stato uno dei punti cardine del lavoro di Zizou e uno degli elementi che ha garantito il successo ai blancos. Qui la posizione-chiave risiedeva quasi tutta nei piedi e nei movimenti di Isco, spesso proposto dalle grafiche pre-partita e dallo stesso Zidane in posizione di esterno sinistro del 4-4-2, il che se ci limitiamo alla fase di non possesso ci può anche stare. Il fulcro del discorso sta però nel fatto che molto più frequentemente il Real si trovasse con il pallone in banca tra i piedi di gente come Casemiro, Kroos e Modric, fattore per cui lo spagnolo ex Malaga potesse cogliere e occupare uno spazio fondamentale da trequartista alle spalle di Ronaldo e Benzema, inventando gioco e creando un problemino non da poco per le difese avversarie: marcarlo e limitarlo. 

Al di la di tutti questi esempi dove moduli mascherati, giochi di posizione e alternative tattiche in base alle situazioni la fanno da padrona, esistono inevitabilemente allenatori e squadre abbastanza lontane da queste impostazioni dinamiche. Le squadre di Maurizio Sarri, per esempio (prima Napoli e ora Chelsea) sono caratterizzate da posizioni e moduli (4-3-3) abbastanza definiti e da giocate collettive altrettanto costanti, provate e abituali. Motivo per cui il calcio proposto risulta affascinante, divertente e anche abbastanza redditizio, con l'unico problema del cambio e l'alternanza di interpreti che può talvolta oscurare un'identità di squadra, costituita più su giocate puntuali che su concetti adatabbili all'arversario e alla circostanza.

Sistemi di gioco più statici e meno oliati sono ovviamente utilizzati anche da squadre che non hanno ancora raggiunto una fortissima identità di gioco e di personalità tattica, come possono essere per il momento realtà come Milan e Inter, comunque attualmente in forte crescita sul piano di interpretazione della partita e copertura degli spazi. Inconfutabilmente i concetti di asimmetria e dinamisco tattico necessitano alla base una forte struttura tecnica e di esperienza, e gli esempi della Juve di Allegri, del Napoli di Ancelotti, del Real di Zidane o anche quello non citato della Francia di Deschamps ai mondiali (dove lo stesso Matuidi ha ricoperto ancora una volta un ruolo di importanza vitale da esterno adattado del 4-4-2), non sono affatto casuali. Di sicuro c'è che queste variabili tecnico-tattiche permettono agli allenatori di sfruttare al meglio le singole caratteristiche dei loro interpreti, le cui qualità consentono di adattare la gestione strutturale della squadra alla partita o ad ogni differente situazione. Solo in pochi possono farlo e solo i più bravi riescono nell'intento, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti.