In momenti come questi nascondersi non serve a nulla ed Eusebio Di Francesco lo sa alla perfezione: la Roma, complici gli ultimi risultati deludenti, è in netta difficoltà, e rialzare la china in un contesto esigente come quello capitolino potrebbe risultare tutt'altro che semplice. In città e non solo stanno già circolando i primi nomi per un eventuale avvicendamento sulla panchina giallorossa, ma con l'utilizzo di un po' di buon senso non è impresa ardua comprendere (con l'ottima passata stagione ancora impressa negli occhi) che al netto di alcuni innegabili e recenti errori, gli alibi per il tecnico ex Sassuolo non mancano, e che mettere in discussione lo stesso Di Francesco dopo poco più di un mese dal vero e proprio inizio di stagione probabilmente non è la soluzione più conveniente.

In estate la società ha optato per un forte rivoluzionamento della rosa, smantellando due zone di campo fondamentali come il centrocampo (emblematiche le cessioni di Nainggolan e Strootman) e la porta (fruttifera partenza di Alisson in direzione Liverpool) e rimpolpando il serbatoio di soluzioni per Di Francesco con tanti acquisti, principalmente però giovani e di prospettiva (Kluivert, Coric e Zaniolo su tutti). Insomma, una soluzione societaria che darà sicuramente i suoi frutti nel futuro, ma che nell'immediato non paga a livello di mentalità, personalità ed esperienza, crismi indispensabili nei momenti di difficoltà globale.

Inevitabilmente una rosa profondamente ritoccata necessita da parte dell'allenatore di un lavoro accurato oltre che di fisiologiche tempistiche di adattamento; su questo, la Roma scesa in campo ultimamente ha palesato una serie di problemi caratteriali, tattici e tecnici tanto evidenti quanto risolvibili in breve tempo da un tecnico che durante la scorsa stagione ha già affrontato periodi di negatività analoghi. In primis il problema riguarda la zona centrale di campo, da sempre indice di misurazione in linea con le prestazioni della squadra. Se l'anno scorso con Strootman, De Rossi, Nainggolan e l'alternanza di Gonalons, Pellegrini e talvolta Gerson il centrocampo poteva essere considerato il punto di forza della squadra, durante questa stagione la linea mediana orfana di due interpreti particolarmente rilevanti sta soffrendo. Di conseguenza i problemi emergono in entrambe le fasi: la difesa è esposta a rischi e ripartenze avversarie più frequenti mentre l'attacco è in astinenza di rifornimenti a causa di uno scollamento evidente, in certe fasi di gioco, con il resto della squadra.

Di Francesco vuole affidarsi "agli uomini ancor prima che ai giocatori o ai moduli" e proporre quindi l'ossatura di squadra che sia la più garante di esperienza e personalità possibile per uscire da questo tunnel di incertezze. Nonostante ciò, l'individuazione di un modulo-base non può far altro che comodo per definire un'assegnazione dei ruoli più precisa e per cercare di far rendere al meglio la squadra cavalcando le migliori qualità sia tecniche che tattiche dei singoli.
La soluzione ottimale potrebbe risiedere nel 4-2-3-1, modulo già proposto in alcune occasioni da Di Francesco, il quale avrebbe così la possibilità di disporre l'undici iniziale in diverse "varianti". I due giocatori maggiormente indicati per agire da schermo davanti alla difesa sembrano per caratteristiche De Rossi e Nzonzi, e quantomeno ora che la difesa è esposta alle folate degli avversari questa idea potrebbe dare più solidità e protezione. In alternanza e al variare dell'avversario o dell'occasione, la coppia di centrocampisti potrebbe essere composta da De Rossi e Zaniolo o da Nzonzi e Pellegrini, mantendendo sempre il giusto rapporto tra sostanza e creatività. Nell'altro ruolo chiave, cioè quello di trequartista, possono agire con diverse qualità sia Pastore che Cristante: il primo con ampio dosaggio di fantasia e passaggi decisivi e il secondo, parso in difficoltà quando gli si chiede di impostare da mezzala, con la presenza fisica e gli inserimenti in zona-gol che ne hanno caratterizzato l'ascesa atalantina; in entrambi i casi sarebbe richiesto inoltre un sostegno ai due centrocampisti centrali: in fase di impostazione e di avvio dell'azione per ciò che riguarda Pastore, e in fase di copertura per Cristante. Sostanzialmente più soluzioni per un assetto iniziale apparentemente simile ma con determinati e differenti comportamenti tecnico-tattici nel corso della partita. 

Un 4-2-3-1 che potrebbe portare giovamento anche ad Edin Dzeko, più supportato sia dagli esterni che vanno a tagliare verso l'interno del campo o a crossare sul fondo sia dal trequartista di turno, verosimilmente in grado di svincolare l'attaccante bosniaco da un po' di attenzioni da parte della difesa avversaria. Al di là di ogni previsione tattica, questo assetto consentirebbe di contare su due interpreti per ogni ruolo ad un Di Francesco che già nel corso della passata stagione ha dimostrato di saper gestire in modo ottimale il turnover di una grande squadra impegnata in più competizioni.

Al momento la Roma in grado di giungere fino alla semifinale di Champions League e di archiviare un terzo posto in campionato senza particolari patemi sembra una passata utopia. La situazione attuale pare critica, con la piazza a metà tra l'attribuire responsabilità all'allenatore o alla società, i risultati latitano ed il nervosismo è crescente, ma nulla pare oltremodo irrisolvibile. Tra i match con Frosinone prima e Lazio poi, capiremo se la Roma di Eusebio Di Francesco, oltre ad aver avuto un recente passato euforico ed un presente titubante, potrà avere anche un futuro in ripresa.