Ero molto scettico nella scorsa stagione, quando la dirigenza guidata da Fassone decise di chiamare la vecchia gloria Rino Gattuso a sostituire Montella. Mi sembrava la classica mossa propagandistica, di quelle che si fanno per calmare dei tifosi sul piede di guerra, ed ero addirittura dispiaciuto per l'ex centrocampista di Ancelotti, che era stato costretto, di fatto, ad accettare qualcosa che andava al di là, credevo, delle sue possibilità attuali, con il rischio di bruciarsi, proprio com'era accaduto all'altra leggenda del Milan, Pippo Inzaghi.

Le prime partite, soprattutto le orribili prestazioni contro Verona e Benevento, mi avevano dato ragione; invece proprio allora Gattuso ha manifestato una sua importante qualità: quella di saper lavorare a testa bassa, resistendo alle critiche e pianificando un lavoro che avrebbe dato i suoi frutti in seguito, con il coraggio di correre diversi rischi nell'immediato (e quanto questo Paese avrebbe bisogno di gente che sappia guardare oltre l'immediato, non solo nel calcio...). Nel resto della stagione tali frutti si sono palesati, si è visto a tratti anche un bel gioco e diversi giocatori, come Bonucci, Romagnoli e Calhanoglu sembravano essere letteralmente rinati.

La vera cartina di tornasole tuttavia, doveva essere la stagione attuale e le premesse non sarebbero potute essere peggiori: una dirigenza con le braccia legate dalla situazione economica di Mr. Li, l'incertezza perfino sulla partecipazione all'Europa League e, alla fine, una rivoluzione dietro la scrivania che ha sì portato a diversi buoni acquisti, ma comunque effettuati a preparazione ampiamente cominciata. Su tutto, l'ombra minacciosa di Antonio Conte che, anche se la dirigenza ha sempre negato ogni interesse verso l'ex c.t. della Nazionale, rischiava di delegittimarlo di fronte alla squadra, l'eventualità più nefasta per qualsiasi allenatore. Come ben sappiamo, dopo un inizio non entusiasmante, a causa di diverse partite buttate al vento, le cose si sono decisamente raddrizzate.

Ma, aldilà delle considerazioni tecnico-tattiche sul Gattuso allenatore, ciò che più colpisce positivamente di lui è... la sua persona, il suo modo di rapportarsi con l'esterno, il suo essere schietto con la stampa, senza negare i problemi della squadra, pungolando i giocatori quando necessario, ma sempre con molta intelligenza, facendo chiaramente capire che crede molto in loro e che proprio per questo si aspetta dei miglioramenti; ha fiducia nei giovani e cerca di inculcargli la cultura del lavoro e del sacrificio, insistendo costantemente su questo punto. Quando parla mostra umiltà, cerca sempre di contenere l'euforia quando le cose vanno bene, ma al tempo stesso mostra  e, verosimilmente, trasmette calma e tranqullità nei momenti di crisi che, ovviamente, non sono mancati. Una calma che fa quasi sorridere, se ci si ricorda del Gattuso calciatore, ma lui ha capito che una squadra giovane e inesperta come il Milan attuale ha bisogno più di una parola di conforto che di urla, nelle criticità. Ovviamente, in partita, esce fuori sovente il buon vecchio Rino che tutti conosciamo, ma anche questo, se vogliamo, fa parte di quel gioco consistente nell'alternare calma e adrenalina, tranquillità e carica agonistica. Ultimamente sembra anche che il mister rossonero sia finalmente riuscito a rendere il gruppo più tranquillo in campo, anche se il tutto andrà verificato in test più impegnativi degli ultimi. In buona sostanza, Gattuso sembra avere proprio quelle caratteristiche che fanno sì che la squadra ti segua, colpita dall'onestà intellettuale e dalla sincerità del suo comandante in capo.

Tatticamente, devo dire che in questa stagione mi sta sorprendendo. L'anno scorso mi sembrava un seguace di Simeone, difesa accorta e ripartenze veloci, invece quest'anno si vede una squadra che cerca di fare la partita, di tenere molto la palla fra i piedi, a volte anche troppo, nella propria area di rigore, come se Gattuso volesse cancellare l'idea preconcetta che si potrebbe avere dato il suo passato, cioè quella di un grande motivatore che punta poco sulla tattica; ecco, forse sotto questo aspetto Gattuso deve stare attento a non esagerare, non deve pensare di dover per forza dimostrare qualcosa ai media e non deve dimenticarsi che, se vuole, lui sa anche essere bravo nell'organizzare la fase difensiva (il suo Pisa aveva una delle retroguardie meno battute della serie cadetta, pur lottando per la salvezza). La manovra d'attacco, inoltre, pur mostrando sempre più spesso sprazzi di ottimo gioco, pecca ancora in continuità, segno che, probabilmente, i meccanismi collettivi non sono ancora stati assimilati del tutto; i concetti di gioco del Milan attuale non sono certo innovativi, ma sono chiari e delineati, il che ne facilita l'esecuzione.

Tirando le somme, qualunque giudizio netto su mister Gattuso non può che essere prematuro, può senz'altro migliorare e le difficoltà più grosse probabilmente dovranno ancora venire, ma, se da allenatore ci metterà anche solo metà della voglia di imparare che aveva da giocatore, allora la straordinaria epopea di allenatori della storia del Milan avrà un altro protagonista.