Siamo alle solite, verrebbe da dire. Il carnefice è sempre lui, Maurizio Zamparini, la vittima uno dei tanti allenatori che si sperava, finalmente, potesse aprire un nuovo ciclo a Palermo, e che invece, come tutti gli altri, si è trovato solo di passaggio lungo il tortuoso sentiero rosanero, ovvero Mister Giuseppe Sannino. Finisce dunque, dopo sole tre giornate, l’avventura del tecnico di Ottaviano su una panchina che scottava ancor prima che vi si sedesse qualcuno; a prendere il suo posto Gian Piero Gasperini. Morale della favola: tutto da rifare. Ancora una volta i giocatori saranno costretti a ripartire da zero: nuovo allenatore, nuovo staff tecnico, nuove abitudini e “modus operandi”, ci vorrà del tempo per cercare di costruire un buon collettivo che dovrà puntare, per prima cosa, alla permanenza nella massima serie. Già, tempo, quello che non ha avuto Sannino, accusato dal presidente di non aver fatto breccia nei cuori e nelle menti dei giocatori a sua disposizione, una totale assenza di sintonia tra le due parti che ha portato il patron friulano ad optare per il divorzio. È stato un po’ come aver perso una scommessa, come aver puntato su un cavallo, ritenuto vincente, salvo poi avergli precluso la possibilità di giungere al traguardo e di dimostrare di aver fatto la scelta giusta. Da domani inizierà l’”Era Gasperini”, con la conferenza di rito e il primo allenamento da tecnico del Palermo nel ritiro in Lombardia. La storia del calcio ci dimostra che questo non è uno sport in cui ci si può permettere di avere delle certezze assolute, per cui qualche piccola sbavatura, qualche incidente di percorso, ci sta, ma è fondamentale cercare di imparare quanto più possibile da certi errori per essere capaci, in futuro, di non commetterli più. Perché sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico. A buon intenditor…