Lunedì 7 settembre, nello stadio dedicato all'uomo più rivoluzionario della storia del calcio, gli allievi hanno superato i maestri! Esattamente, la nazionale italiana ha dominato quella olandese grazie a quella mentalità, quel modo di approcciarsi al calcio e quella sfrontatezza che proprio l'Olanda ha diffuso nel mondo. Pressing e intensità in tutte le zone del campo, volontà di imporre il proprio gioco, anche accettando di rischiare qualche contropiede (noi, l'Italia!), movimento continuo dei giocatori senza palla. Insomma, un'atteggiamento che sembra voler dire agli avversari: noi vogliamo vincere, il pareggio non ci basta, non lo vogliamo!

Seguo il calcio dai tempi della nazionale di Sacchi e una mentalità così propositiva, una nazionale così priva di paura l'ho vista a tratti nella gestione Conte e Prandelli (prima, purtroppo, del naufragio mondiale di quest'ultima), ma non con questa continuità. Va detto che il vivaio italiano sta dando una grossa mano a Mancini. Infatti, negli ultimi anni, stanno tornando a sfornare talenti di un certo livello, soprattutto a centrocampo, il reparto più importante se si vuole giocare come lunedì sera e gli allenatori di club sembrano meno restii rispetto al passato ad utilizzare i giovani. Ciononostante i meriti del commissario tecnico sono notevoli, soprattutto nella gestione e motivazione del gruppo: parliamoci chiaramente, anche per un fine tattico sarebbe molto difficile dare un gioco corale armonico ad una squadra che si vede per pochi giorni ogni 3 mesi, quindi il vero segreto sta nel motivare gli atleti a giocare senza paura e ad aiutarsi sul campo, il che si traduce, sul terreno di gioco, concretamente, in pressing alto, corsa, sovrapposizioni e qunt'altro. Sembra proprio che i nostri ragazzi vogliano dirsi l'un altro, quando giocano, "ci sono qua io vicino a te, ti dò una mano, se sei in difficoltà". Tutti noi ricordiamo con nostalgia gli anni d'oro dei Vieri, Del Piero, Cannavaro e tutti gli altri fenomeni. Ma io ricordo perfettamente come spesso, specialmente contro le piccole squadre, non sembravano sputare l'anima in azzurro e nonostante tutti questi fuoriclasse magari si vinceva 1-0 contro la Moldova o contro le Far Oer (è successo davvero). Poi, abbiamo vinto perfino i Mondiali, perchè la qualità infine viene sempre fuori, ma a volte, nelle qualificazioni pareva come se i giocatori non si aiutassero in campo fra di loro. Tutto ciò, ora, non avviene.

Passando ad aspetti più tecnici, a parte la solita solidità difensiva che poggia soprattutto sull'intesa fra Bonucci e Chiellini (perchè, sia chiaro, va bene i giovani, ma è innanzitutto la vecchia guardia che dà il buon esempio), abbiamo un centrocampo che con Jorginho, Sensi, Barella, Verratti (non dimentichiamocelo) e l'eccellente deb Locatelli (Milan, che hai combinato...) garantisce palleggio, corsa e inserimenti (anche se forse è un pò carente dal punto di vista prettamente fisico). Purtroppo, l'unico reparto non del tutto a posto, è l'attacco: Insigne sta giocando bene ma non è un bomber, Belotti non ha fatto il salto di qualità e Immobile sembra rinverdire la tradizione dei grandi attaccanti italiani non del tutto a loro agio con al maglia azzurra (per dire fenomeni come Del Piero, Totti, Vialli e lo stesso Mancio hanno avuto problemi simili); l'impegno non è mancato, sia chiaro, ma con più cinismo avremmo seppellito gli olandesi. Questo può crearci, vedi Bosnia, molti problemi contro le squadre chiuse, che specie al primo turno degli Europei, non mancheranno, quindi urge crescere entro giugno.

Una nota doverosa per Zaniolo: per me non è un potenziale top player, ma un potenziale Pallone d'Oro! Il suo infortunio è uno schiaffo per tutti gli amanti del calcio e la possibilità che la sua carriera possa essere compromessa non la voglio neanche prendere in considerazione. Voglio vederlo, a giugno, trascinare l'Italia con le sue magie, ma se dovesse essere necessario, per un pieno recupero, saltarli, in tal caso, Niccolò, saltali, sei troppo giovane per rischiare!