E’ di alcuni giorni fa l’articolo del noto quotidiano spagnolo Marca, che ricorda a otto anni di distanza la celebre promozione del Pescara targato Zeman, classificandola come una delle migliori compagini degli ultimi anni per la qualità del gioco espresso con 90 goal fatti e 55 subiti in 42 partite. Al di là dei numeri quello è il Pescara più forte di sempre. La classica zona Zemaniana prevedeva una difesa alta a centrocampo in fase di possesso palla per sfruttare in modo sistematico il fuorigioco. Davanti ad Anania la cui caratteristica richiesta era quella di avere buoni piedi in modo da funzionare da finto libero nel impostazione iniziale del gioco, la coppia centrale era composta da Romagnoli/Brosco e Capuano quest’ultimo lanciato definitivamente nel calcio che conta dal boemo, trasformandolo da terzino sx a centrale difensivo. Il loro compito di pressing a centrocampo permetteva un recupero di palla velocissimo impedendo alla formazione avversaria la costruzione del gioco. Le fasce uno dei punti di forza del tecnico ceco erano occupate da Zanon e Balzano, il cui compito di sovrapporsi sulle linee creavano spesso superiorità numerica arrivando fino a tutta la fascia. Memorabile fu la sgroppata di Zanon sulla destra con l’assist per l’occorrente Balzano dalla sinistra per il 2-1 sul Gubbio. Nel centrocampo a tre le mezz’ali erano Nielsen (arrivato a gennaio) atleta di grande sostanza e Cascione dotato di ottime qualità difensive e un buon tiro dalla distanza che unito ad un discreto gioco aereo lo portarono a diverse marcature. Il tutto telecomandato da Marco Verratti, il genio della squadra, cresciuto nella primavera biancazzurra inizialmente come trequartista e poi trasformato da Zeman come play maker in grado di aprire in due le squadre avversarie grazie all’ottima visione di gioco e fornire assist per i tre davanti. Già i tre davanti. Le ali erano formate da Gianluca Caprari, attaccante scartato troppo in fretta dalla società giallorossa capitolina e Lorenzo Insigne vero e proprio folletto imprendibile, già messosi in luce l’anno precedente a Foggia con il mister Boemo. Non erano delle vere e proprie ali, prima partecipavano al gioco con l’aiuto dei terzini e poi tendevano ad accentrarsi verso la porta trafiggendo inesorabilmente il portiere avversario. E quando non ci riuscivano c’era Ciro Immobile, bomber della squadra capocannoniere del torneo cadetto, centravanti capace di spaziare su tutto il fronte d’attacco che con i due s’intendeva a memoria negli schemi Zemaniani. Le sostituzioni salvo infortuni erano sempre le stesse Nielsen per Kone dotato di una buona forza fisica e di uno spiccato senso negli inserimenti e Caprari per Sansovini, idolo dei tifosi con il soprannome di ” sindaco”, che puntualmente timbrava il suo cartellino con la rete. Quella squadra fu fantastica, riportò gli adriatici in Serie A dopo vent’anni abbattendo tutti i record, tanto che tre dei suoi maggiori interpreti, Insigne, Immobile e Verratti, rappresentano oggi il meglio del calcio italiano. Ma non fu la sola…

Era un inizio luglio del 1986… la Pescara calcistica era delusa e arrabbiata per la stagione appena conclusasi con una mesta retrocessione e il conseguente ripescaggio in lega cadetta a discapito di un fallito Palermo. Quando una nota emittente locale annunciò l’ingaggio da parte della società biancazzurra dell’allenatore Giovanni Galeone. Nelle strade, nelle piazze e nei bar del capoluogo adriatico il commento dei tifosi fu unanime: ”ma mò chi è su Galeone” (traduzione: ma ora chi è questo Galeone). Il tecnico napoletano veniva da due discreti anni nella serie minore con la Spal e fu scelto perché era quello più economico sul mercato dopo una blanda ricerca prezzo/qualità. Al ritiro di Amandola una piccola cittadina marchigiana, si presentarono tredici ragazzotti, che in partenza avrebbero dovuto affrontare la serie C ed invece si ritrovarono catapultati in cadetteria, pronti a sostituire quella X sul calendario dovuta appunto alla mancata iscrizione della compagine siciliana. I big dell’anno precedente per questione di bilancio furono tutti ceduti, altri invece per i noti motivi di calcio scommesse non furono confermati. Rimanevano solo sei elementi, alcuni giovani della primavera e qualche acquisto sconosciuto fatto a prezzo di saldo.
