L'altra sera abbiamo invitato a casa nostra un caro amico di fede rossonera, Paolo con la sua consorte. Mia moglie Angela ha sfornato una variegata qualità di pizze accompagnate da filanti supplì e spumose birre fresche.
La serata è proseguita in salotto dove le consorti disquisivano sui luoghi preferiti per le prossime vacanze, mentre il sottoscritto e l'amico Paolo si erano accomodati in un'altra stanza per visionare, dalla videoteca personale, una partita del loro Milan risalente a tre stagioni fa, quando alla guida dei Rossoneri c'era un certo Rino Gattuso che per atteggiamento, carattere e forza espressa durante il suo mandato è risultato uno dei migliori nel decennale grigiore espresso dalla squadra prima che arrivasse il parmense e finalmente vincente Stefano Pioli. E di fronte ad un tavolino con pizza bianca e Nutella, altre due birre ma stavolta scure, una Tv 55" ultimissima generazione ci rigustammo la visione della bella partita tra Fiorentina e Milan.
Dopo un decina di minuti io e Paolo ci siamo trovati l'un l'altro abbracciati, brezzi di gioia, dandoci sonore pacche sulla schiena che non finivano mai, tanto eravamo immedesimati in quella gara come se fosse in live. Aveva segnato il Milan con un passaggio millimetrico di Suso sulla testa di Chalhanoglu, che con una fulminea incornata deviava il pallone, come una biglia sapientemente colpita  dalla stecca, sul palo destro dell'incolpevole portiere viola LaFont.
In effetti per la prima volta nel corso di quel campionato, il nostro Milan ci era finalmente piaciuto. Gioco ben manovrato, ragionamenti concreti a centro campo, movimenti validi con e senza palla, contrasti agli avversari ben riusciti, finalmente azzeramento dei passaggi all'indietro, e quando la nostra malconcia difesa andava in tilt ci metteva una pezza il poi tanto discusso Gigio Donnarumma.
Sì, una bella partita in sintonia con le buone pizze preparate da Angela, direi un'ottima serata illuminante la mediocrità del calcio giocato espresso dai Rossoneri fino a quel momento del campionato. Dunque un graditissimo revival match! 
E dopo aver ascoltato le rituali interviste a fine partita farei un elogio, oltre che ai nostri giocatori (anche se Piatek il Pistolero e Patrik Cutrone siano risultati un po' appannati) soprattutto al nostro allenatore Rino Gattuso, che ha azzeccato con tecnica e cinismo la lettura delle ultime due partite disputate, portando al Milan 6 punti preziosi per la lotta alla conquista del quarto posto che ci darebbe l'agognato accesso alla Champions League (Atalanta docet!).
Ma al nostro condottiero, comunque vada a finire il campionato, va riconosciuto il merito di aver trasmesso, almeno in parte, la sua grinta, la sua determinazione e da buon calabrese i suoi metodi battaglieri sovrastati da un imperante motto: "ragazzi non mollate mai!"
Mi ricorda un po', in questo suo atteggiamento, il mio vecchio allenatore di calcio, ne rammento ancora il suo nome, Spedicato, calabrese anche lui, (io giocavo nella squadra rionale degli allievi negli anni '60).
Erano altri tempi, pensate che "Marsiglia", questo era il suo soprannome, a fine gara si toglieva la tuta (a furia di sbracciarsi era madido di sudore) e faceva la doccia assieme a tutti i giocatori, vincenti o perdenti che fossero, passando loro l'unica saponetta a disposizione per lavarsi e così quel rituale veniva virgolettato dalle sue parole di elogio o da improperi di disappunto a seconda del risultato o del gioco espresso dai singoli durante la gara. 
Un sistema forse un po' arcaico ma pur sempre valido: quella saponetta si poteva trasformare in una carezza oppure in una raspa. Addirittura al giocatore reo di una prestazione indecorosa, gli comminava una punizione consistente nell'ingrassare con la sugna di maiale, prima del successivo incontro, il pallone, a quei tempi in cuoio, che sarebbe stato usato; operazione questa piuttosto indigesta ma che comunque avrebbe valso come severo monito da un lato quanto salutare stimolo dall'altro, e questo gesto contribuiva ad amalgamare in un coacervo combattivo l'intera squadra e a catalizzarne le prestazioni soprattutto nei momenti di difficoltà.
Trovo in quel mio allenatore detto "Marsiglia" una forte analogia con Eugenio Bersellini, emiliano classe 1936 fu nella sua carriera prima calciatore nel ruolo di centrocampista, poi allenatore di calcio ed infine dirigente sportivo. Fu soprannominato Il "sergente di ferro" per i suoi duri metodi d'allenamento.
