Da ieri sera se ne sono lette di tutti i colori. Contro il Napoli, reo di essere stato protagonista della peggior performance in questo Campionato (ma quando mai?!). E contro la Juventus, rea di aver "tirato i remi in barca" dal 13esimo minuto, dopo il goal dell'ex Higuain, puntando solo a creare una muraglia invalicabile, capace di contrastare gli attacchi azzurri (analisi vera solo in parte). Ma procediamo per gradi.

Napoli: rosa corta
Qui mi si potrebbe "accusare" di essere tifosa partenopea, visto che sto per rispolverare uno dei mantra più cari a Mister Sarri. Bene, come potrete capire dal mio avatar, non lo sono. Tifo Inter. Ieri sera speravo in un pareggio ma, se proprio avessi dovuto puntare su una vittoria, avrei preferito quella dei bianconeri (per l'occasione, gialli). E così è stato. Per spezzare una lancia a favore del Napoli, bisogna ammettere che la squadra ha una rosa corta, falcidiata dagli infortuni. E qui, uno ci interessa in particolare: quello di Milik, che avrebbe potuto dare qualità alla squadra, soprattutto vista la gara mediocre di Callejon e l'affaticamento di Lorenzo Insigne, costretto a lasciare il campo a un quarto d'ora dalla fine, venendo sostituito da Ounas. Buon giocatore, ma soprattutto in prospettiva futura. Sicuramente la presenza dell'attaccante polacco sarebbe servita di più. Dicevamo, rosa corta: ma qui la colpa (eventuale) è della dirigenza del Napoli, incapace di fare mercato, nonostante gli impegni europei.

La buona partita dell'attacco azzurro
Rimangono i bei tentativi di Lorenzo Insigne, più volte arrivato sottoporta, sempre tuttavia in situazioni piuttosto complesse, che gli hanno impedito il goal. Buona anche la prestazione di "Ciro" Mertens, che magari non ci avrà mostrato le "magie" a cui ci aveva abituato fino ad oggi, ma autore di una gara da applaudire. Tra i promossi, finalmente, anche Hamsik. Autore di una buona partita, a servizio dei compagni. I livelli delle passate stagioni rimangono lontani ma, visto l'inizio di Campionato claudicante, quello di ieri può essere interpretato come un segnale positivo.

Juve compatta
Insomma, con l'eccezione di Callejon (pur autore di un tiro finito a pochi metri dalla porta), il reparto offensivo del Napoli ha dimostrato potenza e continuità e, se non è riuscito a centrare la porta in 90 minuti, è probabilmente più per merito della Juve che per suo demerito. Perché un reparto difensivo forte e compatto riesce a mettere in difficoltà l'attacco di una squadra, rendendolo indebolito agli occhi di chi guarda. Mentre gli azzurri hanno giocato quasi 70 minuti nella metà campo avversaria (rischiando più volte con i contropiedi di Dybala e Higuain), venendo continuamente respinti dal catenaccio bianconero.

Catenaccio sì, catenaccio no?
Il San Paolo è (era, fino a ieri sera?) probabilmente il campo più difficile da espugnare in Italia. La Juventus ha fatto la sua partita, trovando immediatamente il goal con l'ex Higuain, col dente avvelenato, visti anche i continui fischi durante l'allenamento. E poi? E poi ha pensato unicamente a difendere il risultato, giocando davanti alla porta e permettendo al miglior attacco della serie A di fare pochissimi tiri che impensierissero Gigi Buffon. Sbagliato? Qualsiasi altra mossa sarebbe stata suicida. Dopo essere passati in vantaggio contro la squadra favorita alla vittoria del Campionato (e per di più fuori casa), il catenaccio era l'unica soluzione possibile. Continuare a giocare la partita a viso aperto avrebbe sicuramente portato ulteriore gloria ai bianconeri, ma solo in caso di vittoria. Sarebbe stata invece inutile gloria (e punti preziosi al Napoli) in caso di sconfitta o pareggio. Tra le due, i bianconeri hanno preferito meno gloria e più punti. Cinici, come sempre. E hanno portato a casa la partita. A fine Campionato nessuno si ricorderà più del catenaccio bianconero al San Paolo. Tutti guarderanno solo la classifica, e a quel punto quel catenaccio potrebbe rivelarsi miracoloso.