“Segni di vita”: si può descrivere così, con l’efficacia e la semplicità di sintesi di questo slogan, la prestazione che il Palermo ha offerto ieri pomeriggio all’”Atleti Azzurri d’Italia”di Bergamo. La scossa c’è stata, la squadra si è mossa bene, soprattutto nel primo tempo, esprimendo un buon gioco e creando un discreto numero di occasioni da goal, che, però, una volta arrivati sulla trequarti campo, i giocatori non sono riusciti a finalizzare, vuoi per mancanza di cattiveria nell’attaccare la porta, vuoi per latenza di precisione al momento dell’esecuzione; e, perché no, anche per un pizzico di sfortuna. Poi un netto calo nel secondo tempo, molto più equilibrato della prima frazione di gioco ampiamente dominata dai rosanero, l’Atalanta si rende sempre più pericolosa e, inevitabilmente, sigla la rete del vantaggio in zona Cesarini con l’ex Raimondi: la beffa finale è servita. L’errore di non aver saputo concretizzare la massiccia dose di azioni offensive pesa, e anche tanto, dal momento che questa partita si sarebbe potuta anche vincere. È necessario, però, mettere per un momento da parte l’amarezza per il risultato, certamente negativo, e cercare di sottolineare le indicazioni positive emerse da questo match. Con i pochi giorni di lavoro nel ritiro lombardo, sarebbe stato quantomeno da sciocchi aspettarsi di meglio dal Gasp, che è riuscito, comunque, a dare già una certa impronta alla squadra, dispensando consigli e nozioni prettamente tattiche ai propri giocatori; pochi accorgimenti, ma evidentemente buoni. Il tecnico di Grugliasco ha ben messo in campo il “materiale umano” a sua disposizione, ed è, inoltre, riuscito a trovare una soluzione importante per lo sviluppo del gioco, scalando di una ventina di metri Donati, schierato al centro della difesa, dando così al centrocampista friulano maggiore libertà nella fase d’impostazione e ripartenza dell’azione, e sgravando, allo stesso tempo, gli altri due centrali, Munoz e Von Bergen, da tale arduo compito. Una mossa vincente, che ha dato un buon equilibrio alla squadra: quando il play rosanero avanzava, i due esterni di centrocampo, Garcia e Morganella, erano già pronti a scalare per assicurare la necessaria copertura sulle fasce, mentre i due interni di centrocampo, Barreto e Rios, attivavano il “filtro” nella zona centrale del campo; tanta corsa e sacrificio anche da parte degli esterni d’attacco, Ilicic e Giorgi, che, oltre al compito d’innescare la prima punta Hernandez, erano chiamati per primi a pressare la retroguardia orobica, bloccando le eventuali ripartenze. Deficitario, invece, l’apporto in fase offensiva da parte dell’attaccante uruguagio, buona, nel complesso, la prova dei centrali difensivi, colpevoli però, insieme agli altri compagni, di essersi fatti sorprendere in occasione del calcio d’angolo che ha portato al goal-vittoria della squadra di Colantuono. Insomma, è mancato soprattutto il goal alla truppa del Gasp, ma l’imprecisione davanti alla porta avversaria, un Abel Hernandez che è ormai l’ombra di se stesso, e l’unica vera disattenzione difensiva della partita, hanno fatto sì che il Palermo tornasse da Bergamo con zero punti in saccoccia. Sicuramente c’è da migliorare, ma siamo solo all’inizio del campionato: i presupposti sono buoni, si spera solo che la clausola anti-esonero voluta dal Mister possa inibire gli instinti da “mangia-allenatori” del Presidente Zamparini, e che il neo tecnico rosanero possa avere il tempo necessario per lavorare con il gruppo. Che la “Cura Gasperini” abbia inizio!
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