Da qualche anno a qualche parte: precisamente dopo che Pep Guardiola nell'estate del 2008 convinse la dirigenza del Barcellona ad intestargli la panchina dei Culè: lui proveniente dalla squadra B e nella stagione successiva vincere il Triplete, il calcio mondiale è attraversato dal 'giovanilismo' della panchina. Da allora nell'intero globo terracqueo si è assistito alla promozione diretta dalla panchina della primavera o della seconda squadra della società a quella della prima talentuosi giovanotti o si sono affidate squadre importanti a tecnici emergenti, magari non necessariamente provenienti dai settori giovanili caratterizzati da un unico dato: la giovane età. Per quel che riguarda le italiche esperienze ci vengono in mente: - Luis Enrique, l'allenatore allora emergente d'Europa capace di portare Barca B non solo Secunda Division ma addirittura a qualificarsi per i play off per la promozione nella Liga (cosa per altro non attuabile per regolamento) nel 2010-11, viene ingaggiato per la panchina della Roma la stagione successiva; - Andrea Stramaccioni che il giorno dopo la vittoria della NextGen Series con la Primavera dell'Inter nel 2011-12 viene promosso sulla panchina della prima squadra; - Pippo Inzaghi che dopo 2 sole stagioni di 'gavetta' da tecnico nelle giovanili rossoneri venne promosso sulla panchina della Serie A della stagione 2014-15 (anche lui reduce da una prestigiosa vittoria nel Viareggio della stagione precedente); - Christian Brocchi che già in predicato di guidare il Milan nella stagione successiva a quella di Superpippo ottenne la panchina della prima squadra solo alla fine della scorsa stagione dopo quasi 3 anni di gavetta nella giovanili rossonere e con l'opportunità di giocarsi l'aggiudicazione di un titolo nella finale della Coppa Italia-TIM Cup dello scorso 21 maggio! Tra questo elenco manca un nome: quello di Simone Inzaghi. Inzaghino quello che dopo Strama vantava la più lunga gavetta nelle giovanili ed un discreto palmarès: 2 coppe Italia ed 1 Supercoppa primavera, promosso in Serie A nelle ultime 7 partite dello scorso Campionato pareva non aver lasciato traccia; un esperienza senza infamia e senza lode direbbero gli appassionati delle citazioni proverbiali... Inzaghino dicevamo: il più improbabile, quello apparentemente meno affidabile, quello che più di altri pagava la cattiva ed a volte ridicola immagine che si era dato da calciatore per taluni atteggiamenti francamente risibili e discutibili pareva aver raggiunto il suo zenit in quello scampolo di fine campionato in cui sostituì Pioli ed essere dimenticato dal grande calcio: il suo destino era di incominciare la vera gavetta da allenatore dei grandi nella Salernitana di Lotito in Serie B. Poi il mancato arrivo di Bielsa sulla panchina laziale lo fece tornare in pista sebbene vissuto da tutti come un evidente ripiego. Ma l'ex marito di Alessia Marcuzzi, non si lascia condizionare dalla piazza o da chichessia e con tenacia, maturità, passione ed una evidente propensione al ruolo porta la Lazio in un ottima posizione in classifica ed attualmente in piena lotta per un posto in Champions League. Che dire: per noi che abbiamo conosciuto il Simone Inzaghi calciatore, che a detta del fratello Filippo aveva addirittura più qualità di lui ma evidente meno fame, Simone è più che una piacevole sorpresa: maturo, pacato, perfettamente calato nel ruolo; ha proprio tutte le qualità adatte dell'allenatore ed anzi dopo quel pizzico di fortuna che la scorsa estate gli permise di ritornare sulla panchina biancoceleste potremmo dire che possiede anche le famose 'stigmate del predestinato' ('predestinato' al ruolo). A questo punto come possiamo concludere? Che questo vento di giovanilismo che sta imperversando da quasi un decennio il mondo della panchine del calcio e che spinge presidenti e direttori tecnici a scommettere spessissimo sulla novità, l'entusiamo, la freschezza di tecnici giovani o con poca esperienza ma che abbiano dimostrato un barlume di genialità o capacità, per quel che riguarda l'esperienza prettamente italiana Simone Inzaghi è uno dei pochi ad aver vinto la scommessa. E, va detto, che con lui ha vinto (ancora una volta) Claudio Lotito che alla fine non si capisce bene se per fortuna, tirchieria, fare di necessità virtù o forse anche per un briciolo di lungimiranza, si aggiudica quasi tutte le battaglie