Sono per strada, in una Milano piovosa e grigia. Saranno le quattro del mattino e intorno a me non c'è anima viva. La città è come un quadro di De Chirico, e mi pare di non averla mai conosciuta.
L'atmosfera è tetra, carica di tensione, alienante, degna di un sottofondo musicale tipo "Echoes" dei Floyd. Ho in mano una piantina della città, e devo raggiungere al più presto un indirizzo, segnato a penna biro sulla mappa.
Non ho il cellulare, ma forse non esiste ancora... Cerco disperatamente di leggere il nome annotato sulla cartina, ma la pioggia ha bagnato la mia mappa e l'inchiostro ha stinto, diventando una macchia bluastra.
Il freddo mi penetra nelle ossa, ma è la forte sensazione di inspiegabile ansia che mi agita. È come se dovessi raggiungere qualcosa, ma non so bene cosa, e dovessi farlo in fretta, anche se non so il perché.
Riprovo a leggere nuovamente l'indirizzo stinto, aiutandomi con la luce di un lampione ancora acceso.......strizzo gli occhi, pieni di pioggia....."Poli"......no, forse è "Pioli".....si, è decisamente "Pioli"....
Tento di asciugarmi gli occhi passandomi l'avambraccio sul viso, ma la manica del mio pastrano è fredda e fradicia di pioggia....."Pioli".......ma è la parola che precede che mi manca......"Via"? O forse.....aspetta...forse è "Piazza"....
Il cuore batte all'impazzata, l'ansia sale, il rumore della pioggia battente diventa assordante....."via" o "piazza"? "Via" o "piazza"??????? "VIA" O ""PIAZZAAAA"????????


Il trillo acuto della sveglia mi fa sobbalzare e mi ritrovo seduto nel letto. Mi tocco il pigiama ed è asciutto, per fortuna. Lentamente riprendo coscienza di dove mi trovo, il respiro si calma ed il cuore pian piano torna al suo tran tran quotidiano.
Mi lascio cadere all'indietro, con la testa sul cuscino.
Troppi articoli di giornale, troppi talk sportivi, troppe chiacchiere. Devo smetterla.
Mi alzo dal letto, preparo una moka di caffè e la metto sul fuoco (anzi, sul piano di cottura ad induzione, bello e dal rendimento superiore, ma che mi ha tolto la poesia della fiamma azzurrognola che scalda la caffettiera bruciacchiata dal tempo).
Il profumo di caffè che si diffonde nell'aria mi fa tornare vigile. Ripenso all'incubo notturno e, con la mente ormai sgombra, riesco ad analizzarlo ed a comprenderne il profondo significato.

Via Pioli, piazza Pioli. 
La domanda è figlia del battage mediatico. Via Pioli? Il mister ha chiuso un ciclo, per lo più non all'altezza dei desiderata della proprietà e dei tifosi? Oppure Piazza Pioli, ovvero dovremmo intitolare al tecnico con la barba ed il dolcevita una parte della toponomastica meneghina, una piazza, o addirittura un piazzale?

La caffettiera gorgoglia allegramente, spengo il gas (aridaje! Sfioro un gelido pulsante serigrafato sul piano di vetro) e mi verso il caffè (puntina di zucchero) e mescolo guardando l'orologio.
Penso al Milan ante Pioli, alle faticose gesta dei Gattuso e dei Montella di turno, ad una rosa dal gambo cortissimo ed alla fatica di quel Milan, che non riusciva a ritrovare una dimensione da Milan, galleggiando tra le posizioni che oggi sono affollate da Fiorentine, Atalante, Rome, Lazio (il plurale non c'è) e inaspettatamente da Bologna (idem), per poi rimanere regolarmente tagliato fuori dalle posizioni che contano. Poi arriva Stefano. Parve ai più una scelta di basso profilo, un usato sicuro (usato si, ma sicuro nemmeno tanto) per proseguire sulla rotta sin qui tenuta, a buon prezzo e senza eccessive pretese.
Tra i tifosi tanti mugugni e poche speranze.
Il tecnico si ritrova con una rosa depurata degli ultimi avanzi della sciagurata gestione precedente, e parte col botto: 0 a 5 con la Dea. Una mazzata tremenda.

