Complici i prelimari di Europa League, la stagione dell'Atalanta è iniziata prestissimo. Dopo la gara di andata pareggiata 2-2 a Reggio Emilia una settimana fa contro il Sarajevo, in terra bosniaca i bergamaschi hanno strpazzato gli avversari mettendo a refererto un secco 8-0, risultato che ha permesso a Papu Gomez e compagni di proseguire nella competizione e guardare avanti, in primis proprio al terzo turno di EL contro l'Hapoel Haifa e successivamente all'inizio della Serie A, più vicino di quanto si possa immaginare.

Al timone della nave c'è ancora (verrebbe da dire, ovviamente) la figura di Gian Piero Gasperini, artefice delle due ultime stagioni scintillanti dell'Atalanta, club nel quale l'allenatore ex Inter e Genoa ha instaurato un vero e proprio sistema attorno a cui tutto, o quasi, sembra ruotare nella maniera perfetta nonostante i cambiamenti e il trascorrere delle stagioni. I principi sui quali il Gasp ha insistito per portare la squadra bergamasca ad alti livelli e ad una costanza di rendimento solida sono abbastanza rigidi, chiari e riconoscibili; perchè ad una mentalità vincente e ad una condizione atletica sempre particolarmente curata, il tecnico di Grugliasco ha saputo affiancare dettami tattici tanto semplici quanto efficaci. In fase di possesso palla, il portatore deve necessariamente avere più soluzioni disponibili, motivo per cui Gasperini richiede movimento continuo e costante dei suoi interpreti, soprattutto dalla metacampo in sù dove interni, centrocampisti avanzati e punte si scambiano posizioni e compiti nel corso della gara (basti pensare ai movimenti di capitan Gomez, che spesso lo scorso anno si scambiava la posizione con il disponibilissimo Andrea Petagna o con ilpropositivo Cristante). Proprio al centrocampista ex Milan e Benfica, ora della Roma, il concetto di occupazione degli spazi è stato caro e fondamentale, portandolo ad inserirsi spesso e a trovare la rete per 12 volte in stagione. Per ciò che riguarda la fase di non possesso palla, la squadra è risultata sempre estremamente compatta e in grado di reggere l'urto anche di avversarie di un certo calibro. Qui il segreto sta della difesa di reparto in cui tanto si è esaltato Mattia Caldara, con un sistema di marcature preventive e sacrificio tra i compagni di alto livello; ruolo fondamentale nei moduli di Gasperini lo hanno i due esterni di centrocampo (prima Spinazzola e Conti, poi Gosens e Hateboer) che in fase difensiva rincorrono interamente la fascia trasformando il 3-4-1-2 o il 3-5-2 in 5-3-2, rendendo difficile agli avversari l'obiettivo di scardinare la difesa davanti a Berisha. Atalanta che ha dimostrato di essere una squadra equilibratissima sul piano tattico, mentre a tratti fragile su quello della concentrazione (vedasi match di andata con il Sarajevo) e bisognosa a volte di un riallacciamento di tensione da parte di mister Gasperini, capace comunque di presentare per gran parte della stagione una formazione dall'efficacia unica.

L'ulteriore qualità del tecnico atalantino risiede nella capacità di ottenere risultati convincenti nonostante i continui cambiamenti e rivoluzionamenti della rosa. Si è passati prima dalle cessioni illustri di uomini-chiave come Kessiè, Gagliardini e Conti e successivamente, in questa finestra di mercato, all'addio dei vari Cristante, Petagna, Caldara e Spinazzola con Gasperini che ha sempre saputo trovare una soluzione alternativa, assistito anche dall'ottimale lavoro della società sul mercato e dall'iniezione di nuovi talentuosissimi giovani dalla primavera. Nel corso di questa stagione sarà curioso assistere da spettatori al lavoro del Gasp nella conferma di ragazzi interessanti già parzialmente integrati come Barrow, Pessina, Mancini e Melegoni, oppure dai nuovi acquisti di valore che rispondono ai nomi di Duvàn Zapata e Mario Pasalic. Tutta gente a cui non mancano le caratterestiche di cui necessita l'Atalanta, che predilige ragazzi integri fisicamente, giovani, dal fisico formato e prestante e da doti atletiche importanti. Dateli al mister con margine di miglioramento o con potenziale da rigenerare, al resto ci penserà lui.

Proprio per questi ultimi fattori, il limite potrebbe ritrovarsi nel fatto che il "sistema Gasp" risulta difficilmente applicabile alle cosidette big (esperienza all'Inter abbastanza eloquente), dove emergono personalità dei giocatori più spiccate, equilibri di spogliatoio più delicati ed esigenze di società e tifosi differenti, ma soprattutto a breve termine. Questo poco importa, Gian Piero Gasperini ha trovato una dimensione che gli calza a pennello e al momento nella sua mente non c'è niente che lo stuzzichi più di quanto possa stimolarlo l'obiettivo di guidare l'Atalanta verso un'altra stagione sorprendente ed entusiasmante.