Ottenne i maggiori successi della sua carriera alla guida dell'Inter, con la quale vinse un campionato italiano (1979-80) e due Coppe Italia (1977-78 e 1981-82). Ed inoltre nel suo palmares si conta anche un'altra Coppa Italia sulla panchina della Sampdoria (1985). Morirà a Prato all'età di 81 anni. La fama di "sergente di ferro" nacque ai tempi della sua prima esperienza blucerchiata a metà anni Settanta. Non perché fosse particolarmente duro con i giocatori, ma perché nei primi giorni di ritiro precampionato puntava molto sulla preparazione atletica ed evitava le famose 'partitelle' che ancora negli anni Settanta erano per molti allenatori, anche celebrati, l'unica forma di allenamento. Chi cercava di migliorare sul serio la condizione atletica dei giocatori, come qualche anno prima Heriberto Herrera alla Juventus o Gigi Radice al Torino, si guadagnava facilmente la fama di "sergente di ferro".
Detto questo, Bersellini i giocatori li faceva allenare davvero molto duramente e lo scarno pubblico vacanziero se ne rese subito conto quando al suo primo rititiro con l'Inter, nel 1977 a San Pellegrino Terme, invece di disputare la partitella sciogli muscoli dettava l'ennesima logorante seduta atletica, lasciando i fidi tifosi ricolmi di stupore.
Era un'Inter che in quella stagione il Presidente Fraizzoli aveva rivoluzionato: Bersellini al posto di Chiappella in panchina, Mazzola da bandiera in campo a consigliere delegato, un nuovo direttore sportivo (Giancarlo Beltrami al posto di Franco Manni), qualche acquisto mirato come Scanziani e soprattutto Spillo Altobelli.
In quella lunga estate a San Pellegrino si assistette ad allenamenti di stampo zemaniano: corsa nei boschi subito dopo la sveglia che suonava alle sette in punto, e si snodava come in una rigorosa campestre tra pozze fangose, balzi e salti, seguita da estenuanti esercizi con i pesi, ed infine l'ingresso in campo con l'introduzione dei coni per migliorare agilità e destrezza. Il tutto condito da una dieta ferrea, verso la quale il nostro "sergente di ferro" rivolgeva un'attenzione maniacale (detestava in particolare il riso).
Cose oggi banali, ma che quaranta anni fa non lo erano nemmeno per le squadre di élite.
Nessuno morì di fatica, come molti giornalisti avevano ipotizzato, nemmeno giocatori avanti con gli anni come Facchetti e Anastasi, però Bersellini diventò per tutta Italia il "sergente di ferro" e il soprannome gli sarebbe rimasto appiccicato per sempre. Il suo lavoro diede comunque frutti ed è per questo che sarebbe stato spesso cercato da squadre all'inizio di un ciclo. Non casualmente il primo trofeo della Sampdoria di Mantovani arrivò con lui in panchina. Dunque un uomo di campo, nel senso migliore dell'espressione, con la stessa dedizione al lavoro sia quando dava indicazioni a Roberto Mancini sia quando le dava a El Saadi Gheddafi (forse il primo "raccomandato" politico della storia del calcio).

Beh, dopo questo pesante ricordo, un ben più frivolo pensiero, a mo' di flashback, mi è transitato nella mente... mi è parso di aver intravisto, nei meandri delle docce del Franchi, il nostro Gattuso avvolto da una nebbia di vapori ed acri fumi di sudore gironzolare con una saponetta in mano, protesa come un testimone nei 400 staffetta, a passarla a tutti gli eroi dell'ultima partita con l'augurio di percepire nettamente il profumo, nelle prossime due gare, non dello stucchevole sapone di Marsiglia, bensì quello ben più fine, penetrante e paradisiaco della Champions League!
E allora forza!! ...prova questo bagno corroborante ed aleatico!!...ne trarrai beneficio!!...caro vecchio, tribolato, ma pur sempre nostro e amato Milan!!

P.S. Il Milan di Gattuso nel campionato 2018/19 raggiunse il quinto posto con 68 punti ad un solo punto dalla Champions League, ma venne estromesso dalla partecipazione alla Coppa UEFA per il mancato rispetto delle norme del Fair play finanziario!....capitarono tutte e soltanto a noi!
Comunque sia andata... grazie!
Grande ed unico Ringhio Gattuso!
Massimo 48