Da qui in avanti la cronaca la conosciamo tutti. Si torna in Europa, seppure da comprimari, poi si passa per uno scudetto inatteso quanto bello, si arriva fino al penultimo atto di Champions, e in campionato, pur mancando un nuovo acuto, ci si attesta stabilmente in zona Champions, seppur l'anno scorso grazie a irregolarità economico finanziarie altrui.
In tutto questo percorso, provo a mettere su carta le mie valutazioni, con una sorta di "buoni e cattivi" alla lavagna, di scolastica memoria.
A sinistra le considerazioni buone, pro Pioli, a destra le cattive, contro il tecnico parmigiano (stagionato oltre i 36 mesi canonici).
E dunque, a sinistra scrivo "vince uno scudetto con una rosa non all'altezza di almeno un paio di avversarie, con in campo un quarantenne fuoriclasse di grande personalità ma dalle prestazioni ridotte, con un centravanti generoso ed esperto, ma quasi coevo di Zlatan, con titolari del calibro di Krunic e Messias, superando una pletora di errori arbitrali pro-Inter e con un insperato filotto finale di vittorie".
A destra potrei scrivere che "vince uno scudetto raccogliendolo dal cestino della spazzatura, dove Inzaghi lo ha buttato con una gestione scellerata di una rosa fortissima, vince un derby determinante dove si gira Giroud ma l'Inter domina, gioca con un solo modulo e quando cambia qualcosa la squadra sbanda paurosamente, e infine con un sentito ringraziamento a Radu che trasforma il famoso asterisco in una sconfitta al limite del ridicolo, per non parlare della messe di rigori a favore".

Sorseggio il mio caffè, ormai freddatosi.
Sulla Champions dello scorso anno a sinistra scriviamo "arriva in semifinale, eliminando tra le altre il Napoli capolistissimo in Italia e viene sconfitto da una squadra che farà venire il mal di testa a Pep, con quest'ultimo che vince finalmente la Champions col suo City, ma soffrendo tremendamente contro una sfortunata Inter". A destra invece "arriva in semifinale trovando un tabellone a dir poco favorevole, difendendo per centottanta minuti un golletto col Napoli e venendo schiantato alla prima partita difficile".

Il campionato scorso vede a sinistra l'appunto "si qualifica per la Champions", mentre a destra "arriva quinto sul campo"
Sulla Champions di quest'anno a sinistra ci vanno le parole "girone infernale", "testa alta" e "sfortunato pareggio casalingo".
A destra "non segna mai nelle partite abbordabili ed esce ai gironi".
E siamo ai giorni nostri.
A sinistra scriverei "naviga in piena zona Champions, ad un punto dalla seconda e con un'Inter che le sta vincendo tutte, gioca un calcio rischioso, facendo di necessità virtù, in quanto non ha in squadra un incontrista a metacampo (tutte mezze ali), perde bennacer per mesi, deve inventarsi Adli centromediano e gli tocca schierare per mesi un immobile Kijaer titolare, affiancandogli di volta in volta Theo, oppure il ripescato Gabbia, che di fianco al buon danese pare diventato Beckenbauer, con Kalulu, Tomori e Thiaw, ovvero i tre centrali titolari, ai box, ".

A destra "la falcidie di infortuni è da ascrivere al team di Pioli, che inoltre gioca un calcio scellerato che pare il figlioccio di Zeman, ed ha la peggior difesa tra le squadre della parte sinistra della classifica. Spreca un Theo Frecciarossa della sinistra mettendolo centrale, e non si fida di Simic, mentre butta spesso nella mischia Jimenez, intraprendente terzino di fascia ma assolutamente improvvido dal punto di vista difensivo. La mancanza di boscaioli a metacampo e' anche sua responsabilità....non ha forse fatto anche lui, con i dirigenti, il mercato estivo?".