L’armata Brancaleone fatta di pane e sangue era pronta. Alla prima di campionato in casa contro la corazzata Cesena si schierò il primo 4-3-3 in riva all’Adriatico davanti a pochi spettatori scettici. La zona galeoniana, parola fino ad allora sconosciuta a tutti gli sportivi pescaresi, si presentava con Gatta in porta, un ragazzino che l’anno prima faceva panchina in primavera e disposto ad accettare l’ Interregionale affinché giocasse, invece salì su quel treno che nella vita passa una volta sola. Davanti a lui la difesa alta a quattro era composta da Ciarlantini e Bergodi due centrali dotati fisicamente con spiccate doti agonistiche e notevoli abilità nel gioco aereo, dove oltre ad avere compiti prettamente difensivi possedevano buone capacità d’impostazione di gioco dalle retrovie. Ai loro lati i terzini erano Benini e Camplone, il primo reduce dalla precedente disastrosa stagione, il secondo pescarese puro pescato dalla primavera. I due oltre a difendere la loro zona di competenza, con velocità e rapidità riuscivano a dare ampiezza alla manovra fungendo da sostegno ed appoggio alle punte laterali. Il centrocampo era formato ai lati da Gasperini e Loseto, con ottime capacità di penetrazione e abili negli assist e nei tiri, nonché di un notevole pressing asfissiante durante le fasi di non possesso palla e Bosco al centro rappresentava un vero e proprio punto di riferimento del gioco con una buona intelligenza tattica e visione del campo. La linea dei tre davanti era occupata da Primo Berlingieri ala possente con dribbling d’assalto che sui campi bagnati non temeva nessuno e Rocco Pagano a destra, sopranominato “Rocco Volante” per la sua velocità impressionante che atterrava gli avversari.
Insomma, in quel periodo le fasce venivano arate e se mettevi la palla al centro c’era Rebonato. Rebogoal bomber prima dimenticato e poi rinato sotto la guida del ex Spal che con i sui 21 goal conquistò la vetta della classifica cannonieri. Va ricordato anche Gianluca Gaudenzi ala sinistra mezza punta idolo dei tifosi di casa per la grinta messa ogni volta che veniva chiamato in causa, correva sempre. Si partì con il Cesena appunto e si finì il 21 giugno all’Adriatico con il Parma in un festoso ritorno in Serie A. Fu una stagione magica che coinvolse tutto il territorio pescarese, i quattro gatti contro i romagnoli divennero ventimila nel match con gli emiliani, con un entusiasmo che cresceva di domenica in domenica. Gli stadi avversari venivano riempiti da pescaresi quando arrivava quella che all’inizio era considerata solo un’ armata Brancaleone, le testate giornalistiche cominciarono a parlare del nuovo miracolo in riva all’Adriatico e Galeone nel frattempo era divenuto il ” Profeta” venuto dal nulla portando sulla città un profumo di vittoria.
La stagione 1986-1987 non fu una semplice annata calcistica per Pescara, quella formazione: Gatta Benini Camplone Bosco Ciarlantini Bergodi Pagano Loseto Rebonato Gasperini Berlinghieri, viene ancora ripetuta oggi come un mantra dal tifoso pescarese.
Quella è stata una FAVOLA.