Il mal di trasferta, ahimè, è una realtà più che concreta per il Palermo. Infatti, quella di “San Siro” contro l’Inter, per la compagine rosanero, è stata la terza sconfitta di fila lontano dalle mura amiche, la sesta su otto match fuori casa, con un totale di soli due gol segnati e ben quattordici subiti. Numeri che fanno rabbrividire, e la classifica dei rosa non può che essere l’ovvia conseguenza di tale deficit di risultati pieni: dopo 15 giornate di campionato, solo tre sono state le volte in cui i ragazzi del Gasp hanno regalato la gioia dei tre punti ai propri tifosi, e in tutti e tre i casi la vittoria è arrivata alle falde di Monte Pellegrino, sul terreno di gioco del “Barbera”, unica fonte da cui i calciatori palermitani sembrano riuscire a distillare personalità, determinazione e fiducia nei propri mezzi, le prerogative fondamentali, insomma, per ottenere un successo. A Milano la squadra si è ben mossa, coprendo bene l’ampiezza del campo e mettendo in mostra la solita organizzazione nella fase di costruzione del gioco, abbinata ad un’efficace distruzione delle trame avversarie; gli uomini di Gasperini hanno mostrato fin dai primi minuti della gara di potersela giocare ad armi pari con i nerazzurri , e così è stato fino al 74esimo, l’istante preciso in cui le sorti dell’incontro sono state decise dall’episodio sfortunatissimo che ha coinvolto il povero Garcia, autore della sciagurata autorete che è costata a lui e ai suoi compagni la perdita di un punto che sembrava già quasi in cassaforte; 1 a 0, dunque, per l’undici di Stramaccioni, che nei minuti finali si limita a difendere il risultato senza cercare di affondare altri colpi. Ancora una volta, una partita che sembrava ormai essersi messa sul binario giusto è stata compromessa dall’errore di un singolo, come successo, per esempio, a Roma e a Bologna; tutti errori nati da difetti di comunicazione con il portiere, e se è vero che tre indizi fanno una prova, bisognerebbe porsi più di un interrogativo sulla solidità della posizione di Ujkani tra i pali della porta rosanero. Fatto sta che il Palermo è sempre lì in fondo, e la sensazione è che ci resterà per gran parte della stagione: quest’anno, infatti, il livello della competizione è aumentato notevolmente, non esistono più le famose “squadre materasso” e chiunque può trovarsi invischiato nella lotta per non retrocedere. Il lavoro attuato fino a questo momento da Gasperini è stato più che buono, la squadra ha acquisito una propria fisionomia e un’idea di gioco ben precisa, ma è evidente che ci sono molte crepe all’interno del quadro disegnato dal tecnico di Grugliasco, e le responsabilità per questo tipo di situazione non possono essere attribuite esclusivamente a lui, dal momento che l’allenatore è subentrato ad un suo collega ed ha preso in mano le redini di una squadra che non ha potuto costruire a propria immagine e somiglianza durante il periodo di preparazione estiva. A gennaio, per forza di cose, bisognerà correre ai ripari, fornire alla guida tecnica delle valide pedine che migliorino la qualità del parco giocatori a sua disposizione; sicuramente, il Direttore Generale, Pietro Lo Monaco, avrà modo di lavorare alacremente in questo senso, perché continuare a giocarsi la permanenza in serie A con questo organico potrebbe rivelarsi un azzardo letale.