Ecco qui. 
Riempio un'altra tazzina di caffè.
Il foglio ora è zeppo di appunti. Lo guardo, rileggo tutto, mi fermo a pensare.
Poi lo appallottolo e lo lancio nel cestino (sbagliando mira e beccando il gatto sulla capoccia, che però non se ne ha a male e inizia a giocare divertito con la pallina di carta). Mi rendo conto che quella pallina, in fondo, contiene gli atti del mio personalissimo processo a Stefano Pioli: le arringhe dell'accusa e quelle della difesa. 

Certo, direte voi, nel fascicolo manca il verdetto. E sarebbe pilatesco non arrivare ad una sentenza.
Non ho le competenze tecniche per dare giudizi assoluti, ed esprimo una "sentenza" personalissima.
Eccola: assoluzione con formula dubitativa.
Stefano, a mio parere, non ha mai avuto una squadra di pari valore tecnico e numerico rispetto alle principali concorrenti. Inoltre ha avuto il merito di riportare entusiasmo tra i tifosi, anche tra quelli che ora lo vorrebbero fuori.
Ha avuto rose o troppo corte numericamente, oppure con vere voragini in alcuni settori (vedasi il reparto geriatrico d'attacco). Osimhen, Lautaro, Lukaku, Dzeko, Thuram, Kvara, Chiesa, Vlahovic sono giocatori di valore elevatissimo, con un paio di fuoriclasse assoluti. Al Milan, tolto Leao, in attacco si sono avvicendati nonno Ibra, zio Olivier, Okafor, Rebic, Saelemakers, Messias (sic). Mica Haaland....
A centrocampo l'unico fabbro attualmente in rosa, non un fulmine di guerra sia chiaro, è anche lui infortunato.
Da outsider assoluto ha vinto uno scudetto, con Ibra highlander titolare (quando c'era), ha raggiunto una semifinale di Champions con Messias e compagnia bella.
Si è allineato ai diktat della proprietà ed ha cercato di fare del suo meglio per conciliare politiche di bilancio e necessità sportive. 
I dubbi grossi che mi restano sono legati allo staff dei preparatori (il tasso di infortuni muscolari è abnorme) e ad alcune singole scelte tattiche (tipo fare giocare dal primo minuto un Thiaw fuori da mesi e già lento di suo, oppure fare sostituzioni fuori ruolo im momenti delicati). Ma sulle scelte ricordo che Inzaghi si è giocato due scudetti con in mano la rosa più forte, ed è ancora saldamente in sella alla sua Inter, mai come quest'anno imbattibile.

A margine di questo sproloquio, mentre pulisco il gas (pardon, lucido la fredda vetroceramica con prodotto spray apposito), e quasi incespico nel gatto che gioca con gli atti processuali, ripenso alle parole di Cardinale sulla insoddisfazione (legittima, in quanto padrone figurativo della baracca) per i risultati sportivi del Milan, immagino come sia duro per Pioli digerire il boccone e la sua risposta signorile mi rende umanamente ancora più facile difendere la sentenza suddetta.
Nel frattempo mi accorgo che ho svuotato la moka, e sarà per colpa della caffeina che finisco col soffermarmi su un passaggio del discorso di Geremia:
"Io e Zlatan.....".
Ho letto bene?
Io e Zlatan.....
Un proprietario miliardario ha bisogno di legittimarsi con un "io e Zlatan"?
Parole che stanno un po' a metà tra un film d'azione di quelli di serie B "da Italia Unoooo", con Zlatan nelle vesti (e nel parrucchino nero) di Steven Seagal, ed il "chiamo mio cuggino che fa karate e ti mena di brutto" che si usava all'asilo Mariuccia quando si litigava con qualche compagnetto....

Sarà mica il caso di cercare sulla piantina fradicia se esistono Via Geremia Cardinale o Piazza Cardinale?
Prendo subito la penna ed un altro foglio di carta e rimetto un'altra caffettiera sul fuoco (vabbè, dai, facciamo finta che ci sia il fuoco), e sono pronto ad aprire un nuovo fascicolo-pallina di carta processuale, che il gatto ha ormai fatto a brandelli il precedente...