È mancato solo il gol: la squadra ha giocato una delle migliori partite casalinghe della stagione per intensità e numero di conclusioni verso la porta avversaria; peccato solo che tra i pali granata ci fosse il belga Gillet, estremo difensore dalle qualità quasi sovraumane, che con i suoi guantoni ha respinto tutto ciò che c’era da parare nell’arco dell’intera partita. È vero, il pareggio, al Palermo, sta abbastanza stretto, ed è inevitabile che ci sia un pizzico di rammarico per non essere riusciti ad ottenere quei tre punti che, sicuramente, i ragazzi di Mister Gasperini avrebbero meritato per la prestazione offerta in campo, ma bisogna comunque guardare il bicchiere mezzo pieno, pensare che si è data una continuità importante all’atteggiamento e al tipo di gioco ammirato già nelle precedenti partite, pensare che con questo punto si è allungata una striscia di risultati utili e che finalmente, per la prima volta in questo campionato, si è terminata la partita mantenendo la propria rete inviolata. Insomma, il match contro il Toro ha lasciato in eredità molti spunti positivi da cui ripartire: un Ujkani sempre più sicuro e autoritario nella difesa della propria porta, aiutato al meglio dai compagni di reparto Munoz e Von Bergen che, grazie al sostegno di Donati nel gestire il pallone e nel far ripartire l’azione, hanno potuto dedicarsi prevalentemente a ciò che più di ogni altra cosa compete loro, ovvero difendere. Ottima, ancora una volta, la prova degli esterni, con Garcia e Morganella in netta crescita, e buone cose hanno fatto vedere anche Giorgi e Ilicic, bravi nel tornare a difendere e, allo stesso tempo, propositivi in fase d’attacco. Il centrocampo muscolare composto da Barreto e Kurtic ha ben figurato, con lo sloveno in particolare autore di una prestazione più che positiva, che avrebbe potuto essere condita da almeno un gol se “Super Gillet” non avesse deciso di abbassare la saracinesca per 90 minuti. Ma Palermo-Torino è stata soprattutto la partita dell’esordio al “Barbera” di Paulo Dybala, il talento argentino che i tifosi palermitani non vedevano l’ora di ammirare in campo, e che Gasperini ha accontentato con la decisione di schierarlo finalmente tra i titolari. La “Joya” si è mossa abbastanza bene, mostrando di avere del talento che, però, non è riuscito a mettere pienamente a frutto nell’arco dell’incontro, vuoi per la giovane età, vuoi per il famoso “periodo di ambientamento” al calcio italiano, probabilmente non ancora giunto al termine; ovviamente questo rendimento ancora non basta a giustificare la cospicua spesa di 12 milioni di euro, ma ci vuole ancora un po’ di tempo: le qualità ci sono, il ragazzo si farà. Il primo tempo è stato un monologo rosanero, mentre nei minuti iniziali della seconda frazione di gioco è venuto fuori il Torino, resosi abbastanza pericoloso in un paio di circostanze che hanno esaltato, d’altra parte, la reattività di Ujkani. Con l’ingresso in campo di Miccoli e Brienza, però, la musica è cambiata: i due non erano al meglio, ma, nonostante ciò, hanno deciso di rischiare e di buttarsi nella mischia, portando non solo qualità ed esperienza al reparto offensivo, ma soprattutto la freschezza necessaria in quel preciso momento della gara; peccato che il loro estro non sia bastato per segnare il gol che avrebbe permesso ai rosa di fare bottino pieno. Dunque 0 a 0, un pari che sembrerebbe servire a ben poco, dal momento che non muove di molto la classifica dei rosanero, ancora fermi al penultimo posto, a quota 6 punti in 8 giornate di campionato. Tuttavia, bisogna ricordarsi che tale posizione in classifica è frutto della partenza deficitaria della squadra allora allenata da Sannino, e che dall’arrivo del Gasp il Palermo è cambiato, ha finalmente trovato un’identità precisa e un proprio equilibrio: è diventato “squadra” a tutti gli effetti. La continuità è il primo passo verso il miglioramento, c’è ancora tutto un campionato davanti e i margini ci sono, e sono anche piuttosto ampi, come il campo, d’altronde, ha già dimostrato: il futuro non può che essere rosa.